giovedì 13 dicembre 2018

Le lezioni del movimento sociale in Francia

Di per sé, i movimenti sociali in Francia non sono rari. E il movimento dei “Gilet Gialli” non è il primo. Tuttavia, si distingue per numerose caratteristiche che lo mettono ben al di sopra dei precedenti. Le richieste politiche hanno sostituito quelle economiche. I manifestanti sono già riusciti a congelare i prezzi del carburante, ma in risposta alle concessioni del governo, affermavano che sia necessario licenziare governo e presidente, elevare il tenore di vita dei lavoratori e ripristinare le garanzie sociali che furono ritirate negli ultimi anni. Le persone chiedono giustizia sociale. La manifestazione superava la fase ristretta delle prime richieste acquisendo carattere di classe. Il movimento dei “gilet gialli” si univa a grandi strati di masse sfruttate. Studenti, medici, agricoltori e infine la stessa polizia esprimevano insoddisfazione. I musicisti di strada suonavano canti rivoluzionari, invitando i manifestanti a compiere azioni decisive. I tassisti guidavano i dimostranti verso i punti di raccolta. La dimostrazione generava simpatia e tacito sostegno dalle masse nel Paese. L’azione non è più una dimostrazione di forza e non è volta a richiamare l’attenzione su questioni di interesse pubblico. I “Gilet gialli” vogliono deliberatamente rovesciare presidente e governo. Allo stesso tempo, i nostri lavoratori russi non hanno nulla da imparare dai compagni francesi, eccetto la combattività. L’evento è dall’inizio destinato al fallimento.
Innanzitutto, i piani dei partecipanti erano già noti, il giorno delle manifestazioni era già deciso, permettendo alle autorità di prepararsi bene. In secondo luogo, i “gilet gialli” non sono pronti a raggiungere gli obiettivo. La presenza di mezzi speciali e blindati permetteva alla polizia di battere facilmente una folla disarmata. In terzo luogo, le masse non hanno dimostrato capacità di organizzarsi. Le azioni dei manifestanti non erano in alcun modo coordinate, caotiche che inevitabilmente portavano a pogrom. Non c’era nemmeno l’apparenza di soviet, formati spontaneamente in Russia in tali situazioni. Quarto, e soprattutto, non c’è alcun forza di guida, l’avanguardia della di massa dei manifestanti che potesse idealmente armare e dirigere la protesta nella giusta direzione. E questo rimprovero va rivolto ai comunisti francesi, confusi, spaventati dalla determinazione delle masse e incapaci di ottenere autorità tra i lavoratori.
Allo stesso tempo, i disordini popolari in Francia hanno dimostrato ancora una volta che le invenzioni della società classista sull’inevitabile obsolescenza delle idee marxiste non sono altro che fiabe borghesi, il metodo Coué. La dimostrazione di “gilet gialli”, che risvegliava ampi strati di lavoratori in Francia, potrebbe benissimo catalizzare l’intensificazione della lotta di classe in altri Paesi. Il vantaggio è che non ne mancano i prerequisiti.

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