domenica 23 settembre 2012

IL PASTICCIO DELL'ILVA


Ricorderete la campagna di UIL, CISL e UGL a sostegno del Modello Marchionne e delle deroghe al contratto nazionale. Rifiutare quella imposizione avrebbe comportato, a detta di tali sindacati, la chiusura degli stabilimenti Fiat e il disinvestimento produttivo in Italia.
Ma a pochissimi anni di distanza… gli investimenti non sono mai arrivati, concreta è la minaccia di chiusura delle fabbriche Fiat in Italia, con il ricatto occupazionale (allora come oggi), che ha prodotto i suoi effetti: seminare paura, rassegnazione, espellere dagli stabilimenti la FIOM e i sindacati di base, rafforzare lo strapotere del padrone sugli operai emarginando operai e delegati più combattivi
Un ragionamento analogo lo possiamo fare per l’Ilva. Anche a  Taranto UIL, UGL e CISL suonano la stessa musica e si ergono a difesa dell’occupazione sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini. Veniamo da decenni nei quali la salute e la sicurezza sono state merce di scambio con l’occupazione e avere abbassato la guardia in tema di prevenzione e sicurezza è servito ai padroni per non investire.
Invece di mettere al sicuro lavoratori, ambienti e processi produttivi, hanno tentato con ogni mezzo (legale e illegale) di salvaguardare il loro profitto portandosi dietro una lunga scia di morti e di lutti.
Chi oggi parla lo stesso linguaggio dei Riva (padroni dell’Ilva) è lo stesso che sposava la linea Marchionne, lo stesso che in questi anni ha ritenuto superflua la battaglia per la salute e la sicurezza accettando aumento dei tempi di lavoro, riduzione delle pause, intensificazione dei ritmi.
La questione della sicurezza (dei lavoratori e dei cittadini) va di pari passo con la difesa di interessi collettivi e di condizioni di lavoro e di vita dignitose
E’ una colossale bugia la notizia secondo la quale in Italia molte fabbriche sono state chiuse per intervento della ASL a seguito di richiesta di ottemperanza alle normative di sicurezza. E’ invece vero l’esatto contrario, ossia che gli interventi sono stati tardivi oppure non ci sono mai stati con il risultato di peggiorare ulteriormente la tragica statistica dei morti e dei malati. E’ accaduto alla Thyssen Krupp, alla Eternit di Casale Monferrato, ma anche in tantissimi altri piccoli siti produttivi.
Chi oggi non tutela la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro ha già svenduto diritti e tutele collettive, ha accettato deroghe ai contratti e imposizioni di ogni genere
La disinformazione è funzionale a salvaguardare i profitti aziendali e per raggiungere questo scopo si costruiscono campagne miranti a dipingere come terroristi e facinorosi gli operai e i cittadini che si oppongono.


Nessun commento:

Posta un commento