Salvini
e i fascioleghisti sono dei mentitori. Semplicemente gente che spara
notizie e giudizi falsi, perfettamente consapevole di star diffondendo
menzogne.
Se
fossimo dei normali sentimentali, ci metteremmo ad elencare quanto
hanno vomitato – solo per fare un esempio molto noto – contro Carola
Rackete, la comandante della Sea Wath che (vi ricordate? quanto tempo è
passato…) che ha portato comunque a terra 54 naufraghi nonostante i
divieti disposti dal Secondo Matteo (imitazione padana e più sguaiata
del primo, Renzi).
Ricordiamo:
– “ha cercato di affondare una motovedetta della Guardia di Finanza con
degli agenti a bordo. Dicono salviamo vite e hanno rischiato di
uccidere esseri umani che stavano facendo il loro lavoro. I video sono
evidenti, questi sono delinquenti, una nave di centinaia di tonnellate
di stazza ha speronato, schiacciato contro la banchina e danneggiato una
motovedetta in vetroresina con dei militari della Guardia di Finanza a
bordo che sono stati costretti in parte a scendere in parte a scappare
per salvarsi la vita“;
– “un
atto di violenza, un atto criminale, un atto di guerra come quello che è
documentato dalle televisioni di tutto il mondo penso e spero che non
possa rimanere impunito”;
– “se
uno sperona e schiaccia contro una banchina di un porto una motovedetta
della Guardia di Finanza è un criminale. E’ come se qualcuno stasera
guidando o un tir o un pullman avesse l’alt di una pattuglia dei
Carabinieri e invece di fermarsi andasse a schiacciare contro il muro
dell’autostrada la pattuglia dei Carabinieri”.
La
litania delle falsità potrebbe continuare a lungo, ma queste poche
frasi bastano. La magistratura, infatti, dopo aver inizialmente
arrestato Carola sotto la pressione del ministro dell’interno e dei
media di regime, ha velocemente ricostruito la faccenda in termini
giudiziariamente più veritieri, liberandola.
Nessuno
dei fatti e dei “reati” ipotizzati da Salvini sono minimamente stati
presi in considerazione da un qualsiasi magistrato italiano. Nessuna imputazione per “tentato omicidio aggravato” dal fatto di avere come obbiettivo militari dello Stato italiano; nessun atto di violenza, ecc.
In
uno Stato di diritto, ciò significa che chi continua a straparlare in
quei termini o mente, oppure non è sano di mente. Visto il successo del
Secondo Matteo nei consensi, ci sentiamo di optare per la prima ipotesi.
Va
là, dirà qualcuno. E’ solo una questione di interpretazione, o magari
dei soliti “magistrati di sinistra” che vogliono andar contro “il
capitano”…
E allora facciamo parlare qualcosa di meno opinabile: i numeri.
Sapete tutti che uno dei cavalli di battaglia degli ultimi giorni è la cosiddetta flat tax, uno
“choc fiscale” che dovrebbe magicamente trasformare imprese fetecchiose
in scattanti levrieri del business, oltre a “riempire le tasche degli
italiani”.
Noi di Contropiano c’eravamo già fatti due conti,
scoprendo che della flat tax con aliquota unica al 15% avrebbero tratto
beneficio solo i redditi alti. Non perché siamo “troppo intelligenti”,
ma perché è fin troppo banale capire che è così.
Ora
però arriva anche il report del Centro Europa Ricerche, presentato ieri
nel “parlamentino” del Cnel. Una delle istituzioni economiche che
monitorano costantemente l’andamento economico del paese e l’impatto
delle diverse misure di politica economica.
E che Salvini sia un mentitore seriale diventa così matematicamente certo.
Spiega
infatti il Cer che beneficerebbero dalla flat tax “solo” i contribuenti
fra 26 e 55 mila euro, una platea di “circa 8,2 milioni”, un quinto del
totale. Sotto la soglia dei 26.000 euro (la stragrande maggioranza dei
cittadini italiani) non si avrebbe alcun vantaggio. Anzi, a guardar
bene, tra deduzioni e detrazioni (figli, università, mutui, spese
sanitarie, ecc), ci rimetterebbero. In qualche caso anche parecchio.
