lunedì 23 marzo 2009

LA FINE DI ALLEANZA NAZIONALE

Lo scorso 21-22 marzo si è consumata una pagina importante di politica con lo scioglimento di Alleanza Nazionale dopo 14 anni dalla svolta di Fiuggi per confluire nel nuovo PDL assieme a Forza Italia.
Il percorso fatto dal partito di Fini dal 1995 ad oggi è stato ,per cosi dire, una sorta di "transizione" e "sdoganamento" dall' MSI e quindi dall'estremismo missino verso una destra democratica, moderna, di governo e riconosciuta a livello europeo.
Ora non vi è dubbio che il partito di Fini sia riuscito a far dimenticare il suo passato, anche per bocca del suo segreterio che ha definito il fascismo male assoluto dimenticandosi di essere stato anch'esso fascista e quindi di sputare nel piatto dove ha mangiato, ma a che prezzo è avvenuto questo sdoganamento? Non vi è dubbio che trasformandosi in Alleanza Nazionale gli uomini di Fini siano riusciti ad occupare poltrone di governo che in passato mai sarebbero riusciti ad occupare (ricordiamoci che Fini è presidente della Camera ed è stato ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio) ma credo che l'identità del partito, delle idee e degli uomini di Alleanza Nazionale siano andati via via col tempo e con gli anni sempre più appiattendosi verso quelle di Forza Italia diventandone una fotocopia sbiadita e azzerando le idee e i valori che con Fiuggi erano nate.
Confluendo nel PDL credo che questo appiattimento diventi sempre più evidente e irreversibile facendo diventare gli uomini di alleanza nazionale dei meri portavoce delle ideologie di Berlusconi e company.
La leadership di Berlusconi è incontrastata e penso che all'interno del PDL non vi sia pari dignità in quanto Forza Italia tenterà di cannibalizzare tutti gli spazi e ad An rimarranno come sempre le briciole e sarà condannata ad essere l'eterna seconda dietro lo strapotere berlusconiano.
L'unico a guadagnarci in fututo sarà Fini che da buon opportunista attende che Berlusconi venga disarcionato per poi guidare lui il PDL.

15 commenti:

  1. Come ha ben sottolineato uno dei più autorevoli intellettuali italiani odierni, Marcello Veneziani su Libero di ieri, è un fatto naturale la scomparsa di AN. è il clima che si respira nel nostro tempo. La Destra come la Sinistra muoiono assieme, assieme lasciano la scena, oramai divenute sorelle rugose, zitelle inviperite relegate nella casa di riposo dei partitini del 0,0...Muoiono Destra e Sinistra dopo aver perso, lungo la strada, la storia, le ideologie, le idee, il progetto, la passione civile, le masse e la mobilitazione militante.Non c'entra Berlusconi o Veltroni/Franceschini ..queste scelte sono dettate dal tempo che ci ritroviamo a vivere: un tempo (MESTO) di cui restano sulla battaglia della cultura solo le carcasse di destra easci sinistra. ci rimangono solo i gusci vuoti dell'etica e dell'estetica, del fascismo e del comunismo,della destra e della sinistra, del liberalismo e perfino del cattolicesimo.Fini e Veltroni/Franceschini non sono i burattinai, ma i burattini di un tempo che predilige (dunque crepano il pci e l'ex msi) più wall strett che le piazze (Piazza Rossa/ Marcia su Roma).siamo nell'epoca dei televoti, dei libri scritti da Moccia e Melissa P. (di S. agostino o Voltaire non ci sono più tracce). Dunque giustissima la scelta di Fini e Franceschini.
    Le mie più sentite condoglianze a chi vive la politica con valori, ideali, passioni, a chi è mosso kantianamente e crede nella sua "forza morale deposta al suo interno", a chi sventola fiero la bandiera dei suoi"valori, delle sue tradizioni, dei suoi ricordi, dei suoi ideali ed a chi si rifiuta di ammainarla perchè rappresentano la bandiera della sua vita"non importa quale bandiera.
    Mi unisco nel dolore, nella tragedia e nella sofferenza culturale di chi ha perso la sua bandiera.

