L'altra regione con maggior carenza di organico di agenti è il Piemonte dove ci sono stati in 5 anni 300 episodi di riciclaggio: qui mancano 1500 fra polizia e carabinieri, e 480 finanzieri. In Liguria dove nell'ultimo quinquennio il riciclaggio è stato individuato 460 volte, le "fiamme gialle" che mancano all'appello sono 320, 700 gli agenti e i militari dell'Arma. Difficile la situazione anche nel Veneto leghista dove i reati di riciclaggio negli ultimi 5 anni sono stati 220, il vuoto di organico delle forze dell'ordine ammonta a 750 poliziotti e carabinieri, e 460 finanzieri.
Blog che si occupa di commentare fatti e avvenimenti dell'attualità politica e della società
lunedì 22 novembre 2010
SAVIANO NON SI ERA PROPRIO SBAGLIATO...
L'altra regione con maggior carenza di organico di agenti è il Piemonte dove ci sono stati in 5 anni 300 episodi di riciclaggio: qui mancano 1500 fra polizia e carabinieri, e 480 finanzieri. In Liguria dove nell'ultimo quinquennio il riciclaggio è stato individuato 460 volte, le "fiamme gialle" che mancano all'appello sono 320, 700 gli agenti e i militari dell'Arma. Difficile la situazione anche nel Veneto leghista dove i reati di riciclaggio negli ultimi 5 anni sono stati 220, il vuoto di organico delle forze dell'ordine ammonta a 750 poliziotti e carabinieri, e 460 finanzieri.
venerdì 5 novembre 2010
BERLUSCONI NON MI HA DELUSO
venerdì 29 ottobre 2010
ANALISI DEL LAVORO
La società dei consumi fa diventare il mondo lavorativo un semplice strumento per poter consumare.
Quello che la persona ha (il consumo) dipende da quello che fa (il lavoro). Quindi, la gente comune, nella grande saggezza che le dà la sua esperienza quotidiana, quando vuole sapere di una persona, dopo averle chiesto il suo nome, solitamente chiede: “E Lei, che lavoro fa?”. E quando le viene data la risposta a questa domanda conosce già molto dell’altra persona, compreso il livello di consumo, il tipo di abitazione che ha e il tipo di vicinato dove abita, così come il suo stile di vita e così via.
Ma il lavoro non è soltanto un bene individuale, ma anche collettivo. Cioè, quante più persone lavorano (e con un buon lavoro), maggiore ricchezza risiede in un paese. In realtà, il fatto che in Spagna siamo
La disoccupazione, tuttavia, si dà quando c’è meno offerta lavorativa di quella che desidera la popolazione che cerca lavoro. E questo può rispondere a diverse ragioni. Una è che l’economia è ferma e non c’è sufficiente domanda di prodotti e servizi, quindi le aziende diminuiscono la loro produzione e licenziano i loro lavoratori. Questo è quello che sta accadendo adesso. Ma oltre a questo ci sono delle cause strutturali che esistono da molti anni. Una è il cambiamento tecnologico, che consente a un lavoratore di fare ciò che prima facevano in venti. Un’altra è lo spostamento delle aziende in altri paesi, dove si portano anche i posti di lavoro. E un’altra ancora è l’immigrazione, che aumenta la quantità della popolazione in cerca di lavoro. Ognuna di queste cause strutturali può variare a seconda delle decisioni politiche.
