Un po’ di valzer, tanti discorsi discorsi ma lui il prof. Pier Carlo
Padoan è rimasto al suo posto. I Renzi cambiano i Padoan invece no. In
giro ce ne sono molti meno ed il loro addestramento ha richiesto molto
più tempo.
Il governo Gentiloni con Padoan sempre al suo posto serve a non alterare gli equilibri parlamentari con pericolose elezioni popolari ed a proteggere la continuità della forza normativa e operativa che arriva dai centri direzionali europei e dell’area occidentale. Padoan è un “nodo” di una rete amministrativa dove i significati e i principi morali della gestione dell’economia non possono e non devono cambiare. Padoan è funzionale ad una serie di aggiustamenti che possono oscillare solo dentro una scala di parametri decisi a tavolino.
La contraddizione più grossa dentro l’idea di sviluppo economico che questi economisti asserviti continuano a promuovere è l’inefficacia della governance riformista davanti ai dati reali di un insuccesso ormai conclamato.
Lo sviluppo economico che genera disoccupazione, degrado sociale e ambientale non crea effetti al margine trascurabili ma agita milioni di persone. Sono effetti negativi fondamentali il cui corso non è mai stato né interrotto né invertito. Ci sono stati tentativi riformisti imposti senza consenso sia interno, a livello comunitario, sia a livello internazionale dove il processo competitivo ha aperto e chiuso guerre finanziarie dal dopoguerra ad oggi.
Attualmente con la gran paura che la Cina vada dritta al raggiungimento della prima posizione nella classifica del prodotto interno lordo e nelle dotazioni patrimoniali sovrane (anziché prendere atto che l’innovazione tecnologica debba esser spinta a favore della tutela dei beni comuni anziché creare profitti privati o fondi di garanzia a favore di big fail) si continua a spingere sul calo del costo del lavoro portando i paesi europei dell’area mediterranea allo sfinimento e nel lungo periodo allo spopolamento.
La prima risposta che l’umanità mette in campo di fronte alla scarsità di risorse e di opportunità di vita e lavoro in un luogo è l’emigrazione.
La seconda è la chiusura nei confronti dell’esterno nella pia illusione di essere autosufficienti. Operazione tanto istintiva quanto senza senso promossa da insulsi della politica, il leghismo e ogni altra formula di semplificazione dell’agire economico e sociale.
Il risultato finale in questo caso potrebbe rivelarsi ben peggiore dell’inefficienza riformista messa in atto dallo sconclusionato governo europeo e dei singoli stati appartenenti.
Così l’attenzione ricade su Padoan e sul suo ruolo. Per capirlo evitiamo lo sforzo di andare su wikypedia ma leggiamo il suo “L’economia europea” combinandolo anche semplicemente con una sua recente uscita in occasione di un evento promosso da Affari & Finanza titolata Va fermato il declino ora investiamo sul futuro (http://www.mef.gov.it/ufficio-stampa/articoli/article.html…)
Molte sono le analisi condivisibili nel suo sforzo di ricostruzione storica dal dopoguerra ad oggi ma rivolgere lo sguardo al futuro senza voler accettare ciò che riportano i dati a questo link (https://data.oecd.org/unemp/unemployment-rate.htm) significa continuare una carriera nell’asservimento di qualcuno che dall’alto ti dice cosa fare oppure non sentirsi sicuro dei propri mezzi, della propria economia di provenienza, quella dello Stato in cui te che sei Ministro di Economia e Finanza svolgi il tuo ruolo.
In ultima battuta, quando si sente rammentare il terrorismo come pesante causa da risolvere viene automatico reagire perché è proprio la certezza dell’inconsistenza del futuro che generando disoccupazione e disperati tentativi di emigrazione, italiani compresi che se ne starebbero anche volentieri a casa, porta tutto alle estreme conseguenze e reazioni.
