sabato 20 ottobre 2012

Scandalo F-35, ci costeranno 47 milioni in più ad aereo –

 Il costo per l’acquisto dei cacciabombardieri F-35 (ad oggi circa 13 miliardi), fortemente voluto dal governo Monti e, prima, da Berlusconi, è destinato a lievitare pesantemente: dagli  80 milioni (annunciati a febbraio) a 127 milioni di dollari a velivolo (ricordiamo che ne abbiamo acquistati un centinaio). Le stime precedenti, infatti, sono risultate imprecise poiché riferite al velivolo “nudo” e ad una pianificazione ormai superata. Ed è proprio a causa dell’incertezza su queste previsioni che alcuni governi, tra cui Canada e Australia, si erano ritirati dal programma Joint Strike Fighter. L’Italia, invece, vi è rimasta dentro. E ora ne paga il prezzo.
In un momento di grave crisi economica era necessario spendere questi soldi per aerei militari?

martedì 9 ottobre 2012

La morale spiegata da Briatore

Onestamente non ho ancora capito se Flavio Briatore sia un imprenditore di successo o una mezza tacca. Devo essere tardo io, ma non l’ho capito. E i giornali, i miei, cari, amati, giornali, non aiutano. Hanno mai raccontato bene la sua galassia, i suoi interessi, il modo con cui guadagna i suoi sudatissimi denari? No. Si gira sempre intorno ai locali di lusso, ora chiude qui, domani apre là, si parla tanto dei suoi barconi e dei suoi resort, ma una cavolo di indagine chiara non l’ho ancora letta (L’unica cosa abbastanza definita è che in F.1 dev’essere stato fico). Mentre so diverse cose su Leonardo Del Vecchio, il patron di Luxottica, illustrato in maniera più equilibrata e minuziosa, anche nelle critiche (cito Del Vecchio come esempio, ma ce ne sarebbero anche altri come lui).
Insomma, se dovessi chiedere a uno dei due il punto sul Paese, tra rilievi sociali e aspettative di ripresa, mi rivolgerei noiosamente a Del Vecchio. Farei la mia bella intervista, le domande del caso, butterei in pagina e poi non leggerebbe nessuno. Non leggerebbe nessuno perché avrei posto delle domande a una persona competente sulle questioni, titolata a rispondere su quegli argomenti. E di conseguenza fuori appeal, passato, antico. Che palle. (Un mio sogno che non si avvererà mai è un’intervista a Enrico Bondi, il risanatore Parmalat. Anche in quel caso due palle).
Vedo, invece, che in questo periodo amaro furoreggia il nostro Flavio. Gli chiedono di tutto, gli affidano di tutto. Sino a un reality dalla comica cornice, prodotto dal figlio di Paolo Mieli (pensa tu i figli), dove i punti più esilaranti coincidono plasticamente con due espressioni del Boss (come lo chiamano i poveretti che si disputano un posto nella sua azienda): «Sei una capra!» , modesto ma significativo omaggio a Vittorio Sgarbi, e «sei fuori!», pronunciato con enfasi cuneese mentre il braccio si tende alla Concetto Lo Bello.
A me, uno così ha sempre fatto sorridere. Sinceramente. E capisco anche il meccanismo giornalistico che sostiene orgogliosamente la scelta di interpellarlo per dirimere le questioni morali del Paese. Morali, sì morali, perché il nostro si esercita anche sui campi dell’etica e dunque puoi anche apprezzarne lo spirito liquidatorio nei confronti di questa classe politica. La classe politica dei Fiorito, tanto per capirci. Il meccanismo è che su certi argomenti così delicati è tanto divertente affidarsi all’Uomo Improbabile, alla persona apparentemente lontana miglia e miglia da quelle tematiche e che invece capita possa rivelarsi come un’autentica sorpresa, colpendoti di ritorno con risposte davvero sopraffine o anche sconcertanti. (L’unico a cui avrei sempre chiesto la «sua», dagli asparagi all’immortalità dell’anima, era Carmelo Bene).
Purtroppo, questo è il tempo in cui le ciambelle si sa già come escono e se addirittura l’Huffington Post italiano ritiene di scomodare l’apertura del suo giornale per dedicarla a un’intervista a Briatore sulla politica, Monti, Berlusconi, l’etica e la moralità, le primarie del Pd, la spending review e non sulle babbucce più morbide da indossare appena si scende dal letto, ebbene la conclusione è che quelle risposte te le poteva dare, con la stessa passione civile, anche il tuo panettiere sotto casa.
Il problema è capire se Briatore sopravviverà alla nostra stanchezza, nel senso che quando abbandoneremo il ring del Paese per manifesta inferiorità a comprenderne le dinamiche, lui sarà ancora sulla tolda, cercato e pregato dai giornali perché dica la sua. In fondo, con quei capelli argentei l’uomo ha una sua saggezza di fondo, non avendo mai aderito al progetto tricologico berlusconiano di passare direttamente a una nuova calotta color rosso Ferrari.
Non ti preoccupare Flavio, noi sgommiamo in fretta.

lunedì 1 ottobre 2012

SE TUTTI I PENSIONATI FOSSERO COME NAPOLITANO...

