martedì 15 giugno 2010

LA LEGGE BAVAGLIO

In questi ultimi giorni ha tenuto banco nell'agenda politica l'approvazione della cosidetta legge bavaglio sulle intercettazioni telefoniche, nata per i creatori di tale legge nello spirito di limitare gli abusi che tale metodi d'indagine può causare; in realtà mi pare che tale legge sia nata con l'ingannevole pretesto di limitare la libertà d'informazione e bloccare di fatto uno strumento d'indagine scomodo a molti....
Qui di seguito ho pubblicato un articolo di Giuseppe D'Avanzo di Repubblica, molto esplicativo e specchio del mio pensiero su questa legge truffa, vi invito a leggere e riflettere.
"L'agenda delle priorità di Silvio Berlusconi continua ad essere ad personam. Quindi, che la ricreazione continui, con buona pace di Emma Marcegaglia. Sostegno alle imprese e a chi perde il lavoro? Possono attendere. Per la bisogna sono sufficienti, al premier, un paio di bubbole nel tempio di cartapesta di Porta a porta (4 giugno): "Oggi non c'è nessuno che perdendo il lavoro non venga aiutato dallo Stato. C'è la cassa integrazione per i precari, così come per i lavoratori a progetto". Il Cavaliere diventa meno fantasioso quando si muove nel suo interesse. Teme le intercettazioni (non si sa mai, con quel che combina al telefono) e paventa le cronache come il diavolo l'acqua santa. Si muove con molta concretezza, in questi casi. Prima notizia post-elettorale, dunque: il governo impone la fiducia alla Camera e oggi sarà legge il disegno che diminuisce l'efficacia delle investigazioni, cancella il dovere della cronaca, distrugge il diritto del cittadino di essere informato. Con buona pace (anche qui) della sicurezza dei cittadini di un Paese che forma il 10 per cento del prodotto interno lordo nelle pieghe del crimine, le investigazioni ne usciranno assottigliate, impoverite. L'ascolto telefonico, ambientale, telematico da mezzo di ricerca della prova si trasforma in strumento di completamento e rafforzamento di una prova già acquisita. Un optional, per capirci. Un rosario di adempimenti, motivazioni, decisioni collegiali e nuovi carichi di lavoro diventeranno sabbia in un motore già arrugginito avvicinando la machina iustitiae al limite di saturazione che decreta l'impossibilità di celebrare il processo, un processo (appare sempre di più questo il cinico obiettivo "riformatore" del governo). Ancora. Soffocare in sessanta giorni il limite temporale degli ascolti (un'ulteriore stretta: si era parlato di tre mesi) "vanifica gli sforzi investigativi delle forze dell'ordine e degli uffici di procura", come inutilmente ha avvertito il Consiglio superiore della magistratura.
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Sistemata in questo modo l'attività d'indagine, il lavoro non poteva dirsi finito se anche l'informazione, il diritto/dovere di cronaca, non avesse pagato il suo prezzo. Con un tratto di penna la nuova legge estende il regime che oggi regola gli atti giudiziari coperti dal segreto anche agli atti non più coperti dal segreto "fino alla conclusioni delle indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare". Prima di questo limite "sarà vietata la pubblicazione, anche parziale o per riassunto, della documentazione e degli atti delle conversazioni telefoniche anche se non più coperti dal segreto". Si potrà dire che si indaga su una clinica privata abitata da medici ossessionati dal denaro che operano i pazienti anche se non è necessario. Non si potrà dire qual è quell'inferno dei vivi e quanti e quali pasticci hanno organizzato accordandosi al telefono. Lo si potrà fare soltanto a udienza preliminare conclusa (forse). Con i tempi attuali della giustizia italiana dopo quattro o sei anni. In alcuni patologici casi, dopo dieci. Addio al giornalismo