Non è uno scherzo o un tentativo maldestro di mettere in piedi una
trama di fantapolitica. Sapevamo che la tragica approvazione, tramite
Pd-Pdl, del Fiscal Compact e del pareggio di bilancio in Costituzione
avrebbe provocato danni permanenti a questo paese. Danni dei quali non
si ha ancora chiara l’effettiva portata. Pensando magari che “la
crescita” arriva davvero “risanando” parte dello stato del paese.
L’Istat, che non è una casa editrice di fantascienza ma l’istituto
nazionale di statistica, mette invece in guardia su quanto sta realmente
accadendo in questo paese. Ha infatti pubblicato una simulazione su
quanti anni occorrono a due paesi dell’Eurozona, praticando l’austerità,
per raggiungere i parametri fissati dal Fiscal Compact e dal pareggio
di bilancio in Costituzione, grazie alla guida del Six Pack e del Two
Pack, gli accordi tra stati dell’Eurozona che prevedono rigidità di
bilancio e sorveglianza ferrea di Bruxelles.
Per quanto riguarda un paese della taglia della Germania, gli anni di
austerità da percorrere per arrivare alla situazione di bilancio
definita ottimale dai “La strada”, film tratto dal romanzo di
McCarthyvari accordi nell’Eurozona sono sette. Non è comunque poco per
un paese che deve far fronte a una situazione interna dove sono emerse
nuove povertà. Il problema è che, secondo le simulazioni Istat, per
rispettare il Fiscal Compact secondo le regole che si è data l’Eurozona,
l’Italia dovrebbe impiegare almeno 80 (!) dei propri anni in politiche
di austerità, in una sorta di liturgia perpetua dei sacrifici da
tramandarsi di generazione in generazione. E’ però impensabile che un
quadro così fallimentare, non di una congiuntura economica ma di un
modello di sviluppo, non abbia effetti sulla politica istituzionale.
Si guardi al dibattito sulla riforma elettorale. Dopo la sentenza
della Corte di Cassazione, che contesta la costituzionalità del premio
di maggioranza nell’attuale legge elettorale, si discute su “poche
modifiche” delle legge in vigore. L’effetto però sarebbe di ottenere una
legge quasi proporzionale. In sé non sarebbe un problema ma guardiamo
all’effetto politico: renderebbe obbligatoria, alle élite di questo
paese, una alleanza organica Pd-Pdl. O, se si preferisce, la
stabilizzazione di quella attualmente al governo che altro non è che la
prosecuzione dell’alleanza Monti. Tutto per salvare le esigenze
dell’oligarchia al potere in Italia, che vampirizza le risorse del paese
garantendo l’austerità per “l’Europa”, e non dover mettere in
discussione un assetto politico-economico che fa bene solo alla finanza
globale. Poi, per far sembrare che tutto più o meno sia come sempre, ci
sono le solite strategie di banalizzazione. “Repubblica”, “Corriere” e
telegiornali lavorano in questo senso. Resta solo da capire però a chi
scoppierà in faccia, e quando, questa situazione
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