Ben
43 persone uccise dal crollo del ponte. Decine di feriti, alcuni molto
gravi. Centinaia di sfollati. Il quartiere di Certosa, un quartiere
storicamente operaio, all’improvviso isolato dal resto della città, con
pesanti conseguenze per migliaia di cittadini.
Tutti porteranno per tutta la vita i segni della tragedia.
C’è
una Genova che non ha ancora elaborato il lutto e vive come una ferita
sempre aperta la violenza subita dal crollo del Ponte Morandi, ma c’è
anche una Genova che nonostante tutto è stata capace di reagire.
Quando è possibile, nessun genovese passa più da quella zona. Fa male vedere quel vuoto, quello squarcio.
C’è
una Genova che si sente sopravvissuta, perché ognuno di noi sa che
poteva essere sul ponte nel momento del crollo, ma si sente anche
colpevole perché tante erano le voci di popolo che raccontavano le
criticità del ponte,erano anni che venivano svolti lavori notturni, ma
non è stato fatto abbastanza.
Come
USB ha denunciato immediatamente, la tragedia non è frutto di un
“destino cinico e baro”. Le responsabilità sono chiare ed hanno un nome:
“il profitto”.
In
seguito al processo saranno chiarite le responsabilità penali della
Società Atlantia (famiglia Bentton), che gestisce quel ramo di
autostrada e dello Stato che ne è il proprietario.
Milioni
di euro di profitti per l’azienda e per lo Stato da quando la gestione è
stata privatizzata ed assegnata ad Atlantia, a fronte di una risibile
quota di investimenti, rispetto a quelli necessari, destinata ad una
adeguata manutenzione.
E’ stato un anno segnato dal susseguirsi di decreti di emergenza in deroga a diritti, ambiente, salute, vita quotidiana.
Purtroppo
però la tragedia non ha insegnato nulla. In questo anno molte tragedie
nel nostro Paese sono legate all’incuria del territorio e delle
infrastrutture. Altre purtroppo ci saranno. Cosa dire, ad esempio, della
tragedia di 500 morti sul lavoro in questi primi otto mesi del 2019?
Si
sta già costruendo il ponte nuovo, indispensabile alla città, ma la
ricostruzione è stato trasformata in un evento mediatico, nella
celebrazione di un’immagine di “efficienza”, finalizzata al tentativo di
ridimensionare la tragedia. Un ponte che sarà costruito con i nostri
soldi , ma a guadagnarci saranno sempre gli stessi.
E’
l’ennesima immane tragedia che non ha condotto ad alcun cambiamento da
parte dello Stato nella gestione delle infrastrutture e del territorio.
Prevale ancora il profitto rispetto alla vita delle persone.
Atlantia è ancora la concessionaria dell’autostrada nel tratto del Ponte Morandi.
Più volte abbiamo ribadito la necessità della nazionalizzazione di tutte le infrastrutture.
Si
dice che la nuova struttura sarà intitolata a Fabrizio De Andrè, ma
nutriamo forti dubbi sul fatto che se fosse in vita sarebbe d’accordo
con questa scelta. In una sua famosa canzone cantava: “anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti”.
USB
-P.I. Funzioni locali della Liguria ribadisce la propria piena
solidarietà alle famiglie dei morti, agli sfollati ed alla città tutta.
Noi ci siamo e continueremo a lottare affinché non accadano più tragedie
causate dall’incuria e dai tagli in nome del dio “pareggio di
bilancio”.
Non c’è alternativa seria, non c’è minuto di silenzio credibile, se non si cambia il paradigma.
Spendere prima per non piangere dopo.
Non
servono grandi opere, ma investimenti per la messa in sicurezza del
territorio e di tutte le infrastrutture che sono state quasi tutte
costruite negli anni 60.
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