come servizio al lettore e all'opinione pubblica. Addio alle cronache che consentono di osservare da vicino come funzionano i poteri, lo Stato, i controlli, le autorità, la società. È vero, in alcuni casi l'ostinazione a raccontare le opacità del potere ha convinto il giornalismo ad andare oltre i confini del codice penale violando il segreto. È il suo mestiere, in fondo, perché la libertà di stampa è nata nell'interesse dei governati e non dei governanti e quindi non c'è nessuna ragione decorosa per non pubblicare documenti che raccontano alla pubblica opinione - ricordate un governatore della Banca d'Italia? - come un'autorità di vigilanza protegge (o non protegge) il risparmio e il mercato. Naturalmente violare la legge, anche se in nome di un dovere professionale, significa accettarne le conseguenze. È proprio sulle conseguenze di violazioni (finora comunemente accettate) che la legge del governo lascia cadere un maglio sulla libertà di stampa. I cronisti che violeranno la consegna del silenzio saranno sospesi per tre mesi dall'Ordine dei giornalisti (sarà questa la vera punizione) e subiranno una condanna penale da sei mesi a tre anni di carcere (che potrà trasformarsi in sanzione pecuniaria, però). Ma non è questo che conta davvero, mi pare. Che volete che sia una multa, se si è fatto un lavoro decente? La trovata del governo che cambia radicalmente le regole del gioco è un'altra. È la punizione economica inflitta all'editore che, per ogni "omesso controllo", potrà subire una sanzione pecuniaria (incarognita nell'ultimo testo) da 64.500 a 465mila euro. Come dire che a chi non tiene la bocca cucita su quel che sa - e che i lettori dovrebbero sapere - costerà milioni di euro all'anno la violazione della "consegna del silenzio", cifre ragguardevoli e, in molti casi, insostenibili per un settore che non è in buona salute. L'innovazione legislativa - l'abbiamo già scritto - sposta in modo subdolo e decisivo la linea del conflitto. Era esterna e impegnava alla luce del sole la redazione, l'autorità giudiziaria, i lettori. Diventa interna e vede a confronto, in una stanza chiusa, le redazioni e le proprietà editoriali. La trovata trasferisce il conflitto nel giornale. L'editore ha ora un suo interesse autonomo a far sì che il giornale non pubblichi più quelle cronache. Si portano così le proprietà a intervenire direttamente nei contenuti del lavoro redazionale. Le si sollecita, volente o nolente, a occuparsi della materia informativa vera e propria, sindacando gli atti dei giornalisti. Il governo, nel progetto inviato al Parlamento, pretende addirittura che l'editore debba adottare "misure idonee a favorire lo svolgimento dell'attività giornalistica nel rispetto della legge e a scoprire ed a eliminare tempestivamente situazioni di rischio". È evidente che solo attraverso un controllo continuativo e molto interno dell'attività giornalistica è possibile "scoprire ed eliminare tempestivamente situazioni di rischio". Di fatto, l'editore viene invitato a entrare nel lavoro giornalistico e a esprimere un sindacato a propria tutela. Ecco dunque i frutti intossicati della legge che oggi sarà approvata, senza alcuna discussione, a Montecitorio: la magistratura avrà meno strumenti per proteggere il Paese dal crimine e gli individui dall'insicurezza quotidiana; si castigano i giornalisti che non tengono il becco chiuso anche se sanno come vanno le cose; si punisce l'editore spingendolo a mettere le mani nella fattura del giornale. E quel che conta di più, voi - cari lettori - non conoscerete più (se non a babbo morto) le storie che spiegano il Paese, i comportamenti degli uomini che lo governano, i dispositivi che decidono delle vostre stesse vite. Sono le nuove regole di una "ricreazione" che non finisce mai. "

