La candidatura di Berlusconi alle prossime elezioni
di febbraio, probabile mese in cui si tornerà alle urne, è scontata. I
suoi avvocati consigliano da tempo al cavaliere questa ‘discesa in
campo’, metafora di moda adatta all’ex premier; potrà così usare lo
schermo della politica per rinviare udienze e processi. Al suo fianco i
fedelissimi di sempre come Marcello Dell’Utri, che proprio qualche
giorno fa ha rilasciato un’intervista in cui promuove la persona di
Berlusconi a santo, attuando un processo di beatificazione dell’amico
politico: «Berlusconi ha fatto più miracoli di padre Pio». Così si
esprime l’ex senatore condannato per le sue relazioni con gli ambienti
mafiosi. Berlusconi diviene agli occhi di Dell’Utri un dispensatore di
miracoli e benefici di cui molti si sono approfittati sfruttando la sua
buona fede e coscienza. Il discorso si sposta sul vecchio corollario
della demagogia berlusconiana, quello delle ‘toghe rosse’ che tramano ai
danni del nuovo santo imprenditore e benefattore di Arcore.
Riassumendo, la tesi di Dell’Utri recita così: Berlusconi agisce per il
bene comune ma non è capito e viene ingiustamente attaccato dalla
magistratura che lo vuole condannare.
Il ragionamento porta alla memoria il discorso del I e del II libro della Repubblica
di Platone, ossia i passi in cui il sofista Trasimaco e i fratelli di
Platone coinvolgono Socrate sul concetto di giustizia e
dell’ingiustizia. Il discorso è lungo e complesso e si alterna in una
dialettica di tesi e antitesi; ne riassumo una parte che ben si adatta
alla visione di Dell’Utri. È un passo in cui si ragiona sulla giustizia,
si passa a confronto due modi di vita, la vita dell’uomo giusto e
quella dell’uomo ingiusto.
L’ingiustizia è vista dagli uomini come qualcosa di negativo, questo è assodato: per cui l’uomo idealmente ingiusto sarà colui che saprà realizzare perfettamente la sua ingiustizia, e in questo non sarà mai un dilettante né si fermerà a metà strada. Allo stesso tempo, poiché l’ingiustizia è vista come negatività, dovrà fare di tutto per apparire giusto. Per cui la trama dell’ingiustizia nell’uomo consisterà nell’essere pienamente ingiusto ma nel sembrare, all’opinione comune, perfettamente giusto. Questa è la forma pura o ideale di ingiustizia.
La forma di giustizia pura, al contrario, si realizza quando l’uomo giusto, continuando a comportarsi in modo corretto non commettendo alcuna ingiustizia, apparirà invece continuamente ingiusto. L’uomo perfettamente ingiusto riuscirà in tutto, otterrà successo e potere, mentre l’altro non avrà né pace né successo: al contrario, finirà per essere condotto in tribunale. Questa forma di giustizia è incarnata per Platone dal suo maestro Socrate, l’uomo profondamente giusto ma ingiustamente condannato da una restaurata democrazia ateniese. Su questa forma di ingiustizia il filosofo costruirà uno stato ideale, Repubblica, al governo del quale metterà i migliori cittadini.
L’ingiustizia è vista dagli uomini come qualcosa di negativo, questo è assodato: per cui l’uomo idealmente ingiusto sarà colui che saprà realizzare perfettamente la sua ingiustizia, e in questo non sarà mai un dilettante né si fermerà a metà strada. Allo stesso tempo, poiché l’ingiustizia è vista come negatività, dovrà fare di tutto per apparire giusto. Per cui la trama dell’ingiustizia nell’uomo consisterà nell’essere pienamente ingiusto ma nel sembrare, all’opinione comune, perfettamente giusto. Questa è la forma pura o ideale di ingiustizia.
La forma di giustizia pura, al contrario, si realizza quando l’uomo giusto, continuando a comportarsi in modo corretto non commettendo alcuna ingiustizia, apparirà invece continuamente ingiusto. L’uomo perfettamente ingiusto riuscirà in tutto, otterrà successo e potere, mentre l’altro non avrà né pace né successo: al contrario, finirà per essere condotto in tribunale. Questa forma di giustizia è incarnata per Platone dal suo maestro Socrate, l’uomo profondamente giusto ma ingiustamente condannato da una restaurata democrazia ateniese. Su questa forma di ingiustizia il filosofo costruirà uno stato ideale, Repubblica, al governo del quale metterà i migliori cittadini.
Quale dei due stili di vita, quello del perfettamente giusto e del
perfettamente ingiusto, si adatta al discorso di dell’Utri su Berlusconi
(e di Berlusconi su se stesso)? Faticoso immaginare il cavaliere nei
panni di Socrate, fautore della cura dell’anima, del vero e del dialogo
maieutico, per cui non resta che una chiave di lettura, quella dell’uomo
perfettamente ingiusto; pur avendo semplificato molto, il fondamento di
un discorso fatto duemilaquattrocento anni fa è ancora incredibilmente
attuale.
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