lunedì 1 ottobre 2012

SE TUTTI I PENSIONATI FOSSERO COME NAPOLITANO...

In Italia i disoccupati censiti dall’Istat sono 2,7 milioni mentre secondo la Cgil oltre 1,6 milioni di cittadini non cerca più un lavoro o è in cassa integrazione. Se vai a parlare con queste persone sono “incazzate nere” con la politica: non ne possono più di soffrire e pagare le tasse per mantenere il benessere di chi governa. Chiesa e Presidente della Repubblica, dinanzi all’evidenza, chiedono a bassa voce più rigore. I vari Lusi, Belsito, Fiorito si difendono sfoggiando tutta la loro arroganza, in fondo sono dalla parte della ragione: se si sono comportati così è perché qualcuno glielo ha permesso e/o altri prima di loro hanno fatto le stesse cose. “Mani pulite” non si è tradotta in un esempio di virtù e buona politica, paradossalmente sono gli stessi politici che chiedono: “La politica dev’essere più trasparente”. La coerenza non è una caratteristica dei nostri rappresentati. Napolitano ha firmato senza batter ciglio: lo scudo fiscale, legittimo impedimento, decreto salva-liste. Il nostro garante della Repubblica è un politico navigato: è stato eletto deputato nel 1953 e da quel momento la sua carriera non si è più arrestata. Perchè non ha mai trovato parole dure sugli sprechi di denaro pubblico, sui comportamenti immorali dei suoi colleghi? Anche lui gode di privilegi? Ebbene sì. In un video girato nel 2004 da una tv tedesca il giornalista chiede a Napolitano europarlamentare spiegazioni sui suoi voli low cost che vengono rimborsati per intero (l’esempio: spesa 90 euro, rimborso 800 euro, 710 “guadagno”) lui risponde stizzito: “Se non mi lasciate stare chiamo la polizia”. I cittadini comuni per sopravvivere devono contare sul loro stipendio qualsiasi altra entrata o immobile fa cumulo: viene tutto accuratamente tassato e non possono rispondere all’Agenzia delle Entrate: “Se non mi lasci vivere, chiamo la polizia”. In Italia ogni anno vengono evasi 120 miliardi di euro, ci sono soggetti sconosciuti al fisco e vivono benissimo.
Tornando a Napolitano, nel 1974 è stata varata la legge Mosca che ci costa svariati milioni di euro perché bastava una dichiarazione di un rappresentante di partito o del sindacato per aver diritto alla pensione (con tanto di arretrati a partire dal 1948). Fra coloro che beneficiano di una “pensioncina” (che si aggiunge alle altre ad es. da parlamentare): Armando Cossutta, Achille Occhetto, Franco Marini, Ottaviano Del Turco ed ovviamente Giorgio Napolitano. Tutto l’arco costituzionale sta attento a non parlare di questo miracolo parlamentare e l’Inps chiede indietro le quattordicesime a chi ha superato di qualche spicciolo il reddito minimo (8.000 euro). Il legislatore priva i cittadini dei diritti fondamentali previsti dalla Costituzione, mentre per se stesso solo benefici e privilegi con l’avallo di dirigenti, resi compiacenti con incarichi da milioni di euro.  Se il lavoro, la pensione, il salario erano diritti acquisiti e sono stati abrogati, allora dovrebbero essere eliminati anche i diritti acquisiti dalla casta. Se vogliamo incominciare a parlare di rigore, l’Inps dovrebbe chiedere indietro le pensioni delle 40mila persone beneficiarie della legge Mosca.

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