L’Italia ha tassato alcuni servizi digitali erogati da imprese multinazionali di grandi dimensioni. Una “web tax” rivolta soprattutto ai giganti della rete come Google e Facebook.
Ma…
la tassazione prevedeva il 3% dei profitti su alcuni servizi digitali, e guarda caso, ha fruttato allo Stato una somma di “soli” 233 milioni di euro. Una somma “bassa” solo se rapportata ai profitti impressionanti delle multinazionali del web, ma utili a essere spesi per molti dei servizi pubblici che da tempo sono carenti.
Logica avrebbe voluto, che il governo intervenisse con un correttivo al rialzo, e invece, l’Italia come altri Paesi che avevano preso la medesima misura, ha deciso di abrogarla.
Sì… avete capito bene!
Un accordo con gli USA prevede che dal 2023 la tassazione ora in vigore venga abrogata in virtù dell’introduzione di una nuova tassa globale sulle multinazionali big tech.
Le multinazionali, dunque, dovranno pagare una imposta.
Ma…
nulla sappiamo sull’entità e sulla forma che assumerà questa imposta, mentre sappiamo che una parte dei profitti saranno tassati nel paese in cui la multinazionale opera, e gli USA hanno già promesso ingenti sgravi fiscali.
Non solo: sappiamo anche che la nuova global tax almeno in un primo momento sarà a carico dello Stato, infatti le multinazionali, invece di pagare verranno risarcite della parte di prelievo fiscale superiore a quanto le aziende hi-tech avrebbero pagato se l’intesa sulla global minimum tax fosse entrata in vigore prima.
Evidentemente, la nuova tassa sarà più vantaggiosa, un vero e proprio regalo degli Stati alle multinazionali del web.
Vogliamo un sistema fiscale equo e una tassazione vera dei profitti di chi si arricchisce grazie alla manodopera sparsa in tutto il mondo. Dobbiamo batterci perché questi profitti vengano restituiti alla collettività!
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