Il giudizio è decisamente tranchant ma la fonte è autorevole e pesante, soprattutto se si tratta di Emmanuel Macron.
In una intervista al settimanale britannico L’Economist, un giornale scritto e diretto all’establishment mondiale, il presidente francese ha avvertito i paesi europei di non poter più fare affidamento sugli Stati Uniti per difendere gli alleati della NATO. “Ciò che stiamo attualmente vivendo è la morte cerebrale della NATO”, ha dichiarato testualmente Macron nell’intervista pubblicata da L’Economist.
L’Europa si trova “sull’orlo di un precipizio”, dice, e deve iniziare a pensare a se stessa strategicamente come una potenza geopolitica; altrimenti “non avremo più il controllo del nostro destino”.
Durante l’intervista di un’ora, avvenuta all’Eliseo il 21 ottobre scorso, Macron sostiene che è giunto il momento che l’Europa si “svegli”. Alla domanda se credeva ancora nell’efficacia dell’articolo 5 (quello che prevede l’intervento di tutta l’alleanza qualora uno stato membro venga attaccato e che rappresenta il principale effetto deterrente della Nato, ndr), la risposta è stata di quelle pesanti: “Non lo so”, ha detto Macron “ma cosa significherà l’articolo 5 domani?”. Una risposta con cui Macron ha messo praticamente i piedi nel piatto.“Se il regime di Bashar al-Assad decidesse di vendicarsi in Turchia, ci impegneremo? Questa è una vera domanda. Ci impegniamo a combattere Daesh. Il paradosso è che la decisione americana e l’offensiva turca in entrambi i casi hanno lo stesso risultato: il sacrificio dei nostri partner sul campo che hanno combattuto contro Daesh, le forze democratiche siriane “, ha affermato Emmanuel Macron.
Ma l’analisi del presidente francese è andata oltre. l’Europa “scomparirà” se non “pensa a se stessa come una potenza mondiale“, afferma Macron. “Non penso di drammatizzare le cose, cerco di essere lucido”. Il presidente francese ha poi indicato quelli che, a suo avviso, sono tre grandi rischi per l’Europa: “ha dimenticato di essere una comunità”; il “Disallineamento” della politica statunitense dal progetto europeo e l’emergere del potere cinese “che emargina chiaramente l’Europa”.
Tre rischi che, secondo Macron, rendono ancor più “essenziale, da un lato, l’Europa della Difesa – un’Europa che deve acquisire un’autonomia strategica e capacità a livello militare, dall’altro la necessità di riaprire un dialogo strategico con la Russia, un dialogo senza ingenuità e che richiederà tempo”.
“Il Presidente Trump, per cui ho molto rispetto, pone la questione della NATO come un progetto commerciale. Secondo lui è un progetto in cui gli Stati Uniti forniscono una forma di ombrello geopolitico, ma in cambio deve esserci un’esclusività commerciale, è un motivo per comprare americani. La Francia non ha firmato per questo “, sostiene Macron nell’intervista a L’Economist.
“Per 70 anni abbiamo realizzato un piccolo miracolo geopolitico, storico e di civiltà: un’equazione politica senza egemonia che consente la pace. (…) Ma oggi ci sono una serie di fenomeni che ci mettono in una situazione di limite al precipizio”.
Il presidente francese ritiene che “se gli europei non hanno un risveglio, una consapevolezza di questa situazione e la decisione di coglierla, il rischio è, in ultima analisi, che geopoliticamente scompariamo o in ogni caso non siamo più i padroni del nostro destino. Lo credo profondamente”.
Si tratta di parole pesanti come macigni e che confermano quella crisi della Nato incubata alla fine del secolo scorso (di cui l’aggressione alla Serbia nel 199 è stata l’epifenomeno,ndr), una crisi di cui parliamo da tempo e che si era palesata nel 2008 con il mancato intervento della Nato nella guerra tra Georgia e la Russia. La prima, in mano al dittatorello Shakasvili, aveva invocato proprio l’art.5 della Nato liquidato da Macron nell’intervista a L’Economist. Gli Stati Uniti si erano detti d’accordo ma tutti i partner europei negarono il loro consenso. Insomma di “morire per Tbilisi” non se ne parlava proprio.
Le camere di compensazione tra le potenze capitaliste emerse da un dopoguerra a egemonia statunitense, negli ultimi venti anni hanno perso peso, significato e capacità di intervento. E’ accaduto per il Fmi, il G7, la Wto, ma è accaduto anche per la Nato. E la crisi di questi organismi in cui si agiva solo in base al Washington Consensus si è via via accresciuta con il rafforzamento dell’Unione Europea, il declino statunitense, la loro competizione con Russia e Cina sul teatro mondiale.
Come ebbe a dire profeticamente Henry Kissinger nel 2001: “Mi preoccupa il fatto che quando l’Unione Europea agisce come soggetto unico negli affari mondiali molto spesso, e sarei tentato di dire, sempre, agisce in opposizione agli Stati Uniti”. “Sarebbe un errore” ha proseguito “un errore capace di portare gradualmente a una frattura tra le due sponde dell’Atlantico in un mondo sempre pieno di problemi”.
Che il mondo sia pieno di problemi e la frattura delle due sponde dell’Atlantico si sia accentuata, è ormai sotto gli occhi di tutti. L’intervista a Macron è qualcosa di più di un epitaffio solo per la Nato, è il segno di una nuova epoca nelle relazioni internazionali.