    Paolo

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  2. Bio, senza offesa: x me nn c'hai capito un cazzo...

    Se c'è qualcuno ke è stato opportunista, nn è certo Fini, coerente con le sue svolte.

    Al max sono stati opportunisti qualche colonnello e molti ufficiali e sottoufficiali, ke si son fatti scudo di Fini x rimanere cm prima o, peggio, delle brutte fotocopie dei "padri".

    E cmq nn sarà una questione di "forzisti" e "aennini"; cm ci sono colonnelli "finiani" incapucciati da "berluscones", ci sono e ci saranno forzisti con Fini cm "stella polare", ecc.

    Nn è ke x' dalla tua parte politica hanno fallito, debba succedere pure di qua, eh?!

    :)

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  3. ciao fratello...concordo con te sultuo post e su questo appiattimento di AN verso la congregazione con FI...premetto però che l'analogo mezzo è stato preso in esame dal PD e si è visto come è andata a finire...parlando con Federico, che saluto calorosamente, penso che anche questo colpo politico via via andrà scemando e questa smania di novità ci porterà allo scatafascio politico e al ritorno dei vecchi, cari, partiti(mi riferisco anche al PLI) e lì tutti si ricrederanno!!!Le leggi Francesconiane stanno spazzando via i "cespugli" ma non la dignità dei piccoli partiti...come il PDL ha copiato il PD cosi si copieranno reciprocamente la loro fine inevitabile...e non chiamatemi "catostrofista" ma realista!!!ciao a tutti!!!!

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  4. mah..per me il problema non è tanto Berlusconi o Franceschini ma il clima culturale e politico odierno; insomma PD e PDL sono democraticamente i partiti preferiti dagli italiani (come la cuccarini negli anni 80).Ammiro la devozione sincera dell amico fraterno Davide per i cespugli, ma qua non c'è nemmeno la steppa:SIAMO NEL DESERTO DEI GOBI!!Almirante o Gramsci, con questa TRISTA cultura-opinione pubblica-sensibilità collettiva non arriverebbero nemmeno al 4%dei voti!Ripeto non mi spaventano i Fini Berlusconi Franceschini o Veltroni ma gli inglesi odierni (pur detestandoli devo ammettere che della cultura e dell'intelligenza hanno fondato il loro impero)che pensano che Churchill sia stato un astronauta, temo i Boldi/Bondi della cultura, i media che danno degli arabi agli iraniani(ODIANO gli arabi, non sono per niente arabi gli hanno sempre combattuti, ma persiani!!!),la blasfemia di volere Galileo contro la chiesa (quando era un fervente cristiano, donando pure sua fratella come suora alla Santa Madre chiesa)mi rattrista che nel 2009 i temi politici siano i grembiulini ed i cani randagi (CAZZO ma siamo usciti in un libro di vERGA????) con questa mentalità, con ques
    ta becera cultura, con questa pornocrazia, con questo relativismo, con questa dittatura del vietato vietare, con questa indecenza di idee, ma con un regime mediatico di idiozie (la parietti opinionista non esisterebbe in nessuna tribù preistorica!!!!!)a breve si estingueranno pure i cespugli, questa è la verità!
    dunque nessuna colpa ai Fini ai Berlusconi, ai D'ALEma, o Veltroni, hanno fiutato solo dove andava il vento.
    Un vento orribile, direi...
    Urge il ripristino di un "universale"non è mai troppo tardi" perchè la situazione è veramente drammatica.si va avanti a motti, a spot, ad onde dell'etere, si gonfiano i palloncini di valori, di idee, di ideologie solo pre campagna elettorale poi svaniscono...siamo nell'epoca dove dominano le lobby economiche, finanziarie non certo la politica. CI meniamo per il calcio, una volta per la politica perchè oramai solo il calcio e poco altro, è diventata il piatto forte del nostro tempo.
    Metaforicamente, Mi auguro sinceramente di rivedere gli inglesi stronzi colonialisti, imperialisti ma dotati di una finezza intellettuale tra i pochi al mondo..perchè questa generazione (e non solo d'inglesi..visto che sono sempre più avanti di noi...) è veramente ridicola e deprimente

