Ci sono due immagini di Silvio Berlusconi degli ultimi giorni che
raccontano meglio di ogni retroscena lo stato di «disperazione» del
Cavaliere, rinchiuso nella sua villa di Arcore in attesa che lunedì la
giunta per le immunità decida sul suo ormai scontato addio alla politica
italiana. Due immagini che rappresentano l’indecisione, il panico, la
sospensione tra falchi e colombe del Pdl, propria di un leader politico
che non ha ancora preso una decisione sul da farsi da qui a domenica:
staccare la spina al governo Letta o continuare a sostenerlo.
La prima istantanea che dovrebbe far riflettere è quella che
lo ritrare con il leader dei Radicali Marco Pannella per il voto ai
referendum: un Berlusconi un po’ «stralunato» che invita i suoi elettori
ad abolire diverse leggi approvate durante i suoi governi. La seconda è
quella con la fidanzata Francesca Pascale e il cane Dudù sul divano di
villa San Martino. Volto sofferente, quasi «costretto» in posizioni
plastiche lontane anni luce dai bagni di folla o dai comizi che gli
hanno fatto governare l’Italia per quasi vent’anni: è l’immagine
dell’eclissi di un leader.
Chi lo ha visto negli ultimi giorni racconta di un Berlusconi
che da troppo tempo non sa più a che santo votarsi. Che parla con
tutti, si arrabbia, cambia idea in continuazione. Tra alti e bassi di
umore. Tra chiedere la grazia e non chiederla. Tra chiedere a Marina
Berlusconi di lanciarsi in politica, ma anche di non farlo. Tra chi lo
invita, come Fedele Confalonieri o Ennio Doris, a riflettere sulle sue
aziende che potrebbero essere stritolate dopo una crisi di governo, e
chi invece gli chiede di forzare la mano.
Appena sabato annunciava di non voler far cadere il governo
Letta. Poi la giravolta di mercoledì quando fa trapelare che tra due
giorni, cioè venerdì, i ministri del Popolo della Libertà potrebbero
dimettersi dall’esecutivo nel caso in cui il Partito Democratico votasse
per la sua decadenza da senatore. Le avvisaglie di crisi sono iniziate
subito a filtrare tra i parlamentari. Tra chi asseconda le istanze
bellicose e chi invece chiede ancora tempo, almeno fino a lunedì.
E se Altero Matteoli all’uscita dalla riunione dei senatori
pidiellini a palazzo Madama spiegava «che se decade Berlusconi cade
anche il governo Letta», è toccato alla colomba Maurizio Lupi, ministro
per le Infrastrutture, ribadire che da parte del Pdl «non c’è nessuna
minaccia. Pur avendola votata, i dubbi sulla costituzionalità della
legge Severino possono esserci e sono legittimi. Noi abbiamo con forza
espresso una posizione, richiamando alla responsabilità il Pd. Non è un
ricatto ma è un invito ad un’assunzione di responsabilita».
Il problema è che Berlusconi si trova in un vicolo
cieco tanto che Enrico Letta appare più che mai tranquillo: «La mia
testa è concentrata sugli obiettivi di medio-lunge termine» spiega.
«È l’unico modo per lavorare e non lasciarsi distrarre dalle turbolenze
del momento che in parte sono legate a questioni estranee al governo,
come accade fra le altre cose con i problemi giudiziari di Silvio
Berlusconi». Lo stesso presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,
anche se irritato dalla situazione, almeno secondo diversi
interlocutori, tace ben sapendo che resisterà con le unghie alla caduta
del governo che lui stesso ha voluto.
Del resto, tra le priorità del Capo dello Stato, c’è la modifica
della Legge Elettorale. Chi lo conosce spiega che «Napolitano non vuole
sciogliere le Camere se prima non sarà modificato il porcellum»,
tassativo. E soprattutto che c’è una crisi economica mai finita e il
semestre in Europa a guida italiana a bloccare ogni possibile avvisaglia
di elezioni. E per essere ancora più chiari, Gianni Cuperlo, rivale di
Matteo Renzi al prossimo congresso del Partito Democratico, ha già fatto
sapere che nel caso in cui cadesse il governo ci potrebbe essere una
nuova maggioranza. Per intenderci, quei quattro nuovi senatori a vita da
poco eletti, nemmeno applauditi dal Pdl al loro insediamento al Senato,
potrebbero essere solo «la prima gamba» su cui costruire il nuovo Letta
bis.
Il punto però è che Berlusconi sta pensando alle elezioni. O
comunque i falchi come Daniela Santanchè o Micaela Biancofiore
continuano a spronarlo in quella direzione, facendo breccia in un leader
confuso, che vede avvicinarsi il baratro finale. La disperazione che
potrebbe vincere sul calcolo razionale. C’è persino chi gli consiglia di
cavalcare elettoralmente la decadenza da senatore e soprattutto
l’interdizione dai pubblici uffici che gli pioverà addosso a ottobre. La
data ultima per possibili elezioni a novembre e dicembre sarebbe il 15
ottobre, quando Letta ha annunciato il varo della nuova legge di
stabilità. Coincidenze? Non si sa. Sta di fatto che la tensione inizia a
farsi palpabile, si ballerà per qualche settimana, ma alla fine, come
sussurrano le colombe, «non succederà nulla». Perché Berlusconi, come
dice Dario Franceschini del Pd, «è finito». Sarà davvero così?
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