L’UE vuole che riduciamo il debito pubblico, per ridurlo dobbiamo
aumentare il PIL e la domanda interna, per farlo abbiamo bisogno di
investimenti produttivi e di distribuire liquidità (e di ridurre le
tasse), ma in questo contesto di moneta debito, non possiamo che
aumentare il deficit (o fare moneta fiscale).
Ma l’UE NON vuole che aumentiamo il deficit, e se già sappiamo che è
campato in aria il valore del 3% per il rapporto deficit/PIL, ancora più
infondato lo è quello del 2% non previsto in alcun Trattato UE ! Ma
ciliegina, Moscovici ha detto che Macron potrà superare il 3% del
rapporto deficit/Pil perché la situazione francese non è paragonabile
all’Italia. E’ vero non lo è. Perché, come e più di altri paesi, la sua
élite gode di eccezioni pacchiane ed estravaganti, che solo una
propaganda capillare che dura da 70 anni è riuscita a relativizzare o a
far passare per innocue particolarità “culturali”, tipiche del suo
“rayonnement” e dei “generosi” “aiuti allo sviluppo”.
In uno degli ultimi articoli riferivo del franco africano CFA: stampato, coniato e creato dal Trésor francese per 3 zone valutarie africane costituite da 14 paesi africani più le Comore. In cambio della presunta garanzia di convertibilità di detta moneta da parte della Francia, il Trésor richiede in un conto segreto il 50% delle riserve valutarie di ognuno di quei paesi.
Questo significa che sotto banco, senza che nessun protocollo ai Trattati europei, né che alcuna clausola degli stessi ne preveda la possibilità, lo Stato francese ha continuato a batter moneta, Trésor e Banca centrale francese uniti contrariamente all’articolo 130 dei Trattati sul Funzionamento dell’UE,che prevede l’autonomia delle Banche centrali dell’eurozona da Stati e governi e contrariamente a quello che ci raccontano essere il divieto fondamentale dell’eurozona, quello di battere moneta da parte degli Stati, tranne che per il conio monetine!
Vero è che i Trattati NON parlano di monete diverse dall’euro, definendo come unica moneta a corso legale nell’eurozona le banconote e le monetine in euro, il che significa che:
E il punto è proprio che in quei territori d’oltremare, paesi come il Regno dei Paesi Bassi e la Francia, hanno mantenuto dei legami coloniali e imperialisti tali da passare attraverso le maglie dei Trattati permettendosi di battere moneta oltremare, ni vu ni connu, “incognito”. A ben guardarci non c’è neppure bisogno di alcun protocollo aggiuntivo ai Trattati perché questi sono stati formulati in modo tale che niente è detto della prerogativa di battere moneta NON in euro in territori FUORI dal perimetro dell’Unione europea. Che è chiaramente il caso per i CFA in Africa e la valuta delle Antille olandesi.
Che ne è invece del perimetro, labile, dell’Unione europea con paesi associati e regioni ultra periferiche, dove la Francia stampa ed emette franchi CFP in 3 di essi ed euro in 6 altri paesi ?
Per la moneta a corso legale NON in euro “fuori dall’eurozona” ma in paesi associati all’UE (lo statuto di queste isole è ibrido, sono esterne ma “associate” ad alcune politiche di sviluppo e cooperazione dell’UE), la Francia ha ottenuto un protocollo, in “autotutela”, con la scusa dei suoi “legami storici” con la Nuova Caledonia, la Polinesia francese e Wallis e Futuna. E’ il protocollo 18 dei Trattati sul Funzionamento dell’Unione europea.
In uno degli ultimi articoli riferivo del franco africano CFA: stampato, coniato e creato dal Trésor francese per 3 zone valutarie africane costituite da 14 paesi africani più le Comore. In cambio della presunta garanzia di convertibilità di detta moneta da parte della Francia, il Trésor richiede in un conto segreto il 50% delle riserve valutarie di ognuno di quei paesi.
Questo significa che sotto banco, senza che nessun protocollo ai Trattati europei, né che alcuna clausola degli stessi ne preveda la possibilità, lo Stato francese ha continuato a batter moneta, Trésor e Banca centrale francese uniti contrariamente all’articolo 130 dei Trattati sul Funzionamento dell’UE,che prevede l’autonomia delle Banche centrali dell’eurozona da Stati e governi e contrariamente a quello che ci raccontano essere il divieto fondamentale dell’eurozona, quello di battere moneta da parte degli Stati, tranne che per il conio monetine!
Vero è che i Trattati NON parlano di monete diverse dall’euro, definendo come unica moneta a corso legale nell’eurozona le banconote e le monetine in euro, il che significa che:
- niente è previsto per il caso in cui uno Stato membro dell’eurozona stampasse ed emettesse euro NON a corso legale nell’eurozona, e infatti la Germania ha coniato monetine sui generis (da 5 euro) non previste dalla BCE, ma non solo, la regola è stata scritta un po’ “lassa” in modo da consentire il flou artistique al sistema bancario che moltiplica gli strumenti di pagamento che fungono da moneta (visa, carte, bonifici e depositi scritturali, ma anche app, paypal ecc, o anche crypto e btc). Non per niente molti sovranisti insistono sulla possibilità di emettere moneta fiduciaria come le statonote (Nino Galloni), i CCF (Costa, Bossone, Cattaneo, Sylos Labini), senza parlare dei minibot di Borghi che hanno inizialmente provocato un pandemonio tra i cosiddetti “mercati”;
- che niente è previsto per il caso in cui uno Stato membro dell’eurozona battesse euro a corso legale fuori dall’eurozona, come si è visto con la “tolleranza” per il caso della Francia, che stampa ed emette franchi CFA per le sue colonie africane o come l’Olanda nelle Antille olandesi, dove la Banca centrale olandese controlla la Banca di Curaçao che stampa, sotto il suo controllo, una valuta agganciata al dollaro.
E il punto è proprio che in quei territori d’oltremare, paesi come il Regno dei Paesi Bassi e la Francia, hanno mantenuto dei legami coloniali e imperialisti tali da passare attraverso le maglie dei Trattati permettendosi di battere moneta oltremare, ni vu ni connu, “incognito”. A ben guardarci non c’è neppure bisogno di alcun protocollo aggiuntivo ai Trattati perché questi sono stati formulati in modo tale che niente è detto della prerogativa di battere moneta NON in euro in territori FUORI dal perimetro dell’Unione europea. Che è chiaramente il caso per i CFA in Africa e la valuta delle Antille olandesi.
Che ne è invece del perimetro, labile, dell’Unione europea con paesi associati e regioni ultra periferiche, dove la Francia stampa ed emette franchi CFP in 3 di essi ed euro in 6 altri paesi ?
Per la moneta a corso legale NON in euro “fuori dall’eurozona” ma in paesi associati all’UE (lo statuto di queste isole è ibrido, sono esterne ma “associate” ad alcune politiche di sviluppo e cooperazione dell’UE), la Francia ha ottenuto un protocollo, in “autotutela”, con la scusa dei suoi “legami storici” con la Nuova Caledonia, la Polinesia francese e Wallis e Futuna. E’ il protocollo 18 dei Trattati sul Funzionamento dell’Unione europea.
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