Un altro modo per ridurre la disoccupazione, su cui non si sta indagando così tanto come su quelli precedenti, è aumentare l’offerta lavorativa riducendo il numero di ore lavorate. Questo è infatti quello che fece l’Amministrazione Roosevelt con il New Deal, quando la disoccupazione aumentò notevolmente durante la Grande Recessione. Nel 1940 Roosevelt emanò una legge che stabiliva la settimana lavorativa di cinque giorni, quando prima era di sei giorni. Questo cambiamento fu molto importante, e non solo aumentò la qualità di vita della popolazione lavorativa (e quella delle sue famiglie), ma aumentò in modo significativo l’offerta lavorativa. Da qui che una misura di grande efficienza per creare lavoro sarebbe quella di ridurre la settimana lavorativa a quattro giorni, cambiamento che, ovviamente, dovrebbe essere fatto lentamente senza alterare negativamente la produzione di beni e servizi. È probabile che i benefici aziendali inizialmente si riducano, il che spiega l’enorme opposizione del mondo aziendale a questa misura. In realtà, la sua ultima domanda, proposta per la Commissione Europea, di sensibilità neoliberale, era quella di aumentare la settimana lavorativa dalle 48 alle 65 ore.
I redditi di lavoro comunque, aumenterebbero, e questo dal punto di vista dell’efficienza economica è un esito positivo, perché una parte del problema finanziario ed economico è basato sull’eccessiva polarizzazione dei redditi, con un’enorme esuberanza dei benefici del capitale con conseguente riduzione dei benefici del lavoro. L’enorme aumento della produttività che si è avuto durante il XX secolo nella maggior parte dei paesi dell’OCSE ha portato maggiori benefici ai redditi di capitale che ai redditi di lavoro . Da lì, l’importanza di invertire questo fatto, sia per ragioni di equità che di efficienza economica!
domenica 10 ottobre 2010
La Guerra ed i morti in Afghanistan
domenica 26 settembre 2010
PREMIATA SPAZZATURA FELTRI-BELPIETRO
Tra politici, politicanti, escort, nani e ballerine ne spiccano due per servilismo e scarsezza di doti morali.
Entrambi rispondo a due illustri padroni e per loro portano avanti qualsiasi battaglia.
Uno si chiama Vittorio Feltri ed è pagato dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, l’altro è Maurizio Belpietro al soldo del senatore del PdL Antonio Angelucci.
Non dobbiamo dimenticarci che “Libero” giornale di cui è direttore Belpietro prende anche ingenti finanziamenti pubblici destinati ai quotidiani.
Il compito dei due sicari Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro è quello di produrre tonnellate di fango da spargere su coloro che non si allineano al pensiero unico berlusconiano.
Chiarissimo esempio del loro infimo compito è apparso chiaro negli ultimi mesi quando Gianfranco Fini stanco dei modi dittatoriali di Silvio Berlusconi ha deciso di abbandonare il partito che aveva contribuito a creare, il PdL.
Da allora i due avvoltoi Feltri e Belpietro hanno incominciato a volare intorno alla vita privata del Presidente della Camera cercando di portare alla luce vicende che ne potessero screditate l’immagine.
Con questo obiettivo hanno impiegato tutte le loro energie e tutto l’inchiostro delle loro penne per produrre un documentazione infinita che dimostrerebbe la cattiva condotta del Presidente della Camera, nella vicende della compravendita dell’appartamento di Montecarlo.
Dinanzi alla mancanza di prove, di testimonianze attendibili e di riscontri i due produttori di fango hanno incominciato a creare una serie di dossier falsi che hanno come unico obiettivo quello di lesionare l’integrità morale del Presidente della Camera ed conseguentemente di intimidirlo, affinché desista dalla strada che ha intrapreso.
Invitiamo i due direttori Feltri e Belpietro , di cercare come gli altri esseri umani di far uso della spina dorsale, tentando di tenere la schiena dritta anche dinanzi all’ingombrante peso berlusconiano.
E Allo stesso tempo consigliamo a entrambi di tornare alle origini, e di ridiventare cronisti quali un tempo sono stati. Invece di poltrire nel chiuso dei loro studi, dietro una polverosa scrivania perché non incominciano a realizzare vere inchieste da reporter?
Perché non si recano nel sud Italia a scoprire le collusioni dello Stato con la malavita organizzata? Perché non documentano gli sfaceli delle politiche leghiste nel nord del Paese?
