giovedì 30 gennaio 2014

SI VA IN QUEL DI MONACO DI BAVIERA

Annuncio che il sottoscritto....con viva e vibrante soddisfazione domani partirà per un super-mega-iper weekend in quel di Monaco di Bavieraaaaaaa!!!!!!!
Andiamo un pò a vedere come stanno i tedeschi sotto il regime Merkel....regime per gli altri stati europei naturalmente.....:)
Il blog verrà aggiornato al mio ritorno...cioè durante la prossima settimana..
Tanti saluti a tuttiiiiiiiiiii :)!!!!!!!!!!


lunedì 27 gennaio 2014

DEMOCRAZIA SCOMPARSA CON I GOVERNI TECNICI E DI LARGHE INTESE

Il linguista Noam Chomsky è sempre stato molto critico con le “finte” democrazie dei Paesi occidentali.
La democrazia in Italia è scomparsa quando è andato al governo Mario Monti, designato dai burocrati seduti a Bruxelles, non dagli elettori”.
Parole nette e decise quelle di Noam Chomsky, il maggior linguista vivente e filosofo, in Italia per il Festival delle Scienze all’Auditorium Parco della Musica di Roma dove approfondirà il tema dei linguaggi.
Nonostante i suoi 85 anni, Chomsky, uno degli intellettuali più ascoltati del pianeta, non cambia le sue idee che ha portato avanti per tutta la vita e continua a condannare i sistemi neoliberisti e neocolonialisti.
In generale, dice, “le democrazie europee sono al collasso totale, indipendentemente dal colore politico dei governi che si succedono al potere, perché sono decise da burocrati e dirigenti non eletti che stanno seduti a Bruxelles. Questa rotta – ha sottolineato Chomsky – è la distruzione delle democrazie in Europa e le conseguenze sono dittature”.
Il linguista ha parlato anche di neoliberismo come di “un grande attacco alle popolazioni mondiali, il più grande attacco mai avvenuto da quarant’anni a questa parte” e di new media, sottolineandone uno degli aspetti negativi che è “la tendenza a sospingere gli utenti verso una visione del mondo più ristretta perché quasi automaticamente le persone sono attratte verso quei nuovi media che fanno eco alle loro stesse vedute”.

mercoledì 22 gennaio 2014

E' SBOCCIATO L'AMORE TRA RENZI E SILVIO

C’è una differenza di fondo tra le favole e la storia ma negli ultimi decenni,e soprattutto in Occidente,c’è il vizio di presentare sempre di più  la politica come se fosse una serie di favole che si succedono una dopo l’altra. E’ il caso dell’incontro tra Matteo Renzi, nuovo segretario dei Democratici e Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia e leader dell’attuale opposizione al governo delle larghe intese guidato da Enrico Letta.
Dopo più di due ore di colloquio,Renzi ha parlato di profonda sintonia tra lui e il Cavaliere sui tre argomenti che la politica italiana dovrebbe  affrontare nel vicino più prossimo:la legge elettorale, il titolo quinto del testo costituzionale che riguarda le autonomie locali,l’abolizione del Senato. Peccato che sempre Berlusconi,ritornato anche attraverso questo incontro al centro della politica italiana,non voglia-come lo stesso Renzi-aspettare fino alla primavera del 2015 ma andare prima-non sappiamo ancora quando-alle elezioni.
Bisogna credere ancora alle favole, se si pensa ancora in questa occasione  che l’uomo di Arcore abbia accettato  le tesi dei Democratici senza averne un vantaggio per sè stesso, ancor prima che per la parte politica che rappresenta, (avendoci abituato- in vent’anni di potere in Italia- con il suo populismo autoritario, a decine di leggi ad personam a distruggere in questo paese il già debole senso della legalità e della fedeltà ai fondamentali principi della costituzione del 1948).
E il vantaggio sarà con ogni probabilità nei meccanismi della legge elettorale o forse ancora meglio nella riforma della giustizia che era nel programma del primo governo Letta e sarà, con ogni probabilità, nel programma del Letta bis se i due partiti maggiori decideranno-come sembra ormai probabile,essendo esclusa una scissione nel PD come era apparsa non escludibile nelle ore successive all’accordo Renzi- Berlusconi ma che è stata subito esclusa dai capi della corrente che si autodefinisce in quello che pure dichiara ancora di essere l’erede del vecchio partito di Antonio Gramsci.
Insomma,come a volte si dice e si scrive,è difficile avanzare indicazioni precise sui termini dell’accordo segreto tra i due maggiori protagonisti,sembrerebbe a questo punto,del duello politico in Italia ma che si tratti sull’uscita di Berlusconi dalle difficoltà giudiziarie in cui ancora si trova(con il periodo da passare scontando la sua interdizione presso i servizi sociali )o in modo da inventare meccanismi elettorali che favoriscano il suo ritorno sulla ribalta nazionale non c’è dubbio per chi non crede nelle favole di una volta che qualcosa ci sia nelle due ore e più di colloquio tra Renzi e l’imprenditore amico di Cosa Nostra. 