    Paolo

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  5. Concordo con quello detto da Paolo e Davide.
    x Fede: Fini ha praticamente rinnegato le sue idee missine e fasciste, come in origine lui era, per arrivare a scaldare poltrone molto comode diventando la fotocopia sbiadita del Cavaliere.

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  6. Intanto essere missino ed essere fascista NON è la stessa cosa...

    E poi, chi lo dice ke Fini fosse l'una o l'altra o tutte e due?!?
    Cm x un liberale cm me, si è "costretti" a stare nel PdL, magari un "neogollista" cm lui allora poteva stare solo nel MSI...

    O magari era veramente fascista e/o missino, e col tempo le sue idee si sono evolute...

    Io nn sono nato liberale, ci sono diventato leggendo, studiando...

    X' le "conversioni" di Veltroni ("nn sono MAI stato comunista" cit.) e D'Alema devono esser prese x valide e reali, mentre Fini va tacciato di opportunismo cadregaro?!?

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  7. Fede guarda che se c'è un partito che non apprezzo è proprio il PD! Per me sfondi una porta aperta!
    Lo metto alla pari del PDL! Li reputo solo contenitori variegati e senza idee, entrambi cartelli elettorali e operazioni di marketing politico elettorale.
    Comunque per quanto riguarda Fini, non facciamone una questione di lana caprina...missino=fascista....

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  8. Per l'amico Fede: il"guaio" l'hai sottolineato te stesso con il tuo esempio... te, da persona intelligente come ti considero, ti sei documentato, hai analizzato, hai assimilato informazioni ed alla fine (anche se ritengo che non ci sia mai una fine per la sete di conoscenza) hai avvicinato le tue preferenze e le tue simpatie alla corrente o all'organizzazione che meglio rispecchaivano il tuo status culturale, valoriale e la tua sensibilità umana. Scommetto che per documentarti sul Liberalismo, la corrente da te scelta, hai letto Locke, respirato le idee di Voltaire e Adam Smith David Hume, Thomas Malthus ecc... ti sei avvicinato ad una cultura (sai che non sono un liberale ma sarei un cretino affermare che i nomi sopra menzionati non abbiamo fatto evolvere l'intelligenza collettiva, simpatie personali a parte). Bene la cosa che ma rattristra maggiormente è capire i Fini, i Franceschini i veltroni da quale cultura hanno tratto le loro fondamenta per inaugurare una nuova stagione politica e partorire nuovi agglomerati sociali e politici. Per questo insisto nel sottolineare che è fuorviante soffermarsi sui singoli politici (berlusconi, veltroni ecc..) o su cambiamenti di partiti per "fini strategici". Dove gli attuali politici, specie gli esponenti di PD e PDL hanno trovato gli arnesi, la bussola per orientare la loro cultura, le loro idee, le loro azioni e trasferirle in una nuova casa di persone e valori? insomma dove sono i Voltaire (bAGET bozzo?), dove sono le Luxemburg (La Ventura o l'opinionista Parietti?)? dove i Maltus che a te hanno fatto innamorare per il liberalismo e dove i Goethe, Pascal, Veneziani che nel mio caso mi hanno avvicinato ad un romanticismo conservatorista? Non per fare razzismo culturale, non per fare il razzista D'alema della situazione ma presumo ci sia una grande differenza di cultura, di valori, di dinamismo intellettuale tra gli autori, gli ideologi che ci hanno avvicinato a determinati partiti o gruppi culturali e questo schivo e meschino quadro culturale, ideologico, (non lo chiamo politico perchè la politica è una derivazione della cultura). per questo, mi rattristano certi parti, sia chiaro del tutto legittimi (la maggioranza degli italiani vuole così) ma certo con padri e madri di bassa qualità.
    Saluti
    Paolo

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  9. Credo che lo scioglimento di Alleanza Nazionale porti ad un ulteriore semplificazione del quadro politico italiano.
    Sinceramente non so dire se Fini ed i suoi colonnelli (La Russa, Gasparri....) ci guadagnino o ci perdano da questa fusione.