Dagli anni ’60 abbiamo visto crescere i PIL ma la quota dei salari, di cui sono componente appunto del reddito aggregato, è rimasta molto indietro, in Italia come in ogni altro paese. Questo è accaduto volutamente a più riprese affinché non si creassero eccessi di domanda di beni che avrebbero spinto in alto l’inflazione danneggiando gli interessi della finanza internazionale. Una storia di sfruttamento delle masse che da millenni si ripete e che ancora oggi non trova discontinuità anzi spesso sono le masse stesse a legittimarla appena raggiunto un tenore di vita con un livello di consumi accettabile.
Visto quindi che Padoan tocca spesso il nodo della formazione dovremmo proprio pensare di cambiare dalla base le coscienze mettendo in atto processi didattici e formativi che contemplino altre economie chiudendo per sempre il disumano capitolo della competizione capitalistica.
Di fronte agli Helycopter Money, i Quantitative Easing, quei 60 miliardi al mese erogati dalla Bce per salvare i bilanci degli stati e di grandi aziende compresi i salvataggi pubblici di interi sistemi bancari, sia in US che in Europa e in Italia, come si fa a non considerare lo sviluppo di economie differenti? Il recupero, il risparmio delle risorse, la tutela ambientale, la gestione globale della scarsità potranno mai diventare una volta per tutte le priorità reali?
Si continua a credere nelle riforme senza mai spingere sulla vera essenza della norma ossia il suo contenuto, il principio, la ratio, l’approccio di eventuali nuove economie.
Se non accade questo passaggio le masse, di cui noi tutti siamo parte, rimarranno ancora a lungo tempo imprigionate in conflitti interni dell’uno contro l’altro e del debole contro il più debole.
Si devono per forza oggi considerare i dati della disoccupazione nella comunità europea accostandoli alla caduta della capacità di spesa dei redditi delle persone fisiche e non si può attendere ulteriormente un’apertura e un passaggio determinato alle nuove economie in un sistema monetario che è allo sbando. Solo la mano pubblica può cambiare il fatiscente paradigma dell’economia dei commerci, della mobilità del capitale e della deportazione di milioni di persone da un’area produttiva ad un’altra, dal rurale alle aree metropolitane.
Il governo Gentiloni con Padoan sempre al suo posto serve a non alterare gli equilibri parlamentari con pericolose elezioni popolari ed a proteggere la continuità della forza normativa e operativa che arriva dai centri direzionali europei e dell’area occidentale. Padoan è un “nodo” di una rete amministrativa dove i significati e i principi morali della gestione dell’economia non possono e non devono cambiare. Padoan è funzionale ad una serie di aggiustamenti che possono oscillare solo dentro una scala di parametri decisi a tavolino.
La contraddizione più grossa dentro l’idea di sviluppo economico che questi economisti asserviti continuano a promuovere è l’inefficacia della governance riformista davanti ai dati reali di un insuccesso ormai conclamato.
Lo sviluppo economico che genera disoccupazione, degrado sociale e ambientale non crea effetti al margine trascurabili ma agita milioni di persone. Sono effetti negativi fondamentali il cui corso non è mai stato né interrotto né invertito. Ci sono stati tentativi riformisti imposti senza consenso sia interno, a livello comunitario, sia a livello internazionale dove il processo competitivo ha aperto e chiuso guerre finanziarie dal dopoguerra ad oggi.
Attualmente con la gran paura che la Cina vada dritta al raggiungimento della prima posizione nella classifica del prodotto interno lordo e nelle dotazioni patrimoniali sovrane (anziché prendere atto che l’innovazione tecnologica debba esser spinta a favore della tutela dei beni comuni anziché creare profitti privati o fondi di garanzia a favore di big fail) si continua a spingere sul calo del costo del lavoro portando i paesi europei dell’area mediterranea allo sfinimento e nel lungo periodo allo spopolamento.
La prima risposta che l’umanità mette in campo di fronte alla scarsità di risorse e di opportunità di vita e lavoro in un luogo è l’emigrazione.