In Italia i disoccupati censiti dall’Istat sono 2,7 milioni mentre secondo la Cgil oltre 1,6 milioni di cittadini non cerca più un lavoro o è in cassa integrazione. Se vai a parlare con queste persone sono “incazzate nere” con la politica: non ne possono più di soffrire e pagare le tasse per mantenere il benessere di chi governa. Chiesa e Presidente della Repubblica, dinanzi all’evidenza, chiedono a bassa voce più rigore. I vari Lusi, Belsito, Fiorito si difendono sfoggiando tutta la loro arroganza, in fondo sono dalla parte della ragione: se si sono comportati così è perché qualcuno glielo ha permesso e/o altri prima di loro hanno fatto le stesse cose. “Mani pulite” non si è tradotta in un esempio di virtù e buona politica, paradossalmente sono gli stessi politici che chiedono: “La politica dev’essere più trasparente”. La coerenza non è una caratteristica dei nostri rappresentati. Napolitano ha firmato senza batter ciglio: lo scudo fiscale, legittimo impedimento, decreto salva-liste. Il nostro garante della Repubblica è un politico navigato: è stato eletto deputato nel 1953 e da quel momento la sua carriera non si è più arrestata. Perchè non ha mai trovato parole dure sugli sprechi di denaro pubblico, sui comportamenti immorali dei suoi colleghi? Anche lui gode di privilegi? Ebbene sì. In un video girato nel 2004 da una tv tedesca il giornalista chiede a Napolitano europarlamentare spiegazioni sui suoi voli low cost che vengono rimborsati per intero (l’esempio: spesa 90 euro, rimborso 800 euro, 710 “guadagno”) lui risponde stizzito: “Se non mi lasciate stare chiamo la polizia”. I cittadini comuni per sopravvivere devono contare sul loro stipendio qualsiasi altra entrata o immobile fa cumulo: viene tutto accuratamente tassato e non possono rispondere all’Agenzia delle Entrate: “Se non mi lasci vivere, chiamo la polizia”. In Italia ogni anno vengono evasi 120 miliardi di euro, ci sono soggetti sconosciuti al fisco e vivono benissimo.
Tornando a Napolitano, nel 1974 è stata varata la legge Mosca che ci costa svariati milioni di euro perché bastava una dichiarazione di un rappresentante di partito o del sindacato per aver diritto alla pensione (con tanto di arretrati a partire dal 1948). Fra coloro che beneficiano di una “pensioncina” (che si aggiunge alle altre ad es. da parlamentare): Armando Cossutta, Achille Occhetto, Franco Marini, Ottaviano Del Turco ed ovviamente Giorgio Napolitano. Tutto l’arco costituzionale sta attento a non parlare di questo miracolo parlamentare e l’Inps chiede indietro le quattordicesime a chi ha superato di qualche spicciolo il reddito minimo (8.000 euro). Il legislatore priva i cittadini dei diritti fondamentali previsti dalla Costituzione, mentre per se stesso solo benefici e privilegi con l’avallo di dirigenti, resi compiacenti con incarichi da milioni di euro.  Se il lavoro, la pensione, il salario erano diritti acquisiti e sono stati abrogati, allora dovrebbero essere eliminati anche i diritti acquisiti dalla casta. Se vogliamo incominciare a parlare di rigore, l’Inps dovrebbe chiedere indietro le pensioni delle 40mila persone beneficiarie della legge Mosca.