Sappiamo che tutte le nostre domande rimarranno inevase.
Speriamo però che lo sgretolamento del potere Berlusconiano in corso, spazzi via anche i due sicari, Feltri e Belpietro.
mercoledì 1 settembre 2010
UN AUTUNNO DIFFICILE
Si tratta di un dato ulteriormente sconcertante a fronte dei nuovi aumenti di prezzi e tariffe che sono in arrivo.
Dalle analisi dell’Osservatorio Nazionale, infatti, la crescita dei prezzi per il 2010 comporterà per le famiglie italiane un aggravio di ben 1.118 euro rispetto allo scorso anno.
A pesare saranno i rincari di quasi tutte le voci del budget familiare, dall’Rc auto al riscaldamento, dalle tariffe del gas ai biglietti aerei: aumenti che, in generale, si inquadrano nel più ampio capitolo di spesa delle famiglie, che nella ripresa autunnale dovranno fare i conti anche con costi scolastici quasi probitivi (i prezzi dei libri registreranno un’ulteriore crescita in media del 5%). Per fare solo qualche esempio pratico, l’assicurazione auto aumenterà di 160 euro, le tariffe del gas di 100 euro, quelle autostradali di 60 e quelle aeree/aeroportuali di 65; ugualmente le tariffe dei treni aumenteranno di 65 euro e quelle relative al riscaldamento di 140; le tariffe dei rifiuti subiranno un aumento di 38 euro e quelle dell’acqua di 19.
Si tratta cioè inevitabilmente di un nuovo abbattimento del potere di acquisto delle famiglie, già duramente provato dalla grave crisi che il Paese sta attraversando ormai da molto tempo, e dalle manovre economiche inique e sbagliate messe in campo dal Governo; non è poi da dimenticare il continuo aumento del tasso di disoccupazione e la conseguente contrazione dei consumi, arrivata perfino a manifestarsi attraverso la diminuzione in quantità ed in qualità del consumo alimentare.
Di fronte a questa situazione bisognerebbe correre ai ripari, partendo dal rilancio della domanda interna attraverso un aumento del potere di acquisto delle famiglie a reddito fisso. Per fare ciò sarebbe indispensabile agire con determinazione, avviando un processo di detassazione per le famiglie a reddito fisso ed operando un vero e proprio blocco di prezzi e tariffe.
I nostri politici, invece di cercare di risolvere la drammatica situazione economica del Paese, continuano ad esser fotografati mentre prendono il sole nelle loro ville extra lusso; alla faccia degli italiani sempre più pallidi e squattrinati.
lunedì 9 agosto 2010
LE "FAVOLE" MAI RACCONTATE
Oggi tocca a Fini, svariate volte nel passato più o meno recente è stata la volta di Di Pietro, ad ottobre c’era il giudice Mesiano, tra fine agosto e i primi di settembre – subito dopo il direttore dell’Avvenire Dino Boffo e quello di Repubblica Ezio Mauro – è stato di nuovo Fini: stiamo parlando delle campagne stampa messe in piedi dagli house organs controllati tutti più o meno indirettamente dal Cavaliere. Delle campagne giornalistiche che un marziano che non sapesse nulla dell’Italia IN TEORIA potrebbe trovare giustissime (a parte il servizietto gentilmente riservato a Mesiano, di gusto semplicemente mafioso-piduista, come abbiamo già avuto modo di scrivere) in quanto – sempre IN TEORIA – volte a chiedere spiegazioni a personaggi pubblici per garantirne la trasparenza, nessuna IN PRATICA si è mai svincolata dai desiderata dell’«utilizzatore finale», sempre lui, Silvio Berlusconi.