domenica 19 gennaio 2014

PERCHE FARLO RIENTRARE IN GIOCO?

Si può fare una riunione del consiglio scolastico con il professore pedofilo per discutere di programmi educativi dell’anno 2013/2014? Non si può. Non c’è da spiegare molto. Non si può. In Italia sta accadendo di peggio. E' avvenuto che un aspirante premier, leader del maggiore partito politico italiano, ha incontrato un pregiudicato per discutere delle leggi italiane : una legge elettorale, l’abolizione del Senato elettivo. Stiamo parlando di elementi cardine del sistema costituzionale. I media italiani – televisione e carta stampata – stanno banalizzando l’evento in maniera imbarazzante. Quasi si trattasse della normale prosecuzione dell’uso del potere, che Berlusconi ha accumulato negli anni, e delle inevitabili (o evitabili) trattative politiche che si fanno con chi detiene una fetta di potere. Non è così. Come diceva un diplomatico francese, “le forme non sono importanti, salvo quando vengono meno”.
In certi quartieri di Palermo, se ti occupano abusivamente la casa, puoi andare dalla polizia e dai giudici – e l’esito sarà lungo, forse incerto – oppure ti rechi dal capomafia di quartiere. Entro ventiquattr’ore l’abusivo sparisce. Ma non è gratis. Non perché lo ‘zu ti chiede soldi, non è mica un poveraccio… quando sarà ti presenterà il conto. Berlusconi è un personaggio condannato e interdetto. C’è un prima e un dopo, sebbene un’insistente ondata propagandistica tenti di confondere le acque. Prima della condanna definitiva era una personalità che a buon ragione risultava repellente a molti e – in nome del libero arbitrio – poteva piacere ad altri. Dopo la sentenza della Cassazione il suo status è mutato per una sentenza emessa in nome del “popolo italiano”, che ha – dovrebbe avere – una valenza nazionale. È una persona caratterizzata da una “naturale capacità a delinquere mostrata nella persecuzione del (proprio) disegno criminoso”.
L’incontro tra un politico incensurato e un pregiudicato è inconcepibile in qualsiasi capitale democratica dell’Occidente.
Un evento del genere è escluso a Washington come a Berlino, a Parigi come a Londra. Nixon era stato eletto nel 1972 con 47 milioni di voti. Nel momento in cui fu riconosciuto responsabile dei reati connessi allo scandalo Watergate, non fu più un interlocutore per nessuno. Punto. I democratici americani hanno continuato ovviamente a trattare e fare politica con i repubblicani, ma il colpevole di reati era pubblicamente fuori gioco. Perché c’è un confine invalicabile tra l’onorabilità pubblica prima e dopo una condanna. Anzi nei paesi anglosassoni e a democrazia matura c’è anche un secondo confine, quello della condotta “appropriata” o “inappropriata”, che riguarda la correttezza del comportamento pubblico e prescinde dai procedimenti penali. Per cui il politico, beccato con lo scontrino delle mutande messo in conto al contribuente, sparisce subito dalla circolazione e nessuno dei suoi sodali di partito grida al complotto. Semplicemente perché “non si può”.
In Italia la classe politica rimuove costantemente questo discrimine di etica pubblica per cui i più grandi cialtroni possono gridare che non sono indagati, facendoci ridere dietro all’estero. Ma pazienza. La maggioranza paziente si accontentava di aspettare le sentenze definitive della magistratura, augurandosi che avessero un senso erga omnes. Il fatto che da noi si voglia ora platealmente varcare il limite tra chi ha la titolarità di buona fede per stare sulla scena pubblica è chi è interdetto per gravi reati costituisce un ulteriore allontanamento dell’Italia dallo standard dei paesi europei e occidentali. Dove “ulteriore” significa ammettere con tristezza che l’ultimo ventennio ha visto il nostro paese scendere sempre più in basso, ma c’era la speranza piccola, flebile, che il novembre 2011 e l’accertata criminalità con sentenza definitiva dell’agosto 2013 potesse segnare un piccolo, graduale passo verso il ritorno all’Europa.
Diciamo, a scanso di equivoci, che a milioni di cittadini delle beghe interne del Pd non interessa niente. E meno che mai interessa il politichese con cui il vertice imminente (o avvenuto) viene ammantato. Ci sono invece milioni di cittadini, che pagano le tasse, e tanti milioni che a destra, centro e sinistra sentono il valore della legalità e vorrebbero uscire dal degrado istituzionale. E c’è quell’umanità pulita vista due anni fa in Piazza del Popolo nel giorno di “Se non ora, quando?”. Questa Italia capisce perfettamente il “segno” di questo vertice voluto da Renzi, che cancella il confine tra ciò che è sostenibile nel costume democratico e ciò che non lo è. Che mette sullo stesso piano della presentabilità l’evasore e chi non lo è.
Raccontava Piercamillo Davigo che nei dibattiti, quando il discorso scivolava sul “tanto rubano tutti”, lui si fermava e domandava: “Lei ruba? Io no. Allora siamo già in due”. Tanto per rimarcare la frontiera. Da oggi, nella società di comunicazione visiva in cui siamo immersi, il messaggio è chiarissimo. Tra Davigo e Berlusconi non c’è nessuna differenza.

