martedì 23 aprile 2013

IL TRIONFO DI SILVIO E LA MORTE DEL CENTROSINISTRA

L’Europa e gli USA hanno spinto nei giorni scorsi per il governo di larghe intese. Hanno vinto con la riconferma di Napolitano a Capo dello Stato.  Hanno bisogno di avere in Italia un governo docile alle indicazioni “lacrime e sangue” che verranno da Bruxelles e che riguarderanno esclusivamente o quasi  le classi lavoratrici ed il welfare. Inoltre la destra è la migliore garanzia per il capitalismo ed anche per le banche. Berlusconi ha capito fino in fondo che poteva giocarsi fino in fondo una partita che poteva riportarlo ad essere il dominus dell’Italia solo se avesse offerto al PD ed a Monti la possibilità di un governo “di responsabilità nazionale”. Ha offerto a Bersani la direzione di tale governo .  Ma Bersani è rimasto vittima dei suoi stessi dubbi ed è stato fatto fuori assieme a Prodi. La mancata elezione di Prodi segna il punto di fuoriuscita definitiva del PD da ogni politica di centro.-sinistra. Napolitano, interprete di ciò che i poteri mondiali vogliono dall’Italia, è la persona più idonea a garantire una decisa svolta a destra, ancora più a destra di Monti, della politica italiana. Ha accettato di continuare a fare il Capo dello Stato avendo ottenuto prima da Bersani, Alfano, Monti e Maroni l’impegno a fare un governo subito. Governo che sarà presieduto da Letta oppure da Amato. Bersani si è bruciato. Ma il capo del governo sarà scelto nell’area dei personaggi graditi alla Casa Bianca ed a Bruxelles.
Con molta onestà Vendola non ha appoggiato fino in fondo questo disegno pur avendo fatto dichiarazioni che potevano indurre a pensare il contrario quando ha detto che non si ritorna alla casella di partenza che è un campo di macerie e che bisogna guardare al futuro. Quale futuro?  Comunque  Vendola non ha votato Napolitano ed è stato importante che non abbia lasciato a 5 Stelle il monopolio della opposizione al governo di larghe intese, al cosidetto inciucio.Non votando Napolitano Vendola costituisce ancora una speranza per la sinistra italiana. Spero che la Nomenclatura del SEL non lo spinga all’accordo con il PD ed a rientrare nei ranghi.
Ma, se dobbiamo essere veritieri dobbiamo dire che anche se Grillo avesse dato la più ampia disponibilità a collaborare con il PD per una soluzione della Presidenza della repubblica, anche se avesse mollato la candidatura di Rodotà, la maggioranza del PD non avrebbe mai, dico mai, fatto un accordo con lui. Oramai la maggioranza del PD ha compiuto fino in fondo la sua scelta. Una scelta che avrà seguito in tutto il partito che si sta in queste ore ricompattando su posizioni di centro-destra. La scissione non sarà fatta da Renzi e se qualcuno nel PD assumerà  l’iniziativa di una scissione di sinistra tutto il quadro politico italiano tenterà di strangolarla fin dalla culla. Le forze che spingono a destra sono oggi di gran lunga più forti ed hanno in mano le istituzioni ed il potere economico.
Napolitano si sta scusando con Berlusconi per la parentesi Monti. Napolitano aveva sostenuto per cinque anni il centro-destra avallando tutte le sue porcherie. POi aveva dovuto cedere alle pressioni esterne che volevano Monti al Governo.  La rottura tra Napolitano e la Procura di Palermo e l’esilio ad Aosta di Ingroia sono stati  un primo pezzo della riconciliazione con Berlusconi dopo il golpe del governo “tecnico”.Ora si apre la immensa prateria del governo di larghe intese del quale Berlusconi sarà il dominus. Si temprerà in questo governo la nuova-vecchia classe dirigente fatta di persone rappresentative del PDL e del PD.
Quale maggiore soddisfazione del Cavaliere quella di avere un governo assieme a Bersani che fino all’altro ieri diceva ai suoi ” Vi immaginate io assieme a Brunetta ed a Gasparri?”. Ebbene ora i suoi non se lo immagineranno ma vedranno Bersani a braccetto dei due sotto lo sguardo paterno e compiaciuto del Cavaliere che ha vinto e stravinto la sua partita essendo l’unico politico di questa fase storica ad avere una cosa che gli altrui hanno stupidamente dismesso: l’Ideologia! IL pensiero forte! Un pensiero forte fa una strategia forte ed una strategia forte fa tattiche forti. Per questo Berlusconi ha fottuto tutti.

