Tutto
quanto avveniva sui tavoli europei, a livello tecnico e politico, era
pienamente conosciuto dai membri del primo Governo da me guidato, i
quali prendevano parte ai vari Consigli dei Ministri, contribuendo a
definire la corale posizione dell’Esecutivo italiano sul tema”.
E’ questa la sintesi di quanto ha dettp il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nell’informativa alla Camera sul Mes. “Mi sono sorpreso, se posso dirlo, non della condotta del senatore Salvini, la cui ‘disinvoltura’ a restituire la verità e la cui ‘resistenza’ a studiare i dossier mi sono ben note, quanto del comportamento della deputata Meloni’ nel ‘diffondere notizie allarmistiche, palesemente false’ sul Mes“.
Con una buona dose di “perfidia politica”, Conte ha poi citato la seduta del 27 febbraio 2019 nella quale “il Consiglio dei Ministri aveva preso atto, all’unanimità, dei passaggi da fare in vista dell’approvazione del Mes e nessuno dei ministri presenti, compresi quelli della Lega (e del M5S, ndr), aveva mosso obiezioni sul punto e, in particolare, sulla relazione da presentare alle Camere. Entrambe le relazioni sono state presentate alle Camere e approvate definitivamente dal Parlamento dopo una ampia discussione sviluppatasi nel corso di diverse sedute delle Commissioni”.
Il vertice di Palazzo Chigi convocato da Conte alla vigilia dell’informativa in Parlamento non ha ancora chiuso la partita del Mes nella maggioranza di governo. Le posizioni di M5S e Pd “sono diverse”, ammette lo stesso Luigi Di Maio. E Conte pare orientato ad affidare la decisione definitiva alla riforma del Mes al Parlamento. La data indicata è il prossimo 11 dicembre quando, dopo le comunicazioni del premier in vista del Consiglio Ue, la maggioranza sarà chiamata a votare una risoluzione comune. Saranno otto giorni al cardiopalma sui quali aleggeranno – anche con uno sguardo al passato e uno al futuro – almeno due domande:
E’ questa la sintesi di quanto ha dettp il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nell’informativa alla Camera sul Mes. “Mi sono sorpreso, se posso dirlo, non della condotta del senatore Salvini, la cui ‘disinvoltura’ a restituire la verità e la cui ‘resistenza’ a studiare i dossier mi sono ben note, quanto del comportamento della deputata Meloni’ nel ‘diffondere notizie allarmistiche, palesemente false’ sul Mes“.
Con una buona dose di “perfidia politica”, Conte ha poi citato la seduta del 27 febbraio 2019 nella quale “il Consiglio dei Ministri aveva preso atto, all’unanimità, dei passaggi da fare in vista dell’approvazione del Mes e nessuno dei ministri presenti, compresi quelli della Lega (e del M5S, ndr), aveva mosso obiezioni sul punto e, in particolare, sulla relazione da presentare alle Camere. Entrambe le relazioni sono state presentate alle Camere e approvate definitivamente dal Parlamento dopo una ampia discussione sviluppatasi nel corso di diverse sedute delle Commissioni”.
Il vertice di Palazzo Chigi convocato da Conte alla vigilia dell’informativa in Parlamento non ha ancora chiuso la partita del Mes nella maggioranza di governo. Le posizioni di M5S e Pd “sono diverse”, ammette lo stesso Luigi Di Maio. E Conte pare orientato ad affidare la decisione definitiva alla riforma del Mes al Parlamento. La data indicata è il prossimo 11 dicembre quando, dopo le comunicazioni del premier in vista del Consiglio Ue, la maggioranza sarà chiamata a votare una risoluzione comune. Saranno otto giorni al cardiopalma sui quali aleggeranno – anche con uno sguardo al passato e uno al futuro – almeno due domande:
- Ma ministri e parlamentari leggono e capiscono quelle che firmano in sede europea ed internazionale?
- Trattati devastanti come quello di Dublino nel 2013 o il Fiscal Compact nel 2012 chi li ha letti e poi firmati? O ancora più indietro quello di Maastricht nel 1992? Ed ora il Mes? Tutti, tutti quelli che magari qualche anno dopo fanno i finti tonti
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