martedì 14 gennaio 2014

.CARO RENZI: JOB ACT CHE?? Come diresti tu...

Le proposte di Renzi in materia di lavoro con il suoi Job Act (piano Lavoro) sono quasi del tutto inutili e pro-forma, dato che il nuovo leader del Pd si guarda bene dall’affrontare i nodi reali della situazione, come d’altronde era prevedibile, vista la sua storia e le sue idee. Alcune di tali proposte vanno nella giusta direzione, laddove ad esempio si intenda semplificare la giungla delle forme, delle regole e dei contributi. Ma semplificare in che direzione e con che risultati? La somma di zero più zero è pari, come è noto, a zero, e a questa inflessibile regola matematica neanche l’intraprendente e furbo fiorentino riuscirà, temo, a sottrarsi.
Stesso discorso vale ovviamente a proposito del tema del reddito minimo garantito, che ci vede, come dimostrato da una recente inchiesta de L’Espresso, fanalino di coda assoluto anche in Europa. Anche qui non basta omogeneizzare i trattamenti previsti, che sono comunque tutti ben al di sotto di ogni parametro dignitoso. Occorre introdurre “garanzie universali: sussidio di disoccupazione, reddito minimo garantito, salario minimo orario e giusto compenso”.
Occorre insomma, su tutti i piani, il trasferimento massiccio di risorse dalla rendita finanziaria al lavoro, quello esistente e quello da creare. Nella realtà si assiste invece a fenomeni del tutto opposti. Una vera e propria tendenza al ritorno in auge della schiavitù, del lavoro senza garanzie, senza dignità e senza salario, come dimostrato dalle proposte in corso per quanto riguarda l’Expo 2015.
Su questo come su altri argomenti (vedi legge elettorale che si ostina a riproporre il bipolarismo fallito, rischiando fra l’altro di entrare in collisione con quanto la Corte costituzionale dirà nelle motivazioni della recente sentenza che saranno pubblicate nei prossimi giorni), Matteo Renzi rischia insomma definitivamente di essere, più che espressione del nuovo che avanza, il tentativo, destinato ad irreparabile fallimento, di travestire con nuovi panni il vecchio che marcisce.