domenica 23 settembre 2012

IL PASTICCIO DELL'ILVA


Ricorderete la campagna di UIL, CISL e UGL a sostegno del Modello Marchionne e delle deroghe al contratto nazionale. Rifiutare quella imposizione avrebbe comportato, a detta di tali sindacati, la chiusura degli stabilimenti Fiat e il disinvestimento produttivo in Italia.
Ma a pochissimi anni di distanza… gli investimenti non sono mai arrivati, concreta è la minaccia di chiusura delle fabbriche Fiat in Italia, con il ricatto occupazionale (allora come oggi), che ha prodotto i suoi effetti: seminare paura, rassegnazione, espellere dagli stabilimenti la FIOM e i sindacati di base, rafforzare lo strapotere del padrone sugli operai emarginando operai e delegati più combattivi
Un ragionamento analogo lo possiamo fare per l’Ilva. Anche a  Taranto UIL, UGL e CISL suonano la stessa musica e si ergono a difesa dell’occupazione sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini. Veniamo da decenni nei quali la salute e la sicurezza sono state merce di scambio con l’occupazione e avere abbassato la guardia in tema di prevenzione e sicurezza è servito ai padroni per non investire.
Invece di mettere al sicuro lavoratori, ambienti e processi produttivi, hanno tentato con ogni mezzo (legale e illegale) di salvaguardare il loro profitto portandosi dietro una lunga scia di morti e di lutti.
Chi oggi parla lo stesso linguaggio dei Riva (padroni dell’Ilva) è lo stesso che sposava la linea Marchionne, lo stesso che in questi anni ha ritenuto superflua la battaglia per la salute e la sicurezza accettando aumento dei tempi di lavoro, riduzione delle pause, intensificazione dei ritmi.
La questione della sicurezza (dei lavoratori e dei cittadini) va di pari passo con la difesa di interessi collettivi e di condizioni di lavoro e di vita dignitose
E’ una colossale bugia la notizia secondo la quale in Italia molte fabbriche sono state chiuse per intervento della ASL a seguito di richiesta di ottemperanza alle normative di sicurezza. E’ invece vero l’esatto contrario, ossia che gli interventi sono stati tardivi oppure non ci sono mai stati con il risultato di peggiorare ulteriormente la tragica statistica dei morti e dei malati. E’ accaduto alla Thyssen Krupp, alla Eternit di Casale Monferrato, ma anche in tantissimi altri piccoli siti produttivi.
Chi oggi non tutela la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro ha già svenduto diritti e tutele collettive, ha accettato deroghe ai contratti e imposizioni di ogni genere
La disinformazione è funzionale a salvaguardare i profitti aziendali e per raggiungere questo scopo si costruiscono campagne miranti a dipingere come terroristi e facinorosi gli operai e i cittadini che si oppongono.


mercoledì 12 settembre 2012

Basta falsità sull'11 Settembre

La stampa occidentale non spiega le ragioni per le quali i parenti delle vittime dell'11 settembre americano non hanno voluto "politici" alla cerimonia di ricordo dei loro cari periti per il crollo delle Torri Gemelle (in effetti le torri crollate furono tre, una terza si accartocciò su se stessa come fosse di ricotta nel pomeriggio dell'impatto senza essere stata impattata da nessun aereo)
Penso che nella opinione pubblica americana sia oramai prevalente lo scetticismo sulla versione governativa dell'attacco "terroristico". Non so se i parenti delle vittime abbiamo fatto causa allo Stato Federale ma penso che qualcuno deve rendere loro giustizia e certo non Bin Laden ma il suo mandanteche potrebbe avere avuto infiltrazioni nel tessuto della politica americana se non nell'allora aministrazione guidata da Bush.
Vedere Obama e la moglie con la mano sul cuore mentre si fingono contriti quando suona il silenzio per i morti è davvero stomachevole.

