venerdì 26 febbraio 2021

E nemmeno la divulgazione scientifica si salvò dalla geopolitica

 

Martedì sera ho assistito ad un pezzo del talk che va in onda su La7, #dimartedì. Ad un certo punto, sotto la conduzione del solito Floris, si fronteggiavano sul tema emergenza Covid la biologa e divulgatice Barbara Gavallotti, la nostra compagna di PaP, Marta Collot ed un tale che dicono faccia il direttore del Corriere dello Sport, che ne sparava una più grossa dell’altra.

Marta, ad un certo punto della discussione, ha fatto notare che, nonostante 60 anni di embargo (#Bloqueo = blocco economico imposto dagli USA), Cuba è riuscita a produrre un suo vaccino, mentre noi rincorriamo e subiamo lo strapotere ed il ricatto delle multinazionali, come dimostra anche l’ultima decisione di Astra Zeneca di dimezzare le dosi di vaccino destinate per contratto all’Italia e che, sicuramente, finiranno al mercato nero parallelo.

Marta ha, poi, concluso il suo breve ragionamento affermando che l’unica soluzione a questa impasse che rischia di allungare di anni il piano di vaccinazione, è pubblicizzare (violandoli) i brevetti e riconvertire la produzione nelle fabbriche farmaceutiche adatte  allo scopo, ed ha citato, come esempio, la piccola Cuba che è riuscita a produrre il suo vaccino Soberana, pubblico e gratuito.

A quel punto Marta è stata contraddetta da Barbara Gallavotti che ha affermato “il vaccino cubano Soberana02 è ancora in Fase 1. Il vaccino cubano è solo una speranza di vaccino“.

Qui in Italia non abbiamo neanche la speranza, verrebbe di dire. Ma comunque quell’affermazione è falsa, non è così.

Nonostante le durissime restrizioni economiche causate dall’embargo statunitense, che incidono pesantemente proprio sulle forniture mediche e cliniche, scrivono Ed Augustin e Natalie Kitroeff sul NewYorkTimes (organo ufficiale del partito comunista cubano?), Cuba entrerà, fra pochissimi giorni, nella fase tre della sperimentazione di uno dei quattro vaccini contro il covid-19 attualmente allo studio sull’isola.

Ma prima ancora del NYT, ci aveva pensato Fabrizio Chiodo, immunologo italiano che dal 2014 collabora con l’istituto di vaccini Finlay de L’Havana, dove è anche professore alla Facoltà di Chimica, a farci il punto sugli ottimi risultati raggiunti dall’equipe cubana di cui fa parte.

Il compagno e professore Fabrizio Chiodo, tornato da qualche settimana in Italia, ci ha anche illustrato i motivi che hanno portato l’isola sotto embargo ad avere solo 140 morti su 11 milioni e mezzo di abitanti da inizio pandemia: “a Cuba c’è un sistema medico totalmente pubblico e di qualità, c’è un arsenale biotecnologico di altissimo livello e c’è il più alto numero di medici di famiglia per cittadino.”

Per questo, conclude l’immunologo italiano espert e, prima ancora, la carriera, of course.
E intanto, qui, da noi, siamo già alla terza ondata ed a quasi 100.000 morti, perché il Covid (come gli altri virus) – si sa – se ne frega bellamente della geopolitica e dei vecchi totem novecenteschi, tipo, “l’atlantismo”.o di tecnologie farmaceutiche, “c’è grande fiducia nella scienza e non c’è bisogno di nessun obbligo vaccinale“.

Ero un ammiratore di Barbara Gallavotti ed indubbiamente a lei sono debitore di tantissimi chiarimenti riguardo innumerevoli aspetti della pandemia di covid. Non mi aspettavo che cadesse su una questione così delicata e complessa come quella delle speculazioni e dei brevetti dei vaccini, proprio mentre il nostro paese sta per toccare la tragica cifra di 100.000 morti.

Certo, non aveva mai speso nemmeno una parola per il vaccino russo Sputnik che ha concluso con esito brillante (91,6% di efficacia) la fase 3 della sperimentazione già da alcune settimane ed i cui risultati sono stati pubblicati su The Lancet, prestigiosa rivista scientifica britannica secondo cui, quel vaccino è ‘peer reviewed‘, ovvero, validato da esperti scientifici esterni.

E che importa se l’Agenzia europea per i medicinal e, prima ancora, la carriera, of course.
E intanto, qui, da noi, siamo già alla terza ondata ed a quasi 100.000 morti, perché il Covid (come gli altri virus) – si sa – se ne frega bellamente della geopolitica e dei vecchi totem novecenteschi, tipo, “l’atlantismo”.i (Ema) ha fatto sapere di non aver ancora ricevuto alcuna domanda di autorizzazione per il vaccino russo Sputnik V, “nonostante ci siano articoli che affermano l’opposto”.

Certo i russi sono orgogliosetti, ma in quanto a permalosità pure l’EMA non scherza proprio. Non dovrebbero venir prima la vita e la salute di noi tutti, piuttosto che le scaramucce ed i dispetti tra russi e UE?

E nemmeno una parola, la simpaticissima e bravissima Barbara Gallavotti, ha mai speso sul fatto che mentre a Cuba – come del resto in Cina e Vietnam – i decessi da Covid si contano sulle dita di una mano, mentre nella “più grande democrazia del mondo”, gli Stati Uniti, i morti di Covid sono più di mezzo milione.

Ma cosa contano tutti quei morti davanti agli interessi supremi del “libero mercato” e della “concorrenza”?

Paga o muori: è questo l’imperativo, sacro e irrevocabile, su cui si regge tutto il cucuzzaro che consente ad una risibile minoranza di paperoni di continuare ad arricchirsi selvaggiamente su tutto proprio tutto, salute compresa. E cosa è meglio di una pandemia come quella da Covid19 per spostare ogni attività speculativa su ciò di cui l’umanità ha ora più bisogno, ovvero, gli irrinunciabili vaccini?

D’altronde, atlantismo, europeismo ed una spruzzata di “ambientalismo” sono i cardini del “governo di salute pubblica” del restauratore Draghi (dopo gli sbandamenti a corrente alternata in politica estera, a volte pro-Cina e a volte pro-Russia) e chissà che alla brava Barbara Gallavotti non arrivi una bella chiamata per un bel posto prestigio. Hai visto mai…

Che se poi ti sbilanci, non ti chiamano più a Quark e nemmeno a La7. Oddio…

Prima la scienza? Ma nooo, prima la “geopolitica”. E.e, prima ancora, la carriera, of course.

E intanto, qui, da noi, siamo già alla terza ondata ed a quasi 100.000 morti, perché il Covid (come gli altri virus) – si sa – se ne frega bellamente della geopolitica e dei vecchi totem novecenteschi, tipo, “l’atlantismo”.

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