In due anni di governo Renzi, abbiamo visto applicare nei fatti la
nota lettera del luglio 2011 alla BCE, ispirata da una ferrea logica
neoliberista. Su questa base, si è attaccato il ruolo della scuola
pubblica, privatizzati i beni comuni e i servizi pubblici, aggredito
l’ambiente, a partire dalle trivellazioni e dal moltiplicarsi degli
inceneritori, abbattuti i diritti del lavoro. Con la controriforma
costituzionale, poi, si progetta di rendere permanente
quest’impostazione, passando attraverso la riduzione degli spazi di
democrazia e il primato del potere esecutivo e dell’”uomo solo al
comando”.
Queste scelte sono passate anche perché si è fatto pesare il ricatto della crisi; e tutto ciò in un quadro di debolezza della politica e di frammentazione, anche volutamente costruita, delle mobilitazione e dei soggetti che hanno provato a contrastarle.
Attraverso la campagna sui referendum sociali vogliamo provare ad invertire questa tendenza, in primo luogo rilanciando il conflitto e la mobilitazione diffusa contro quelle scelte. Soprattutto iniziando a dare gambe ad un processo di connessione e costruzione di legami tra i soggetti che hanno animato l’opposizione a quelle politiche. Da qui, pur con la consapevolezza della nostra parzialità, nasce la nostra idea di fondo di lanciare un’alleanza sociale dei movimenti per la scuola pubblica, di quello per l’acqua, della campagna contro la devastazione ambientale che si oppone alle trivellazioni e dal movimento che si batte contro il piano nazionale inceneritori.
9-2-28
In questo quadro, collochiamo anche l’opzione di ricorrere allo strumento referendario per abrogare e contrastare la legge 107 sulla scuola, la legislazione che consente le trivellazioni in mare e in terraferma, quanto prevede lo Sblocca Italia rispetto a un piano strategico per nuovi inceneritori e una grande raccolta di firme per una petizione popolare che vuole contrastare la ripresa dei processi di privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni promossa attraverso il decreto sui servizi pubblici locali attuativo della legge Madia e lo stravolgimento della legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua compiuta alla Camera il 20 aprile scorso con l’approvazione di un testo completamente diverso dall’originale (leggi Le mani sull’acqua di Marco Bersani).
È questa un’iniziativa e un percorso che muove dall’autonomia dei movimenti e dei soggetti sociali e, dunque, prevede che si costituiscano comitati promotori referendari composti da movimenti e soggetti sociali e comitati di sostegno in cui trovano posto anche i soggetti politici che concordano con tale iniziativa.
Con la nostra iniziativa, incrociamo anche il tema della democrazia e della sua espansione, che altro non è se non il rovescio della medaglia dell’affermazione dei diritti fondamentali. La nostra stagione dei referendum (e della raccolta firme) sociali, pur nella sua dimensione autonoma, vuole contribuire anche alla campagna per il NO alla controriforma istituzionale nel referendum confermativo che si dovrebbe tenere in autunno, con la convinzione che parlare di democrazia non significa ragionare puramente di architettura istituzionale ma del potere che hanno le persone di decidere sulle scelte di fondo che riguardano gli assetti della società.
Si apre una stagione di grande impegno, che necessita della mobilitazione e dell’intelligenza diffusa di tante persone nei territori volta a riprendere un rapporto largo con tante persone e soggetti interessati ad uscire dalla crisi affermando un’altra idea di modello sociale e di democrazia
Queste scelte sono passate anche perché si è fatto pesare il ricatto della crisi; e tutto ciò in un quadro di debolezza della politica e di frammentazione, anche volutamente costruita, delle mobilitazione e dei soggetti che hanno provato a contrastarle.
Attraverso la campagna sui referendum sociali vogliamo provare ad invertire questa tendenza, in primo luogo rilanciando il conflitto e la mobilitazione diffusa contro quelle scelte. Soprattutto iniziando a dare gambe ad un processo di connessione e costruzione di legami tra i soggetti che hanno animato l’opposizione a quelle politiche. Da qui, pur con la consapevolezza della nostra parzialità, nasce la nostra idea di fondo di lanciare un’alleanza sociale dei movimenti per la scuola pubblica, di quello per l’acqua, della campagna contro la devastazione ambientale che si oppone alle trivellazioni e dal movimento che si batte contro il piano nazionale inceneritori.
9-2-28
In questo quadro, collochiamo anche l’opzione di ricorrere allo strumento referendario per abrogare e contrastare la legge 107 sulla scuola, la legislazione che consente le trivellazioni in mare e in terraferma, quanto prevede lo Sblocca Italia rispetto a un piano strategico per nuovi inceneritori e una grande raccolta di firme per una petizione popolare che vuole contrastare la ripresa dei processi di privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni promossa attraverso il decreto sui servizi pubblici locali attuativo della legge Madia e lo stravolgimento della legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua compiuta alla Camera il 20 aprile scorso con l’approvazione di un testo completamente diverso dall’originale (leggi Le mani sull’acqua di Marco Bersani).
È questa un’iniziativa e un percorso che muove dall’autonomia dei movimenti e dei soggetti sociali e, dunque, prevede che si costituiscano comitati promotori referendari composti da movimenti e soggetti sociali e comitati di sostegno in cui trovano posto anche i soggetti politici che concordano con tale iniziativa.
Con la nostra iniziativa, incrociamo anche il tema della democrazia e della sua espansione, che altro non è se non il rovescio della medaglia dell’affermazione dei diritti fondamentali. La nostra stagione dei referendum (e della raccolta firme) sociali, pur nella sua dimensione autonoma, vuole contribuire anche alla campagna per il NO alla controriforma istituzionale nel referendum confermativo che si dovrebbe tenere in autunno, con la convinzione che parlare di democrazia non significa ragionare puramente di architettura istituzionale ma del potere che hanno le persone di decidere sulle scelte di fondo che riguardano gli assetti della società.
Si apre una stagione di grande impegno, che necessita della mobilitazione e dell’intelligenza diffusa di tante persone nei territori volta a riprendere un rapporto largo con tante persone e soggetti interessati ad uscire dalla crisi affermando un’altra idea di modello sociale e di democrazia
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