giovedì 6 maggio 2010

SCAJOLA INSEGNA

Nel recente caso che vede al centro dello scandalo il ministro Scajola per la compravendita della famosa casa con vista Colosseo vi stupirò, mi schiero dalla sua parte, non tanto ovviamente per l'oscura e torbida vicenda immobiliare-finanziaria che ci stà dietro ma per le conseguenze che il ministro ha tratto da esse e cioè, di essersi dimesso e di avere tolto il disturbo così come dovrebbero fare tutti gli uomini di stato e con una responsabilità pubblica.
Vi sono tantissimi esempi di ministri, esponenti governativi che pur essendo pescati con le mani nella marmellata in fatti altrettanto gravi invocano la messa in atto di chissa quale complotto, sottraendosi alla giustizia e dicendo di essere vittima di un complotto, tutto questo ovviamente restando ben incollati alla propria poltrona.
Scajola ha fatto scuola anche all'interno del centro destra, ove le dimissioni per queste tipologia di fatti sono una perla rara ( Verdini, Bertolaso, Fitto, Cosentino non hanno affatto mollato la presa ) e sono un esempio di come un uomo di stato quando sbaglia si assume le responsabilità e si accolla le conseguenze.
Del resto in tutti i paesi europei e democratici direi che è sempre funzionato cosi...chissa mai che dopo anni e anni arriveremo anche noi a comportarci in questa maniera senza vedere nei giudici il demonio sempre e comunque.

giovedì 1 aprile 2010

CHI HA VINTO E CHI HA PERSO?

Le recenti elezioni regionali ci hanno consegnato una situazione per cui tutti i partiti si dicono essere soddisfatti del risultato o quantomeno non delusi dalla loro prestazione.
Bersani da un lato ribadisce il fatto che il centro sinistra comunque numericamente ha battuto 7 a 6 il centro destra per regioni conquistate e Berlusconi dall'altra che fa valere il fatto che il centro destra ha strappato ben 4 regioni dove prima governava la sinistra.
Ebbene a mio modo di vedere quello che si può ritenere relamente soddisfatto è proprio quest'ultimo, cioè il Cavaliere, che, unico governante in Europa, ha saputo tenere in termine di voti e non è crollato come ad esempio Sarkozy in Francia che ha pagato oltremodo la crisi che sta investendo tutto il mondo occidentale.
La cosa stupefacente è che la sinistra italiana non sia riuscita nemmeno ad intercettare, in questo momento di crisi generale, gli umori ed il sentire delle persone e del ceto medio basso lasciando ancora una volta a Berlusconi il monopolio di certe tematiche quali lavoro ed immigrazione.
La sinistra ha perso il suo elettorato ed il suo tessuto sociale, ora la classe operaia vota lega e Pdl per la gran parte, non certo Pd.
D'altro canto la sinistra ha pagato l'inefficenza totale, per non dire di peggio..., dei suoi governatori locali quali Bassolino, Loiero e Marrazzo, e giustamente hanno pagato dazio in tali regioni.
Da segnalare, oltre ovviamente la marea leghista al nord che hanno portato Cota in Piemonte e Zaia in Veneto alla vittoria, la lista di Beppe Grillo che si è permessa il lusso di contribuire a far perdere, risultando di fatto decisiva, la Bresso in Piemonte e ad avere eletti due consiglieri regionali proprio in Piemonte ed in eEmilia Romagna arrivando al 7% dei consensi.
La lista di Grillo ha saputo coagulare a se parte dei voti degli scontenti e dei disaffezionati della politica, erodendo anche voti al centrosinistra soprattutto.
Per il futuro vedremo se e come la sinistra saprà risollevarsi dall'ennesima batosta (in Lazio è riuscita a perdere nonostante alla Polverini mancasse la lista Pdl!!!) e se la Lega che ora ha in mano il Nord riuscirà a porre in atto quei cambiamenti più volte solo annunciati fin ora.

martedì 9 marzo 2010

LE REGOLE SONO UGUALI PER TUTTI?