venerdì 10 gennaio 2014

LE BARZELLETTE DEL GOVERNO ALFETTA (ALFANO-LETTA)

Nuovo ultimatum di Alfano al Pd di Renzi sul possibile abbandono del “tetto coniugale di Governo” se propongono le unioni omosessuali.
Il batage pubblicitario di questi giorni dettato da uno dei temi più scottanti e discussi in un paese dove, da sempre nella città del Vaticano risiede il Papa, il matrimonio gay rischia di far saltare un Governo che ormai di larghe Intese sembra avere sempre meno. Dopo i Ministri e i Viceministri  che hanno abbondano Letta al suo triste destino potrebbe essere che Alfano utilizzi questa scusa per defilarsi pure lui “se propongono il matrimonio gay, ce ne andiamo un attimo prima a gambe levate denunciandolo all’opinione pubblica”. Che il clima tra il Segretario del Pd e Alfano dia come previsione forti temporali in arrivo è dimostrato anche da come tuonano le parole del leader del Ncd sul Job act “è la stessa zuppa di sempre“. Il clima potrebbe però migliorare e diventare sereno variabile se si parla di legge elettorale, dove tra le nuvole si apre un spiraglio. Tuoni e lampi quindi investirebbero il Governo solo nel caso all’interno del “programma comune” si parlasse di nozze omosessuali, cannabis e immigrazione. E così in aria di elezioni Alfano, pensa bene grazie a questa occasione di prendersi un po’ di quella visibilità che da mesi ormai era diventata solo un sogno “Siamo al governo per fare scudo a delle cose che la sinistra farebbe se non ci fossimo noi, la sinistra riterrebbe normale legalizzare la canna, i matrimoni gay, le adozioni dei gay e frontiere libere agli immigrati. Questo è il riformismo di sinistra. Noi siamo dall’altra parte”. Quello che ci domandiamo però è: Alfano si è resoconto che al Governo sta facendo da stampella al Letta di sinistra e non allo zio di destra?