Tutte infatti sono nate da una sua necessità, decisamente poco democratica: manganellare l’avversario di turno. Di Pietro con la sua ferma opposizione al regime arriva a raddoppiare i voti? Eccoti gli scoop (sempre quelli, periodici, ad orologeria) sui suoi affari immobiliari di Libero e Il Giornale e, con il concorso esterno del sempre più ottimo (scusate la grammatica) Corriere della Sera, la foto con Contrada; Mesiano condanna la Fininvest a versare alla Cir di De Benedetti un risarcimento di 750 milioni di euro per il lodo Mondadori? Tranquilli, basta far vedere a Mattino5 i suoi calzini turchesi facendolo passare per un pazzo e il gioco è fatto; Boffo dal suo giornale critica sommessamente il premier puttaniere ma allo stesso tempo difensore dei valori cattolici? Feltri estrae dal cilindro una vecchia storiaccia di molestie telefoniche, additandolo come un omosessuale, portandolo alle dimissioni. Repubblica martella Berlusconi con le domande sbagliate, quelle su Noemi? Ancora Feltri svela che il suo direttore ha pagato una casa in nero.
Ora tocca a Fini, già nel mirino del randellatore ufficiale Feltri (il 14 settembre, dopo le sue uscite per smarcarsi dal Pdl, il direttore del quotidiano di via Negri se ne esce con un avvertimento di stampo dellutriano: «Delegare i magistrati a far giustizia politica è un rischio. Specialmente se le inchieste giudiziarie si basano sui teoremi. Perché oggi tocca al premier, domani potrebbe toccare al presidente della Camera. È sufficiente, per dire, ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza Nazionale per montare uno scandalo. Meglio non svegliare il can che dorme»).
Dopo la rottura ufficiale e la creazione di Futuro e Libertà, ecco l’inchiesta giornalistica sulla casa monegasca di An, passata al fratello della seconda moglie di Fini. Il pressing congiunto di Libero e Il Giornale ha portato all’apertura di un fascicolo da parte della procura di Roma, per ora contro ignoti. Ribadiamo: la questione va certamente chiarita ed è giusto che i cronisti pongano le domande ai politici. Però non si può far passare per giornalismo questo manganellamento sistematico, soprattutto se l’«utilizzatore finale» diretto di queste campagne – sì, sempre lui – rappresenta tutto, tranne la trasparenza. Scendendo nello specifico, parlando del caso odierno, è più grave che una casa ereditata da un partito finisca dopo svariati passaggi al cognato di quello che all’epoca era il leader del movimento politico o che un imprenditore rampante per acquistare la sua futura favolosa dimora si avvalga del pro-tutore della legittima proprietaria della villa per turlupinarla? È il momento di una favola.
C’era una volta, nel 1974, un rampante imprenditore che aveva messo gli occhi su villa San Martino di Arcore, valutata all’epoca 1.700 milioni di lire. Il giovane, allora naturalmente cappelluto, riuscì ad acquistarla per 250 milioni. L’incantesimo fu possibile grazie al sempre apposito Cesare Previti – quello che successivamente, entrato ufficialmente alle dipendenze dell’ormai semplice prenditore, si comprò coi suoi soldi il giudice Metta nel sopra citato lodo Mondadori –, allora protutore della proprietaria, la marchesina Annamaria Casati Stampa, ancora minorenne. Il pagamento, fissato sui 500 milioni, non avvenuto in contanti bensì in azioni di alcune società immobiliari non quotate in borsa, venne dilazionato nel tempo. Ecco che allora la marchesina, ormai maggiorenne e trasferitasi in Brasile, quando tentò di monetizzare le azioni, fu costretta a cedere alla generosissima offerta del futuro Cavaliere: «Te le ricompro io, ma alla metà del loro prezzo».
Ecco, quando i vari Feltri, Belpietro, Fede, Giordano e Brachino troveranno il tempo per raccontare questa bella favola mettendo sulla graticola il Cavaliere nero con le loro martellanti domande, allora risulteranno più credibili anche con le altre inchieste. Fino a quel momento, resteranno solo dei giornalisti indipendenti. Da se stessi.