lunedì 3 settembre 2012

Le Elezioni spettacolo dell'America

Ho assistito alla cerimonia di investitura del mormone miliardario Romney, candidato alla presidenza USA per il partito Repubblicano, nella solita artificiale atmosfera di spacconate e di ottimismo, con il contorno, applauditissimo dell’intervento del pistolero di professione Clint Eastwood. Intervento di tale rozzezza che ci rivela il livello primitivo dell’elettore medio americano, che si sente gonfio di orgoglio e gratificato nel sentire una star connessa sulla sua lunghezza d’onda. La pirlata più grossa pronunciata con la sicumera dell’attore consumato è la seguente: “noi siamo i proprietari del paese, e i politici sono i nostri dipendenti”: Applausi a scroscio, grasse signore in estasi, convinte di aver ascoltato la verità rivelata. Fa veramente schifo vedere prendere per il culo i cittadini con tanto cinismo proprio in quel paese in cui i proprietari sono le multinazionali e i politici sono a libro paga di queste. L’America è un paese dove i presidenti, eletti dopo laboriosissime e defatiganti primarie, sono solo dei volti più o meno accattivanti, che si devono piegare, democratici o repubblicani che siano, al potere della economia, delle lobby, delle banche, del Pentagono e del complesso militare-industriale collegato alla politica di eterne guerre con 800 basi militari sparse in tutto il mondo. Sono questi i padroni dell’America e del mondo, e vedere chi si entusiasma per plateali panzane è uno spettacolo al tempo stesso patetico e preoccupante. Preoccupante perché è segno che esiste un livello di disinformazione scientifica di grande raffinatezza, che fabbrica bamboccioni capaci di bersi qualsiasi stronzata, del tipo che gli USA sono andati in Irak perché si preoccupavano che Saddam usasse armi chimiche, e che oggi sono in Afghanistan per combattere il “terrorismo internazionale”. Certo vi è negli USA una entità religiosa, la chiesa evangelica, che dà un notevole aiuto al rimbambimento popolare, definendo i marines “Legionari di Cristo”, alleando la religione alla politica guerrafondaia, snaturando senza vergogna tutto il messaggio cristiano. Comunque è un fatto che una sostanziale dittatura delle oligarchie economiche, sommata al costante ricorso alla forza militare per risolvere le controversie internazionali, viene definita grande democrazia, un modello a cui ispirarsi, anche qui in Italia, sia dalla destra che dalla sinistra, anche se dalla fine della 2° guerra mondiale subiamo l’umiliazione di una totale subalternità alle decisioni dell’America e della Nato, cosa che ci costa enormemente anche in termini economici (compresi 100 bombardieri da acquistare dagli USA) e fattore determinante del nostro declino economico. Francamente mi sembra più serio il Carnevale di RIO dell’interminabile rito delle elezioni politiche americane, una ignobile e pacchiana fiera di retorica, balle imperiali, luoghi comuni, dove tutto viene promesso, ma senza impegno, come Obama che non è nemmeno riuscito a fare la riforma sanitaria per l’opposizione delle lobby della sanità privata, e ha perduto anche contro la lobby delle armi di cui voleva abolire la libera vendita e detenzione. Se poi avesse voluto diminuire il bilancio militare avrebbe incontrato un “pazzo” che l’avrebbe democraticamente spedito a raggiungere Kennedy e i suoi fratelli.

domenica 26 agosto 2012

DISOCCUPAZIONE O CONTAMINAZIONE?


C’è perfino un negazionismo che non ammette l’esistenza della questione ambientale. A Taranto, per una grave regressione dell’intelletto, in molti se la sono presa con i giudici, hanno deriso gli epidemiologi che parlano di oltre 400 morti e di innumerevoli malati, hanno accusato di estremismo chi sollevava il problema. E anziché marciare contro la fabbrica hanno pensato di marciare contro la magistratura.
Anche in Sardegna i negazionisti difendono l’industrialismo estremo. La stessa follia che ha colpito Taranto e altre parti d’Italia. Anche qua silenzio della politica, silenzio di certi sindacalisti e delle comunità che non vogliono vedere.
Ma per fortuna anche qua esistono cittadini testardi, una parte della stampa è integra, ci sono epidemiologi onesti. Anche qua processi contro gli inquinatori. Sono spaventosi gli eccessi di mortalità e di malattie a Portoscuso e Porto Torres. Anche tra i bambini si manifestano malattie gravi legate alle condizioni ambientali. Però ancora oggi alcuni rispondono con accuse di complotti contro il lavoro a chi denuncia questa tragedia sanitaria collettiva.
Portoscuso le tre industrie Eurallumina, Portovesme srl e Alcoa annaspano. E’ un terremoto sociale. All’Alcoa lavorano circa 600 operai. Ma l’indotto vale molti più posti. Portoscuso conta 5.300 abitanti e con le industrie fallisce il paese. In questi anni non è stata proposta un’alternativa. L’agricoltura intorno è stata cancellata. Enorme la quantità di residui tossici ed è in corso un processo per traffici illegali di quelle sostanze pericolose. La mortalità per malattie respiratore è raddoppiata negli uomini di Portoscuso (205 casi contro 125 attesi). I morti per malattie polmonari provocate dalle polveri sono quattro volte quelli della popolazione normale (117 casi contro i 30 attesi).
Porto Torres l’avvelenamento dei suoli e delle acque è talmente grave che lo Stato si è costituito parte civile al processo contro Polimeri Europa e Vinyls e il Ministero dell’Ambiente chiederà i danni per lo smaltimento in mare di cadmio, mercurio, cianuri, benzene, idrocarburi. Gli stabilimenti spenti continuano a inquinare le falde. E così la contaminazione aumenta insieme alla disoccupazione. Nell’acqua di falda le concentrazioni del cancerogeno benzene sono 400.000 volte superiori al limite di 1 microgrammo per litro. Una distilleria di benzene. Nel mare del porto industriale il benzene è “solo” 2000 volte superiore alla norma. Se ne percepisce perfino la presenza nell’aria.
Un orrore, mentre a pochi chilometri si sguazza in acque che i tour operator cantano come le più belle e incontaminate del Mediterraneo. Ci affidiamo alla fortuna, ma la fortuna sembra finita.