domenica 1 aprile 2012

IL DIO DENARO


Due uomini si sono dati alle fiamme in appena 24 ore, altri sono già riusciti nel loro intento di togliersi la vita, altri probabilmente seguiranno, altri ancora decideranno di unirsi alle masse di emigranti in cerca di maggior fortuna (ma ovunque andranno, le domande da porsi saranno comunque quelle di cui su), molti altri soccomberanno nel silenzio più totale ed altri scenderanno in strada per protestare e distruggere quelli che percepiscono come simboli dei loro mali. 
Tutto ciò è inevitabile, in questo sistema monetario così gestito. Lo sappiamo noi ed a maggior ragione lo sa chi lo gestisce. Ne consegue che tutto ciò è inevitabile perché così voluto, proprio da chi gestisce il denaro, e noi stiamo reagendo proprio come loro si aspettano che reagiamo, tanto che hanno già anche preparato le loro contromisure
Il mio intero stipendio, che per me è un credito, corrisponde in realtà ad un debito per l’intera società, perché non esiste moneta in circolazione che non sia frutto di una forma di prestito, che va restituito maggiorato di interessi. Ti sembra assurdo? Solo perché è un pensiero a cui nessuno ti ha mai abituato. Com’è possibile che il tuo stipendio sia un debito? Non ha senso, giusto? Per dargli un senso devi allargare il tuo sguardo, vedere il sistema nel suo insieme, individuare il flusso di denaro, dalla sua origine fino all’ingresso nel tuo conto in banca. Il denaro, come l’acqua di un fiume, ha sempre una sorgente da cui sgorga. Di affluente in affluente, arriva poi a sfociare in un delta dai mille rivoli. Uno di questi rivoli sei tu.
Tu però i tuoi soldi li spendi, li reimetti in circolazione, sei parte di quel mare da cui i soldi “evaporano” per trasformarsi in piogge di tasse, balzelli, restituzioni di ogni tipo che rimpinguano la sorgente per far ricominciare tutto da capo. Ma questa sorgente è speciale: ha sete, rivuole indietro più denaro di quanto ne abbia prodotto.
E’ come se per ogni goccia di sangue che sgorga dall’atrio sinistro del tuo cuore ne dovesse rientrare una ed un po’ dall’atrio destro. Allucinante, non trovi? Impossibile, in un sistema biologico, ed infatti i sistemi biologici non funzionano così; ma il nostro sistema monetario non è stato creato per rassomigliare ai sistemi biologici (anche se secondo eminenti matematici, fisici e biologi prestati all’economia dovrebbe farlo), è una pura invenzione matematica, per cui quel denaro che non si può restituire perché semplicemente non c’è, viene creato ad hoc, dal nulla. E prestato. Con interesse.
Ripeto: il denaro che non c’è viene creato e prestato con interesse.
Esemplifichiamo: io sono colui che emette denaro, tu sei colui che lo usa. Ti do 100, puoi farne ciò che vuoi, a patto che ad una certa scadenza tu li restituisca, con gli interessi. Do 100 anche al tuo amico, ed all’amico del tuo amico ed all’amico dell’amico del tuo amico e così via; il patto è sempre lo stesso: fatene quel che volete, ma alla scadenza dovrete restituirmeli, con gli interessi. Tu ed i tuoi amici comincerete ad usare questi soldi per scambiarvi mercanzie, servizi, e sapendo che dovrete restituire più soldi di quanti ne avete ricevuti fate il possibile per sottrarvene l’un l’altro quanti più potete.
Arriva il giorno, tu sei stato bravissimo ed hai più soldi di quanti ne hai rivevuti, tanto che puoi ripagare il prestito, gli interessi ed ancora avere un bel gruzzolo in tasca. Qualcuno dei tuoi amici però non è stato altrettanto bravo, ed i soldi che ha in tasca sono addirittura meno di quanti ne aveva avuti prestati. Del resto io sono l’unico che può emettere denaro, per cui tu ed i tuoi amici nient’altro potevate fare che scambiarlo tra di voi, e se tu ne hai di più di quanto ne hai ricevuto, necessariamente qualcun altro deve averne di meno, no?
Ma non c’è problema: io sono magnanimo, voglio che tutto funzioni e così al tuo amico  propongo un altro prestito, con altri interessi. Per me tengo giusto la parte che mi spetta, il resto è suo e può farne quel che ne vuole, a patto che me lo restituisca, con gli interessi. 

Forse cominci ad intuire dove sta l’inghippo.
Che succede se io decido che non posso più farti un prestito? Perché il problema è tutto lì: il problema non è il debito, non è neanche l’interesse, il problema è che se quel debito e quell’interesse lo gestisco solo io, quando voglio, secondo regole da me decise, ti lascio senza soldi. E siccome ti ho fatto credere che i soldi sono valore in sé, merce di scambio e non mezzo di scambio, ti dico che dato che non hai soldi e che non posso rinnovarti il prestito, mi accontento  di una spiaggia, un’industria, un museo, un parco, qualche casa, degli ospedali, magari anche qualche scuola.
Hanno creato un Dio, lo hanno chiamato Denaro, e ci stanno sacrificando a lui. Ma al banchetto ci sono loro.
Le ragioni di tutto ciò potrebbero essere mille, dalle più banali alle più esoteriche, ma intanto che ci pensi su ti voglio dire che una soluzione c’è. Anzi, a ben vedere anche più di una, ma tutte condividono un concetto comune: il potere va redistribuito, parcellizzato, diffuso. Non è lecito che poche persone possano decidere della vita e della morte di milioni, miliardi!, di altre. Non è lecito spendere almeno un terzo della propria esistenza lavorando per divenire sempre più poveri – si può essere benissimo poveri senza lavorare – non ha senso dover competere per un tozzo di pane, quando le risorse, se usate in maniera accorta, sarebbero sufficienti per tenerci in vita tutti, dignitosamente, magari con qualche sfarzo in meno, ma felici nonostante tutto. Un certo Nash, tra l’altro, qualche tempo fa dimostrò che la cooperazione è sempre vincente sulla competizione.

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