    Andrea

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  10. Al di là delle polemiche su chi capisce tutto e chi non capisce "un cazzo" (polarizzazioni manichee tipiche di chi intende il dialogo non come discorso perennemente aperto[1], ma come prova di forza), credo che con il Pdl si compia la morte definitiva della politica.

    "Destra" e "Sinistra" si sono fuse anche in Italia in un unico organismo, un moloch, un mostro vorace che inghiotte senza riguardo bandiere, vessilli, ideali, passioni, entusiasmi, lotte, ribellioni, insulti, pestaggi, molotov, barricate, in breve: la passione politica autentica, e li risputa (li ricaga?) sotto forma di una contrapposizione che sarebbe farsesca se non fosse irrimediabilmente tragica.

    Emblematico del clima politico grottesco, buñueliano, ferreriano, è stato lo scambio di battute tra Berlusconi e Franceschini qualche tempo fa, nel quale il Cavaliere ha apostrofato il neosegretario del Pd come "cattocomunista", mentre Franceschini ha replicato dandogli del "clerico-fascista".

    Scambio di cortesie che non va commentato, per rispetto dei veri (catto)comunisti e dei veri (clerico)fascisti.

    Io dico, una volta di più, viva i cespugli! L'unico modo per rianimare il cadavere del dibattito politico in Italia sarebbe un exploit delle destre e delle sinistre identitarie alle elezioni europee. Lo sarebbe ancor più dell'astensione. Ho creduto nell'astensione, come mezzo per fare spazio a una lotta sotterranea e irresistibile che avrebbe riportato a galla la vera destra e la vera sinistra. Ma non serve, perché i militanti sono poche migliaia: l'astensione avrebbe significato la morte cerebrale della politica italiana, e avrebbe dato ancor di più campo libero all'attuale regime tecnocratico. Più ancora di un'affermazione della destrasinistra veltrusconiana. Per questo invito tutti coloro che credono nella politica a riesumare le spoglie del comunismo e del fascismo, cadaveri che puzzano molto meno del mostro disgustoso e voracissimo che sta facendo a pezzi la nostra coscienza nazionale.

    [1] Uno dei più grandi e sottovalutati intellettuali del Novecento, Emil Cioran, diceva che il vero dialogo scaturisce soltanto da persone intenzionate a mantenere la propria confusione. Le certezze, da cernere, distinguere, dividere, troncare, recidere, sono proprie di chi fa della violenza - nel caso delle idee a livello spirituale e non fisico, ovviamente - un metodo.

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  11. Condivido tutto Raskolnikov! Sei un grande!

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  12. Ti ringrazio Fabio.

    Ah, al comunismo e al fascismo, aggiungo - sulla scia di quanto ha rimarcato Paolo - anche l'ideale cattolico, di cui l'Udc fa scempio.