La recente vicenda delle liste elettorali con il conseguente decreto salva liste firmato da Napolitano ha messo in luce diversi aspetti, a mio parere molto negativi, che è utile analizzare per capire il livello di degenerazione che ha raggiunto la classe politica italiana nel suo complesso.
C'è da capire se le leggi e le regole valgono per tutti oppure per i potenti e per i soliti noti del governo vi è un trattamento particolare e mi spiego meglio: se un comune cittadino si presenta ad un concorso in ritardo sull'orario previsto di inizio voi pensate venga riammesso a concorrere? Se un comune cittadino presenta la documentazione prevista per un appalto o per un qualsiasi bando pubblico fuori tempo massimo pensate voi che la sua pratica venga tenuta in considerazione? in entrambi i casi io risponderei di no! Ora vi è da capire come mai se quelli del PDL presentano le liste fuori tempo massimo essi vengono comunque salvati e riammessi con un apposita legge fatta a doc per loro. Vi è inoltre da dire che quest'ultimi hanno mostrato un incompetenza totale ed una perdita di credibilità che peserà anche sul consenso elettorale del Popolo delle Libertà alle regionali, errore madornale quindi sotto tutti gli aspetti.
Coloro che sostengono il decreto firmato da Napolitano dicono che comunque andava garantita la possibilità del voto agli elettori del PDL sia in Lombardia e sia in Lazio, allora la legge e la costituzione cui tanto Napolitano sbandiera, quasi fosse un oracolo, è carta straccia, visto che poi anche se una lista presenta le candidature in modo irregolare viene comunque riammessa..alla faccia della democrazia; la democrazia è fatta di regole e chi non le rispetta ne paga le conseguenze, mi spiace dirlo ma questa volta Napolitano non doveva firmare il DL salva liste e gli elettori di centro destra che non potevano votare o che comunque non avrebbero avuto la possibilità di votare specificatamente per il PDL nella scheda elettorale dovrebbero solo prendersela con l'incapacità dei dirigenti del suo partito non con la sinistra o con chissa' chi altro.

venerdì 5 febbraio 2010

NON SPARIAMO A ZERO SU MORGAN

In questo mio post vorrei affrontare il tema che ha così fatto scalpore e scandalizzato i benpensanti sulle dichiarazioni del cantante Morgan che ha ammesso di fare uso di cocaina da anni e che la ritiene un elemento che le consente di affrontare meglio la vita diciamo o che comunque lo sorregge nei momenti di depressione.
Premetto subito che queste dichiarazioni "spot" a favore della droga non sono di buon gusto e sono di pessimo esempio per il mondo giovanile che egli vuole rappresentare.
Ma io mi scandalizzo molto di più per quelle finte verginelle del mondo dello spettacolo che hanno additato Morgan come il male assoluto della società, come il simbolo della devianza come se non si sapesse che gran parte dei divi della musica e dello spettacolo fanno uso di sostanze stupefacenti per non parlare anche di una fetta di politici. Ecco Morgan ha sbagliato a dichiarare quelle cose, e su questo non ci piove minimamente, ma forse la sua colpa è stata quella di esser stato troppo sincero sulle sue debolezze e sui suoi problemi, l'accanimento che si è mostrato nei suoi confronti è eccessivo e magari anche quei benpensanti che ora lo criticano in passato hanno fatto uso anche loro di droghe e altre schifezze simili.
Se non si vuole a sanremo Morgan non si doveva accettare nel passato neppure Vasco Rossi per esempio visto che è acclarato che anch'egli faceva uso di sostanze stupefacenti ma l'ipocrisia di un certo mondo dello spettacolo chiude gli occhi per il business economico di fronte a certe situazioni.
Si preferisce scegliere un capro espiatorio e crocefiggerlo per lavarsi tutti la propria coscienza, compresa la Rai che fa la moralista su questo episodio ma poi manda in Tv all'ora di cena scene di guerra, sesso e quant'altro che va contro la morale comune.

lunedì 11 gennaio 2010

L'UDC DA CHE PARTE STA?