E’
così vero che in diversi talk show, messo alle strette, il
sottosegretario alle politiche sociali, Claudio Durigon (ex dirigente
dell’Ugl, il sindacato fascista che si chiamava Cisnal e ora risulta in
“quota Lega”), ha ammesso che si sta studiando la possibilità di lasciar
decidere ai singoli contribuenti se accettare il nuovo regime o
mantenere quello attuale. Sicuramente più vantaggioso.
Spietato come ogni insieme scientifico, il Cer spiega che “apparentemente,
il 15% evoca un’imposizione molto più bassa dell’attuale e quindi un
consistente recupero di reddito disponibile da parte dei contribuenti.
Non è però così, dal momento che l’attuale struttura dell’Irpef, basata
sul riconoscimento di deduzioni e detrazioni, fa sì che il livello delle
aliquote effettivo sia molto inferiore a quello delle aliquote legali.
Con specifico riferimento all’aliquota del 15%, tale livello di imposta è
di fatto già vigente per i contribuenti con redditi fino a 26 mila euro“.
“Evoca”, ossia fa credere ai non addetti ai lavori e ai calcoli aritmetici. “Di fatto è già così”, anzi pure meglio (a volte di poco, ma meglio).
E
allora chi ci guadagna? Solo per la prima fascia di aliquote proposta
dalla Lega ne avrebbero un vantaggio i redditi tra 26.00 e 55.000 euro.
E, com’è matematicamente logico, più ci si avvicina a quella soglia, più
si guadagnerebbe.
Per la precisione: “Risparmierebbe
quasi 7mila euro di imposta chi dichiara 55mila euro, mentre per chi ha
un reddito di 29mila euro lo sgravio si fermerebbe a 3,5mila euro“.
Ma non è neanche questo del tutto certo. Il diavolo si nasconde nei dettagli e dunque, notano i ricercatori del Cer, “per
quanto riguarda infine l’ipotesi di adottare l’intervento sui redditi
familiari e non individuali, non può non rivelarsi la confusione che ciò
ingenererebbe, sostanzialmente consegnandoci un sistema duale di cui
non paiono chiari i confini, tanto più che ogni contribuente resterebbe
libero di optare per il regime fiscale a lui più conveniente“.
Il risultato finale appare quasi scontato. Il Cer sottolinea che “è
da considerarsi elevato il rischio di un depotenziamento di fatto
dell’intervento, come d’altronde già sta succedendo con Quota 100, che
non viene ritenuta conveniente da un numero di persone superiore a
quanto atteso“.
Traduciamo, perché i ricercatori sono sempre troppo educati: “come
è avvenuto con quota 100, i beneficiari effettivi sarebbero molti di
meno di quanto sparato nelle interviste del ministro mentitore”.
Eppure, dice sempre il Cer, “meglio
forse sarebbe concentrare sforzi e risorse su un obiettivo di più
semplice realizzazione: abbassare, nei limiti del possibile, l’aliquota
legale sul terzo scaglione di imposta, appunto quello fra 28 e 55 mila
euro“.
Perché “è quello che subisce la maggiore penalizzazione in termini di salto di aliquota effettiva“, una “delle modalità con cui si manifesta l’eccesso di carico fiscale sui redditi medi e che certo è meritevole di correzione“.
Ma
perché fare una cosa semplice e logica – e persino giusta – quando
invece si può fare assolutamente niente presentandosi come il salvatore
della patria e l’uomo che taglia le tasse “agli italiani”? Il Secondo
Matteo non ha mai avuto dubbi, preferendo la seconda (come Quelo…).
Dimenticavamo la perla finale: “La perdita di gettito sarebbe di 16 miliardi”. Ma
a chi volete che interessi un dettaglio così insignificante? Basterà
tagliare la spesa pubblica sociale (scuole, sanità, welfare, ecc) e
costringere chi oggi paga già un ticket pesante a pagarne uno ancora più
mostruoso. Ma illuso dalla “comunicazione governativa” che, per
l’appunto, “vi abbiamo tagliato le tasse”…
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