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  13. Complimeti alla saggia analisi dell'amico Raskolnikov, che ha ben fotografato l'attuale situazione politica.
    Io però insisto sulla condizione culturale, di cui la politica è una piccola finestra.
    il problema, amico mio, è culturale non politico. Questa politica funziona bene in questo regime culturale, di valori, con queste idee, con questi miti. la rivoluzione non dev'essere politica ma culturale (non datemi del Mao!). Insomma, facendo l'avvocato del diavolo, ma che colpa hanno i politici se democraticamente (e qui preme sottolieare lo stato di efficienza e defficacia della nostra democrazia...)vengono eletti e scelti? sono del tutto legittime le fusioni, la nascita di questi partiti, queste alleanze o divorzi politici. Non esistono impostori nella nostra democrazia. La politica rappresenta una branchia di quello che vogliamo dimostrare agli altri, è una minuscola particella della sfera culturale, morale, sociale, valoriale che sforna un complesso d'individui. è più facile prendersela con questo o quel politco che mettere in dubbio l'attuale moloch che domina, incontrastato, le nostre menti ed i nostri bisogni/desideri!
    è più facile sbudellare qualche nome politico che riconoscere l'imbarbaramento che come popolo abbiamo subito. anche ripristinando antichi partiti, polversoi simboli, non si risolverebbe la situazione. perchè NON la sivuole risolvere!
    non conta assolutamente nulla che ci governi Berlusconi, Francheschini pinco pallo o tizio...il solo consiglio che mi sento dare è una visita gratuita, visti i tempi, ad un dentista dei valori, pulirsi dalle carie di una rozza cultura che ci ha permesso di giungere così in basso sulla scala dei valori, dei pensieri degli interessi. Solo un igiene sociale e culturale può guarire questa società, solo lavorando seriamente sulla cultura poi tutte le altre sfere sociali (politica, arti, intrattenimento ecc...)verranno condizionate e seguiranno l'onda.
    Un vero, capace, volenteroso, onesto maestro di cultura e di vita è più utile di 100 politici di ogni schieramento. Servono i Maestri, gli artisti, i demistificatori, i mecenati, gli osservatori, gli amanti del bello (inteso come artigianale "merce"umana e spirituale).
    Poi si potranno imbrattare gli stendardi e le bandiere politiche solo però dopo aver dato la precedenza alla cultura, all amore per la conoscenza ed alla valorialità sociale.
    paolo

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  14. @ Raskolnikov: una puntualizzazione; il mio "x me nn c'hai capito un cazzo" rivolto a Fabio nn era un atto di prevaricazione. Mi sono preso la libertà di essere abbastanza diretta x l'amicizia che mi lega al tenutario di questo blog. Tutto qui.

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  15. LA DESTRA ITALIANA:DA AN AL PDL.
    INTERVISTA AL GRANDE FRANCO CARDINI

    Qualcuno li dice in malafede, qualcun altro ha la sensazione che siano disperati, altri ancora li giudicano tattici esperti o furbastri opportunisti. Ma cominciamo a guardarli per quello che davvero sono, questi alti dirigenti di AN d’origine “missina DOC”. Quaranta-cinquantenni (il decano, a parte l’ottantenne Mirko Tremaglia, è il settantenne Matteoli), ancora un quarto di secolo fa avevano buoni motivi ad aver paura d’uscir di casa; li segnavano a dito, non li lasciavano parlare nelle assemblee pubbliche, li sprangavano; nella migliore delle ipotesi – ma erano eccezioni...- affibbiavano loro l’epiteto di “fascisti intelligenti”, sentito come un ossimoro. Erano spesso dei picchiati, eppure i mass media li definivano sempre “picchiatori”. Molti di loro si sarebbero accontentati della prospettiva di diventar consiglieri provinciali. Ed ora eccoli là: ministri, sottosegretari, senatori, deputati, grands commis d’état.

    AN si è sciolta, confluendo nel nuovo soggetto politico berlusconiano. Eppure ha molte ragioni Gianfranco Fini, nella sua allocuzione di domenica 22 marzo: quella fine è in realtà un principio, o almeno potrebbe esserlo. Il Presidente della Camera, per un attimo tornato militante e dirigente ma pur sempre terza autorità dello stato, ha insistito soprattutto su due concetti: primo, “non ci sono stati né regalo, né grazia ricevuta”; secondo, la Destra non più AN ma confluita nel Popolo delle Libertà marcia decisa verso l“ammodernamento”.