La seconda è la chiusura nei confronti dell’esterno nella pia illusione di essere autosufficienti. Operazione tanto istintiva quanto senza senso promossa da insulsi della politica, il leghismo e ogni altra formula di semplificazione dell’agire economico e sociale.
Il risultato finale in questo caso potrebbe rivelarsi ben peggiore dell’inefficienza riformista messa in atto dallo sconclusionato governo europeo e dei singoli stati appartenenti.
Così l’attenzione ricade su Padoan e sul suo ruolo. Per capirlo evitiamo lo sforzo di andare su wikypedia ma leggiamo il suo “L’economia europea” combinandolo anche semplicemente con una sua recente uscita in occasione di un evento promosso da Affari & Finanza titolata Va fermato il declino ora investiamo sul futuro (http://www.mef.gov.it/ufficio-stampa/articoli/article.html…)
Molte sono le analisi condivisibili nel suo sforzo di ricostruzione storica dal dopoguerra ad oggi ma rivolgere lo sguardo al futuro senza voler accettare ciò che riportano i dati a questo link (https://data.oecd.org/unemp/unemployment-rate.htm) significa continuare una carriera nell’asservimento di qualcuno che dall’alto ti dice cosa fare oppure non sentirsi sicuro dei propri mezzi, della propria economia di provenienza, quella dello Stato in cui te che sei Ministro di Economia e Finanza svolgi il tuo ruolo.
In ultima battuta, quando si sente rammentare il terrorismo come pesante causa da risolvere viene automatico reagire perché è proprio la certezza dell’inconsistenza del futuro che generando disoccupazione e disperati tentativi di emigrazione, italiani compresi che se ne starebbero anche volentieri a casa, porta tutto alle estreme conseguenze e reazioni.
Dagli anni ’60 abbiamo visto crescere i PIL ma la quota dei salari, di cui sono componente appunto del reddito aggregato, è rimasta molto indietro, in Italia come in ogni altro paese. Questo è accaduto volutamente a più riprese affinché non si creassero eccessi di domanda di beni che avrebbero spinto in alto l’inflazione danneggiando gli interessi della finanza internazionale. Una storia di sfruttamento delle masse che da millenni si ripete e che ancora oggi non trova discontinuità anzi spesso sono le masse stesse a legittimarla appena raggiunto un tenore di vita con un livello di consumi accettabile.
Visto quindi che Padoan tocca spesso il nodo della formazione dovremmo proprio pensare di cambiare dalla base le coscienze mettendo in atto processi didattici e formativi che contemplino altre economie chiudendo per sempre il disumano capitolo della competizione capitalistica.
Di fronte agli Helycopter Money, i Quantitative Easing, quei 60 miliardi al mese erogati dalla Bce per salvare i bilanci degli stati e di grandi aziende compresi i salvataggi pubblici di interi sistemi bancari, sia in US che in Europa e in Italia, come si fa a non considerare lo sviluppo di economie differenti? Il recupero, il risparmio delle risorse, la tutela ambientale, la gestione globale della scarsità potranno mai diventare una volta per tutte le priorità reali?
Si continua a credere nelle riforme senza mai spingere sulla vera essenza della norma ossia il suo contenuto, il principio, la ratio, l’approccio di eventuali nuove economie.
Se non accade questo passaggio le masse, di cui noi tutti siamo parte, rimarranno ancora a lungo tempo imprigionate in conflitti interni dell’uno contro l’altro e del debole contro il più debole.
Si devono per forza oggi considerare i dati della disoccupazione nella comunità europea accostandoli alla caduta della capacità di spesa dei redditi delle persone fisiche e non si può attendere ulteriormente un’apertura e un passaggio determinato alle nuove economie in un sistema monetario che è allo sbando. Solo la mano pubblica può cambiare il fatiscente paradigma dell’economia dei commerci, della mobilità del capitale e della deportazione di milioni di persone da un’area produttiva ad un’altra, dal rurale alle aree metropolitane.
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