domenica 5 gennaio 2014

LA VOLONTA' DI NON CAMBIARE

Siamo in balia dei mercati. Non c’era bisogno di conferma, ma per i duri e puri del politcally correct il problema principale è altrove. In questi giorni assisteremo ad una finta ondata di sdegno e ad un’orda antiberlusconiana, che sia chiaro, fatta di parole e vuota demagogia.
E’ necessario che il dibattito politico venga sterilizzato da populismo e tendenze mediatiche, di modo da fondere e confondere la “Politica” con le chiacchiere da bar.
L’Italia non è più una democrazia, ma un potentato della mercatocrazia mondiale. Questo, a quanto pare, non interessa a nessuno.
E lo sapete perchè? Perchè nessuno vuole cambiare veramente lo stato delle cose. Siamo consapevolmente drogati dal vuoto farfugliare, siamo conniventi di tutto questo marcio putrido e vogliamo conservare con bramosia la nostra fetta di finto benessere.
Nessuno ha le capacità e/o la voglia di analizzare oggettivamente quello che sta accadendo. Nessuno ha la possibilità e/o la necessità di andare alla fonte del problema. Siamo su una giostra da cui nessuno vuole scendere. Il nostro è un moto relativo onirico. Giriamo intorno al perno portante del ludico marchingegno pensando di essere in cammino sul sentiero del progresso e della civiltà, facciamo “chilometri”, vomitiamo fiumi di parole e pappagalliamo riflessioni precotte che non ci appartengono, ma il realtà girovaghiamo baloccandoci sempre nel medesimo recinto.
Allora ci appare lecito scaricare la frustrazione, derivata da una vergognosa ignoranza e da una scarso utilizzo della materia grigia, sul “mostro” del momento, che sia esso Berlusconi, Monti, Prodi e compagnia danzante.
Nel coltivare il nostro egoistico utilitarismo abbiamo accettato di essere rinchiusi in una gabbia. Questa prigione ci rende sicuri, dipendendti e “liberi” da responsabilità. E’ la tirannia del sistema liberista relativista, che ci vede attori non protagonisti di una sceneggiatura agghicciante, messa in scena da una regia di tecnici specializzati.
Questa è una dittatura. Viviamo nell’epoca del totalitarismo mercatocratico e plutocratico e rifiutiamo di riconoscere questa verità oggettiva.
Nell’ultimo anno questo paese è stato spolpato vivo dai curatori fallimentari del mondialismo capitalista. Hanno devastato lo “stato sociale”: dal lavoro alle pensioni , dalla sanità all’istruzione; hanno messo ai saldi il paese e tutti i suoi abitanti; hanno ceduto quote di sovranità ad entità extraterritoriali, rendendo sempre più aleatorio e centralizzatori il potere sistemico; hanno fatto terra bruciata di tutto quello a cui è stato possibile metter mano.
Non c’è che dire, questo è un paese che si può suddividere in due macrocategoria: gli idioti vantaggiosi, fieramente convinti del nulla, e gli arrivisti senza scrupoli che cavalcano l’orda a proprio uso e consumo.
Quello che ci propongono è il gioco delle tre carte, c’è il trucco!
La telenovela politca, tra piddini, rottamatori, grillini, sellini, berlusconiani , e tutto il paese dei balocchi a far da cornice, sono manovre contigue per schiavizzare le folle e mandare in malora l’intera nazione.
Lotte élitarie tra ras del potere che ci vedono come tifosi esagitati, convulsi e non pensanti o al massimo come spettatori belanti, ma nulla più.
Lo scopo è la centralizzazione del potere e lo svilimento dell’autodeterminazione dei popoli. Lo stesso popolo le cui nuove generazioni, da 60-70 anni a questa parte, sono state educate all’obbedienza e alla cieca fede. Noi confondiamo il caos e l’individualismo sfrenato con la libertà. Siamo stati addestrati a non concepire la critica, quindi a non mettere in discussione lo status quo e il modus operandi di chi detieni le file del potere. Siamo stati formati nell’odio verso ogni forma di reale ribellione. Abbiamo abdicato la nostra coscienza e siamo stati avvelenati dalla cultura del consumismo e della spettacolarizzazione.
Oggi ciò che conta è non fare domande, ma dare risposte su tutto.
Appare palese che non abbiamo gli strumenti logici e pratici per uscire da questo intricato labirinto.
E ora, dinanzi l’abisso, è vitale capire che per cambiare questa quotidiana catastrofe dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare e concepire il mondo. E’ doverosa una evoluzione radicale del paradigma sociale esistente.
Prima di rivoltarsi fuori, dobbiamo fare i conti con noi stessi, e fare la rivoluzione dentro di noi. Acquisire consapevolezza per rendere le nostre azioni logiche e naturali.
Cambiare si può, e si deve, perchè le nostre vite valgono di più di qualsiasi mercato e profitto.
Abbiamo da sempre l’illusione del moto mentre siamo fermi come macigni.
Finchè non ritorneremo ad affermare certi valori fondanti di una civiltà realmente democratica, rimarremo su questa giostra, convinti di muoverci nella direnzione da noi scelta, mentre battiamo eternamente la stessa strada prestabilita.

giovedì 2 gennaio 2014

L'ALBA DI UN NUOVO ANNO

L'anno che verrà...ricordate la bellissima canzone di Lucio Dalla di tanti anni fa?
Cosa ci porterà questo 2014 appena arrivato...all'apparenza nulla di buono...le tasse continuano a martellarci, la crisi sociale non mi pare stia migliorando e la disoccupazione imperversa.
Ma si sa..l'inizio di un nuovo anno 'è un po come azzerare tutto e ripartire...la positività la deve fare da padrone sempre ecomunque...sperando che le mosse governative facciano il resto..una cosa è certa..non si può andare avanti cosi..vedremo che succederà...abbiamo 364 giorni per scoprirlo!