In una intervista al settimanale britannico L’Economist, un giornale scritto e diretto all’establishment mondiale, il presidente francese ha avvertito i paesi europei di non poter più fare affidamento sugli Stati Uniti per difendere gli alleati della NATO. “Ciò che stiamo attualmente vivendo è la morte cerebrale della NATO”, ha dichiarato testualmente Macron nell’intervista pubblicata da L’Economist.
L’Europa si trova “sull’orlo di un precipizio”, dice, e deve iniziare a pensare a se stessa strategicamente come una potenza geopolitica; altrimenti “non avremo più il controllo del nostro destino”.
Durante l’intervista di un’ora, avvenuta all’Eliseo il 21 ottobre scorso, Macron sostiene che è giunto il momento che l’Europa si “svegli”. Alla domanda se credeva ancora nell’efficacia dell’articolo 5 (quello che prevede l’intervento di tutta l’alleanza qualora uno stato membro venga attaccato e che rappresenta il principale effetto deterrente della Nato, ndr), la risposta è stata di quelle pesanti: “Non lo so”, ha detto Macron “ma cosa significherà l’articolo 5 domani?”. Una risposta con cui Macron ha messo praticamente i piedi nel piatto.“Se il regime di Bashar al-Assad decidesse di vendicarsi in Turchia, ci impegneremo? Questa è una vera domanda. Ci impegniamo a combattere Daesh. Il paradosso è che la decisione americana e l’offensiva turca in entrambi i casi hanno lo stesso risultato: il sacrificio dei nostri partner sul campo che hanno combattuto contro Daesh, le forze democratiche siriane “, ha affermato Emmanuel Macron.
Ma l’analisi del presidente francese è andata oltre. l’Europa “scomparirà” se non “pensa a se stessa come una potenza mondiale“, afferma Macron. “Non penso di drammatizzare le cose, cerco di essere lucido”. Il presidente francese ha poi indicato quelli che, a suo avviso, sono tre grandi rischi per l’Europa: “ha dimenticato di essere una comunità”; il “Disallineamento” della politica statunitense dal progetto europeo e l’emergere del potere cinese “che emargina chiaramente l’Europa”.
Tre rischi che, secondo Macron, rendono ancor più “essenziale, da un lato, l’Europa della Difesa – un’Europa che deve acquisire un’autonomia strategica e capacità a livello militare, dall’altro la necessità di riaprire un dialogo strategico con la Russia, un dialogo senza ingenuità e che richiederà tempo”.
“Il Presidente Trump, per cui ho molto rispetto, pone la questione della NATO come un progetto commerciale. Secondo lui è un progetto in cui gli Stati Uniti forniscono una forma di ombrello geopolitico, ma in cambio deve esserci un’esclusività commerciale, è un motivo per comprare americani. La Francia non ha firmato per questo “, sostiene Macron nell’intervista a L’Economist.
“Per 70 anni abbiamo realizzato un piccolo miracolo geopolitico, storico e di civiltà: un’equazione politica senza egemonia che consente la pace. (…) Ma oggi ci sono una serie di fenomeni che ci mettono in una situazione di limite al precipizio”.
Il presidente francese ritiene che “se gli europei non hanno un risveglio, una consapevolezza di questa situazione e la decisione di coglierla, il rischio è, in ultima analisi, che geopoliticamente scompariamo o in ogni caso non siamo più i padroni del nostro destino. Lo credo profondamente”.
Si tratta di parole pesanti come macigni e che confermano quella crisi della Nato incubata alla fine del secolo scorso (di cui l’aggressione alla Serbia nel 199 è stata l’epifenomeno,ndr), una crisi di cui parliamo da tempo e che si era palesata nel 2008 con il mancato intervento della Nato nella guerra tra Georgia e la Russia. La prima, in mano al dittatorello Shakasvili, aveva invocato proprio l’art.5 della Nato liquidato da Macron nell’intervista a L’Economist. Gli Stati Uniti si erano detti d’accordo ma tutti i partner europei negarono il loro consenso. Insomma di “morire per Tbilisi” non se ne parlava proprio.
Le camere di compensazione tra le potenze capitaliste emerse da un dopoguerra a egemonia statunitense, negli ultimi venti anni hanno perso peso, significato e capacità di intervento. E’ accaduto per il Fmi, il G7, la Wto, ma è accaduto anche per la Nato. E la crisi di questi organismi in cui si agiva solo in base al Washington Consensus si è via via accresciuta con il rafforzamento dell’Unione Europea, il declino statunitense, la loro competizione con Russia e Cina sul teatro mondiale.
Come ebbe a dire profeticamente Henry Kissinger nel 2001: “Mi preoccupa il fatto che quando l’Unione Europea agisce come soggetto unico negli affari mondiali molto spesso, e sarei tentato di dire, sempre, agisce in opposizione agli Stati Uniti”. “Sarebbe un errore” ha proseguito “un errore capace di portare gradualmente a una frattura tra le due sponde dell’Atlantico in un mondo sempre pieno di problemi”.
Che il mondo sia pieno di problemi e la frattura delle due sponde dell’Atlantico si sia accentuata, è ormai sotto gli occhi di tutti. L’intervista a Macron è qualcosa di più di un epitaffio solo per la Nato, è il segno di una nuova epoca nelle relazioni internazionali.
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