lunedì 15 aprile 2013

LE 7 VITE DI SILVIO

Non se ne è mai andato. Anche quando  - con l’avvento di Mario Monti – la gente è scesa in piazza per festeggiare le sue dimissioni, Silvio Berlusconi ha dimostrato di avere più vite dei gatti: ha atteso, è rimasto nelle retrovie, ha riorganizzato un partito che senza di lui non sarebbe andato da nessuna parte, poi è tornato alla carica. Il tutto mentre Mario Monti – prima amato poi odiato dagli italiani – cadeva nella rete dichiarando di voler “salire” in politica, cancellando così qualsiasi possibilità di un suo futuro ritorno come  ”tecnico”. E i risultati per il Professore sono stati molto magri. Non per il Cavaliere che – uno dopo l’altro – ha visto annichilirsi tutti i possibili avversari. Per tacer di Renzi – l’unico competitor davvero pericoloso – messo nel cassetto dal suo stesso partito e da una classe dirigente di stampo bersaniano, troppo preoccupata a perpetuare se stessa e un modello di Pd ormai superato.
A differenza di Grillo, Berlusconi non sta tenendo il suo pacchetto di voti nel cassetto, non finge di voler fare salvo poi creare l’ingovernabilità. Tutt’altro: il Pdl è sceso in piazza due volte e si è detto disponibile a lavorare per formare un governo. Come dire: il cerino resta in mano a Bersani che – a sua volta – lo scarica sui grillini. Ed è proprio il MoVimento di Grillo quello che rischia adesso di perdere terreno ed elettori: con otto milioni di voti ottenuti alle scorse elezioni, non è ancora ben chiaro cosa i deputati e senatori a Cinque Stelle siano andati a fare in Parlamento: dicono solo di no a tutto, chiedono un governo senza fiducia, si muovono sul crinale del “vorrei ma non posso” quasi fosse una giustificazione davanti ai propri elettori, come se la vita democratica di un Paese avesse regole tutto sommato sovvertibili con uno schiocco di dita.
In questo panorama tanto ingestibile quanto ormai congelato su posizioni inconciliabili, il vero vincente è proprio Silvio Berlusconi: davanti al fallimenti di Mario Monti, all’incapacità del Partito democratico di vincere le elezioni e all’immobilismo di Grillo, ancora una volta i sondaggi premiano un Silvio Berlusconi “temporeggiatore” ma in risalita. E al pari del disastro attuale, i discorsi e la psicosi sullo spread sembrano  ai non addetti ai lavori una bugia che il Cavaliere può adesso usare per rilanciarsi.
E non si vada a dire che Berlusconi andava con le minorenni. Che Ruby. Noemi Letizia. Agli italiani di queste vicende non interessa nulla. Anzi, forse invidiano anche quel vecchietto settantenne ancora capace di divertirsi con soldi e donne. Questa è la triste verità. Per tacer di quanti – poco più di un anno fa – l’avevano dato per spacciato.

martedì 2 aprile 2013

LA REPUBBLICA DELLE BANANE

Nella repubblica specialista in tavoli, tavolini, comitati e commissioni perditempo era inevitabile che, a conclusione del più inutile giro di consultazioni che si ricordi, il capo dello Stato invece dell’incarico di governo abbia deciso di creare due bei gruppi di lavoro e di assegnare dieci incarichi ad altrettanti supposti esperti. Essi dovrebbero partorire, in un paio di settimane, quelle presunte riforme economiche e istituzionali con cui da un ventennio la peggiore classe politica dell’orbe terracqueo prende in giro gli italiani.
Intendiamoci, Giorgio Napolitano va capito: giunto all’epilogo del settennato, si ritrova a gestire una crisi politica ingestibile cosicché, stufo di perdere tempo con partiti che già pensano alle prossime elezioni e usano i microfoni del Quirinale per farsi propaganda, ha pensato di mollare la patata bollente al suo successore. C’era solo il problema di arrivare al 15 maggio. Prima ha fatto sapere che se ne sarebbe potuto andare in anticipo: niente di scandaloso trattandosi di poche settimane, ma abbastanza per gettare nel panico bipartisan quei politici che senza più la copertura di Re Giorgio, per circolare dovrebbero munirsi di giubbotto antiproiettile. Ed ecco i dieci “saggi”, parola che induce al sorriso, trattandosi (salvo un paio di nomi) perlopiù di vecchie cariatidi o di politicanti in disarmo. Spartiti secondo il più rigoroso manuale Cencelli, sembrano fatti apposta per preparare il terreno all’inciucione Pd-Pdl, che l’attuale inquilino del Colle considera come una sorta di premio alla carriera.
Subito da tutte le televisioni si sono levate grida di giubilo da parte di giornalisti convocati all’uopo: uno ha detto addirittura che quella di Napolitano era “una mossa da fuoriclasse”. Negli osanna si sono naturalmente distinti i leader di cui sopra: adesso, mentre i saggi saggiano, potranno dedicarsi serenamente alla campagna elettorale. Crisi e disoccupazione possono attendere. Una frase di circostanza giunta dal M5S ha fatto andare in un brodo di giuggiole qualche novello esperto: un caso psichiatrico, direbbe Grillo, visto che il movimento ha come scopo dichiarato la distruzione completa dell’attuale sistema dei partiti. Dopo la pausa pasquale vedremo come la supercazzola sarà accolta dai mercati, mentre già in Europa si stenta a credere che con i suoi giganteschi problemi l’Italia continui ad affidarsi al governo Monti, sfiduciato in tutti i sensi. Attenzione, gli italiani sono pazienti, ma se si arrabbiano sono guai.