    C’è un’indubbia coerenza in questa visione. Il MSI, erede contrastato e semicostituzionale del fascismo, ne aveva ereditato soprattutto un aspetto: quello che, defelicianamente, si potrebbe riassumere nella formula “regime versus movimento”. Già prima di De Felice, era stato Gobetti a cogliere l’insanabile contraddizione del fascismo: instabile e paradossale alleanza di un conservatorismo ottuso, benpensante e forcaiolo con un libertarismo violento, iconoclasta, socialoide e genialoide. Soltanto la geniale demagogia carismatica d’un agitatore socialista prestato al ristabilimento dell’ordine, Benito Mussolini, era riuscito a tener insieme e a gestire per un quarto di secolo quell’instabile amalgama.

    Il regime fascista fu forse – entro certi limiti - una realtà “di destra”, cioè conservatrice e liberista, corretta però dal dirigismo statalista autoritario; mentre il “movimento” si disperdeva nei rivoli di mille fronde, dal tradizionalismo cattolico o neopagano fino al sindacalismo rivoluzionario e massimalista che, non a caso, nella repubblica di Salò seppe trascinare dalla sua perfino un vecchio comunista come Nicola Bombacci, che rarissima avis saltò all’ultimo momento sul carro degli sconfitti (scelta folle, ma ben più rispettabile di quella dei soliti troppi italioti che usano correre in extremis in aiuto al vincitore). Ma va pur detto che le “fronde fasciste” furono il fenomeno di gran lunga più interessante nel panorama intellettuale italiano fra le due guerre.

    Quindi, tra ’46 e ’93, il MSI si dibatté entro questi veri e propri “opposti estremismi”, anche se poco di tutto ciò trapelava nella vita ufficiale e parlamentare del partito. Ma le iterate emorragie di giovani missini (e non i peggiori) che dagli Anni Cinquanta in poi se ne andavano sciamando verso il nasserismo, il castrismo, il guevarismo, il “nazional-europeismo sociale” di Jean Thiriart o la “Nuova Destra” di Alain Benoist la dicevano lunga al riguardo: mentre i dirigenti sognavano la costruzione di “grandi destre” e di un “partito degli italiani” che però per il momento era potenzialmente congelato e ingabbiato ingabbiato nella Democrazia Cristiana. Quando Montanelli fondo “Il Giornale”, una delle sue tesi era che si dovessero recuperare e rendere utili al centro democratico i tre milioni di voti che stavano nel “frigorifero” antifascista. Berlusconi, che Montanelli era uno dei pochi ad aver capito sul serio quando eravamo ancora in tempo, ha rovesciato quel teorema montanelliano: dimostrando che il vero frigorifero era la DC, che con quel tanto di patina cattolica teneva un po’ a freno il cinismo, l’egoismo e la mancanza di cultura dell’ “opinione media” italiana. Consentendole di diventare senza più pudori quel che in effetti essa è, il Cavaliere è riuscito adesso a far confluire in quella palude anche gli ex neo-post-antifascisti finalmente liberati dall’equivoco movimentista (e soprattutto da quel molto o poco che in esso c’era di buono).

    Gianfranco Fini, però, con tutto questo originariamente non c’entrava. Non era né un nostalgico del “si-stava-meglio-quando-si-stava-peggio” né del “quando-c’era-Lui,-caro-Lei”; non si era mai innamorato né di José Antonio, né di Codreanu; era un ragazzo delle magistrali che voleva farsi i fatti suoi e andar al cinema a vedere John Wayne: e dovette stupirsi non poco quando si accorse di essere entrato in un partito nel quale non erano rari quelli che invece tifavano, guarda un po’, per i Vietcong. Tuttavia Fini, che non è mai stato fascista e non ha mai avuto una cultura fascista, seppe essere buon allievo e poi delfino di un Almirante che aveva ben intuito le potenzialità “di governo” del partito di emarginati e di refrattari che guidava: sarebbe bastato un nulla, un colpo di fortuna; chi si aspettava che sarebbe arrivato Berlusconi? E Fini è stato il protagonista del lungo viaggio che, cominciato non senza difficoltà e attraverso la fondamentale tappa di Fiuggi, ha alla fine portato la Destra conservatrice e benpensante italiana, ambiguamente afascista o non-antifascista, a depurarsi del tutto delle scorie del movimentismo rivoluzionario politicamente e culturalmente d’estrema destra e socialmente d’estrema sinistra.

