E’ tutto fasullo in questa Italietta. La campagna elettorale, i suoi
protagonisti, la libertà di scelta degli elettori, il rinnovamento delle
scatole vuote partitiche. Manca poco al giorno dell’urna (24-25
febbraio) ma per strada sembrano essersene accorti in pochi. In tanti
non sanno nemmeno quando si voterà di preciso. E quasi, quasi, la data
individuata ma sarebbe più corretto dire imposta dagli sguatteri
parlamentari di potere per fregare i cittadini e farsi le scarpe a
vicenda, sfuggiva anche a noi che per inclinazione e professione,
seguiamo quotidianamente le cronache (pseudo) politiche di casa nostra.
Si tirano fuori liste precotte dai freezer delle segreterie da servire
tra qualche giorno come presunti “manicaretti” sulle tavole imbandite
dei salotti buoni, televisivi e non, e sui palchi delle sagre
peracottare di piazza. Di temi seri e concreti, è quasi inutile dirlo,
non si parla per niente.
Carcerieri e carcerati (non solo metaforicamente) ballano
appassionatamente una “Lambada” al canto cupo di una mitraglia
spara-pernacchie, cercando di nascondere sotto il cappottino nuovo
d’ordinanza le proprie vergogne. I reggi-glutei del professor Monti, a
partire dall’incipriato Lazzaro di Arcore, giocano a fare i suoi
antagonisti, i montiani della prima ora o cercano di sfilarsi o tirano
fendenti ai neofiti flicasiniani e Confindustria, dopo le languide
carezze dei mesi scorsi, con la “gestione” Squinzi, è scesa dal
trabiccolo del grigiocrate ed ha iniziato a strizzare l’occhio a
Bersani. L’inerzia e la confusione la faranno da padrone e al resto ci
penseranno i mestieranti del sottopotere con i soliti intrallazzi. Sarà
un mese e mezzo elettorale morboso e ammorbante, senza politica e senza
politici, animato da improbabili figuranti e arcinote macchiette. La
transumanza di candidati da una regione all’altra mostra quanto poco
contino i territori e cosa si intenda per “rappresentatività”. Il
fenomeno Ingroia sembra essere già affondato nel cappello arancione con
cui primi cittadini malati di protagonismo si sono presentati al
cospetto del Pd e Grillo e i suoi pagano lo scotto del noviziato e le
tagliole di una tempistica studiata a tavolino per arginarli. Come
abbiamo già detto, ci si accapiglierà per sciocchezze, mentre la gente a
cui viene chiesto il voto, si lecca le ferite di un anno in cui il
proprio potere d’acquisto è stato il peggiore dal dopoguerra. I dati
diffusi da Istat e Confcommercio, non si prestano ad interpretazioni
trapuntate di rosa. Nei primi nove mesi dell’anno scorso, rispetto allo
stesso periodo del 2011, il potere d’acquisto ha registrato una
flessione del 4,1%. Ma non è finita qui. Non si spende perché non ci
sono soldi e quel poco che si ha, viene divorato dalle tasse. Nei primi
nove mesi del 2012, infatti, come ha reso noto l’Istat, le entrate
totali sono aumentate in termini tendenziali del 2,7%, con un’incidenza
sul Pil del 44,8%. Va sempre peggio per gli italiani. Poveri, tartassati
e presi pure per i fondelli. Quando la parola elezioni fa rima con
imbroglio.
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