In Italia abbiamo bisogno di un governo
che combatta corruzione e ignoranza. Siamo d’accordo o no su questo?
Senza questa lotta restiamo in un tunnel dal quale non vediamo alcun
paesaggio, non riconosciamo i fatti e attorno a noi faccendieri e
malavitosi travestiti continuano a fare il loro comodo che non è il bene
del Paese.
E tutti noi, se silenti, finiamo non
solo per accettare, ma anche per acconsentire. Il caso dello stadio
della Roma e delle sue presunte corruzioni sono l’ennesimo simbolo di un
Paese che non riesce a immaginare una rigenerazione al di fuori del
“cerchio magico” cemento-grandi opere-corruzione.
Il caso vergognoso della nave Aquarius è
il simbolo di una Italia che sragiona e che preferisce alimentare la
paura razzista e ignorante piuttosto che darsi un grande progetto
culturale di lavoro, accoglienza e integrazione. Da un Paese così non
c’è da stupirsi se i giovani se ne vanno. Già perché mentre noi
respingiamo (e ammazziamo) gente nel Mediterraneo, altre vite volano via
da questo Paese dopo essersi messe in tasca una laurea. Ma di questo
non diciamo nulla. Nel solo 2016, 25.000 laureati hanno lasciato il
Paese anche loro respinti, ma dal puzzo di marcio (+9% rispetto al 2015,
dati Istat). E a questi vanno aggiunti 56.000 diplomati. E quando se ne
va un laureato, permettetemi un pizzico di cinismo, non perdiamo solo
speranza, ma anche investimenti.
Il costo pubblico per formare un laureato
è di 30.000 euro l’anno (CNVSU) più 6.000 euro l’anno spesi mediamente
da ogni famiglia per mantenere lo studente. Per 6 anni di studi (ma sono
di più, purtroppo), significa 216.000 euro a laureato. Perderne 25.000
all’anno, significa perdere 5,4 miliardi di euro. Ma c’è di peggio. Una ricerca Ocse ci
dice che per 1 euro investito per formare un laureato, l’Italia ne
riceverebbe 5 in termini di benefici pubblici. Quindi i 5,4 miliardi
persi valgono in realtà 27 miliardi di mancati benefici generabili da
quei laureati. Di tutto ciò non si dice nulla, mentre siamo pieni di
urlatori indignati perché l’Italia spende tra i 3,5 e i 4,5 miliardi
l’anno per il soccorso e l’accoglienza dei migranti (in parte sono
risorse dell’Ue). Quegli urlatori incolpano falsamente i migranti della
mancanza di lavoro per gli italiani, perché questo è un modo ignorante
per raccogliere voti ignoranti. A nessuno di quei 25.000 laureati un
solo migrante ha preso il posto di lavoro.
Sono tutte preoccupazioni montate per creare scompiglio
e nascondere la nostra incapacità a progettare lavoro estirpando il
cancro della corruzione e della mancanza di idee diverse dalle solite.
La verità è che siamo vittime di noi stessi e di un terrorismo politico
che affonda le sue urla nell’ignoranza ed è incapace di progettare il
cambiamento perché, probabilmente, il cambiamento non lo vuole proprio.
Alla fine si continua a fare il “nero”, a non fare lo scontrino, a
preferire farsi pagare vacanze o cene in cambio di una buona parola per
uno stadio, una strada o una lottizzazione. Meglio togliersi da torno i
laureati perché pensano troppo. Si preferisce tacere su corruzione e
atteggiamenti corruttivi e considerare ancora normale, e perfino giusto,
presentare un nipote o un genero a un potente. Un paese che rimane così
e respinge da Sud i migranti e spinge fuori da Nord i laureati, pensa
davvero di andare lontano? Bisogna trovare il coraggio di stare per
davvero dalla parte della soluzione e non del problema. Ognuno per
quello che può, deve.
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