    Per chi tuttavia, passando dal MSI ad AN, non era ancora guarito dalle vecchie illusioni e dai sogni rivoluzionari, per chi non sapeva rinunziare del tutto a Sorel e a Corridoni ed era reticente a dichiararsi “tory” o “conservatore”, restava ancora un’illusione. I dirigenti di AN sapevano di gestire un partito “pesante”, che aveva una storia, un passato, una dignità e un’identità per quanto questo patrimonio era sempre meno spendibile e sempre piu implicito e magari rinnegato; i loro alleati di Forza Italia, per contro, costituivano un partito “leggero”, evanescente, praticamente privo di vita interna, istituzionalmente inconsistente, prono al volere del loro Padre-Padrone Presidente del Consiglio ma anche di Mediaset, di vari giornali, perfino di una squadra di calcio. Ma. ragionavano quelli di AN, Berlusconi non è eterno: e i nostri quadri dirigenti sono migliori di quelli di FI; quando il padre-Padrone, per raggiunti limiti di età o per qualunque altra ragione si tirerà da parte, saremo noi a gestire il nuovo partito della destra unificata. E insomma, com’è scappato scritto al vecchio Giano Accame su “Liberal” del 21 marzo: visto che ora c’è l’occasione, è meglio comandare. E magari chiedere gli arretrati del tempo delle catacombe.

    Ma i continui sdoganamenti e i non meno continui compromessi accettati talvolta con palese ipocrisia o con trasparente malumore hanno frattanto svuotato AN di qualunque originale contenuto. Al punto da vederli talmente in malafede a ridursi ad applaudire le tesi “antimercatiste” del liberale Tremonti: tesi che avrebbero dovuto semmai esser proprio loro ad esprimere, e con ben maggiore fermezza. Ora, gli ex-missini di AN si trovano, di fronte ai democristiani, ai craxiani e ai liberali confluiti in FI e ormai loro compagni di partito, nella condizione del soldato che aveva fatto cento prigionieri i quali pero non gli permettevano di rientrare dai suoi compagni. Certo, molte delle loro carriere - brillanti, in alcuni casi – si salveranno. Il prezzo politico pero sara ed e gia la perdita d’identità: il totale cedimento a una forza liberista, occidentalista, atlantista, che ha il suo reale punto di forza nella monopolizzazione della paura di una società civile che si sente arrivare addosso la prossima crisi mondiale e reagisce solo invocando maggior “sicurezza” e rispolverando le vuote banalita retoriche del Dio-Patria-Famiglia. La miseria intellettuale delle idee d’accatto che in fretta e furia si stanno mettendo insieme nei rari think tanks di partito la dice lunga al riguardo

    Chi si salverà in caso che la crisi arrivi davvero a sconvolgere tutto, e quindi anche il quadro politico? Molto probabilmente Fini, che guarda gia oltre: e che, parlando di “nuove sintesi”, non allude al supposto nuovo equilibrio che dovrebbe stabilirsi nel Popolo delle Libertà tra ex-alleanzini ed ex-forzisti, bensi a quel che gli esperti navigatori a vista sapranno trarre da una tempesta dalla quale riemergeranno frammenti della sinistra oggi “in sonno” e del centro oggi guardingo e perplesso. Fossi uno del Popolo delle Libertà, oggi guarderei con una certa fiducia alla diarchia Fini-Tremonti. Comunque, il cammino è appena cominciato. Buon divertimento a tutti.

    Paolo

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