domenica 1 luglio 2012

Internet. Come il “grande fratello” conosce i nostri interessi e condiziona i nostri stili di vita


Condividendo sempre più informazioni e documenti online nei motori di ricerca e nei social network, aziende specializzate come la Acxiom, ci conoscono sempre meglio. Il procedimento è molto semplice: grazie alle tracce che lasciamo nella rete, quando condividiamo un post in Facebook o in Twitter, oppure quando facciamo una ricerca di un prodotto che vorremmo acquistare su un motore di ricerca, queste società catalogano gli interessi e fanno per ognuno di noi una scheda del “consumatore perfetto” di determinati prodotti.
Dal 2005 ad oggi, il numero di intermediari a “caccia” dei nostri dati è raddoppiato….
Una delle maggiori aziende, che per noi è sconosciuta, èla Acxiom con sede operativa in Arkansas. Con i suoi 23mila server e 50mila miliardi di dati, ha prodotto 500milioni di profili di “perfetti clienti”.
Secondo il New York Times, la Acxiom ha raccolto la più grande massa di dati al mondo sui consumatori. Tutti queste informazioni vengono poi rivendute ad altre aziende importanti (banche, case automobilistiche, grandi magazzini e grandi multinazionali) che vogliono sapere se stanno offrendo la cosa giusta al momento giusto.
Secondo una ricerca del Wall Street Journal dello scorso anno, i cinquanta siti più popolari del mondo, hanno istallato in media 64 cookie e beacon carichi di dati su di noi. E’ così che ci ritroveremo, mentre guardiamo la nostra posta elettronica, delle pubblicità che ci propongono (guarda caso) lo stesso prodotto che avevamo cercato in precedenza in motori di ricerca come Google o Yahoo.
Un tempo internet era un mezzo anonimo in cui tutte le persone potevano essere chiunque, ma ora tutto questo è cambiato, è diventato marketing allo stato puro. Se fosse solo un modo per vendere pubblicità mirata, sarebbe grave. Ma non troppo. Il problema è che la personalizzazione non condiziona solo quello che compriamo, ma il nostro stile di vita. E potrebbe essere molto pericoloso.
Bisogna, dunque, trasformale il virus in antivirus. Utilizzare internet a nostro vantaggio e non il contrario. Perché, altrimenti, saremo schiavi controllati e addomesticati dai venditori del nulla.

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