Con l'avvicinarsi delle elezioni regionali, che si svolgeranno nel prossimo Marzo, mi preme focalizzare l'attenzione sul partito di Pierferdinando Casini che si presenterà a questa competizione elettorale in un ruolo particolare, cioè senza vincolo di coalizione ma alleandosi a macchia di leopardo a seconda delle varie situazioni locali regionali di volta in volta con il centrodestra o con il centrosinistra.
Capiterà quindi di vedere l'Udc alleato con la Lega ad esempio in Veneto e contro la Lega e con il centrosinistra in Piemonte ad esempio.
Questo comportamento di una politica dei "due forni" era di prassi anche per la vecchia democrazia cristiana e sorge il dubbio che essa venga messa in atto non tanto per essere l'ago della bilancia ma per stringere alleanze con i possibili governatori vincenti per poi spartirsi le nomine ed i posti; esempio, in Veneto si sa che quasi sicuramente vincerà Zaia il leghista, bene l'udc va col centrodestra....nelle regioni rosse è presumibile che vinca il centrosinistra e che si fa? Ci si allea col centrosinistra! Portando a motivazione di tali ambigue alleanze variabili il fatto che il bipolarismo è da cambiare, che PD e PDL sono partiti che non vanno bene, e facendo credere che l'Udc possa essere il vero, osannato centro della politica italiana.
Ma comportandosi cosi, invece, si rafforza il bipolarismo tanto deprecato da Casini & C, facendo vincere a mani basse, alleandosi con l'uno o con l'altro proprio PD e PDL, i nemici tanto odiati; è questa l'ipocrisia dell'Udc che strepita contro la Lega e poi la appoggia in Lombardia; se avessero voluto veramente combattere i due poli l'Udc doveva far scendere in campo dei proprio personali candidati governatori per combattere gli odiati nemici, non allearsi con essi...questo è un atteggiamento a mio avviso ipocrita che cela solamente il solito istinto di potere e di poltrone che pervade tutti i partiti della politica italiana.

giovedì 17 dicembre 2009

DOPO L'ATTACCO A BERLUSCONI SARA' GUERRA O PACIFICAZIONE TRA I DUE POLI?

Come d'obbligo ha tenuto banco in questi giorni pre-natalizi nella discussione politica il vile attacco perpetrato ai danni del Presidente del Consiglio Berlusconi, vittima di un pazzo, Massimo Tartaglia il suo nome, che ha violentemente scagliato contro il viso del premier una statuetta-souvenir del Duomo di Milano provocandogli seri danni al volto.
Direi che è d'obbligo, scontato e naturale dare piena solidarietà al premier e condannare senza se e senza ma il gesto inconsulto di una persona, Tartaglia, che da ben 10 anni è sotto cure psichiatriche per disturbi mentali.
Fatta questa doverosa premessa ci terrei a ribadire però che non mi è piaciuta affatto la gazzarra e la gara a chi la spara più grossa che si è scatenata dopo l'attentato, con parole pesanti da una parte e dall'altra: Di Pietro che dice che in pratica Berlusconi istiga e quindi se l'è cercata e gli sta bene, e parte del centrodestra che invece additava l'opposizione come mandante morale e materiale del vile attacco subito dal premier, invece di cogliere il fatto che Tartaglia è un folle che ha agito da solo.
Credo che siano volate parole grosse da una parte e dall'altra ed il clima di pacificazione invocato da Napolitano a mio parere è stato ben poco messo in pratica dai due poli.
La discussione su tutti i giornali ed i media sta prettamente nel capire chi alimenta e fomenta l'odio verso l'avversario politico tale poi da provocare in persone fragili, malate e condizionabili azioni di questo tipo...beh direi che entrambe le fazioni politiche sono responsabili: il centro sinistra a volte esagera nell'antiberlusconismo ad oltranza e fazioso, per alcuni esponenti della sinistra Silvio è responsabile di qualsiasi cosa negativa accada in Italia, lo accusano di essere persino mafioso e mandante delle stragi del '92 dove morirono Falcone e Borsellino, nel versante del centro destra la faziosità e l'ottusità nel difendere sempre e comunque il premier anche quando è indifendibile, da parte dei soldatini di corte vedi Bonaiuti, Cicchitto, Bondi, Capezzone è a dir poco irritante e dimostra una pochezza politica assoluta.
Inoltre pure il Cavaliere ed il suo entourage non risparmiano parole di fuoco contro la magistratura e altri poteri dello stato che vengono sistematicamente delegittimati ed offesi oppure pronuncia parole pesanti come quando disse nel 2006 che chi vota la sinistra sono cretini.
A mio parere non siamo ancora al clima degli anni di piombo ma credo che la moderazione d'ora in poi sia d'obbligo per tutti, questo per evitare che succedano atti simili a questo o anche tragicamente peggio.