martedì 11 dicembre 2012

BERLUSCONI SANTO E MARTIRE

La candidatura di Berlusconi alle prossime elezioni di febbraio, probabile mese in cui si tornerà alle urne, è scontata. I suoi avvocati consigliano da tempo al cavaliere questa ‘discesa in campo’, metafora di moda adatta all’ex premier; potrà così usare lo schermo della politica per rinviare udienze e processi. Al suo fianco i fedelissimi di sempre come Marcello Dell’Utri, che proprio qualche giorno fa ha rilasciato un’intervista in cui promuove la persona di Berlusconi a santo, attuando un processo di beatificazione dell’amico politico: «Berlusconi ha fatto più miracoli di padre Pio». Così si esprime l’ex senatore condannato per le sue relazioni con gli ambienti mafiosi. Berlusconi diviene agli occhi di Dell’Utri un dispensatore di miracoli e benefici di cui molti si sono approfittati sfruttando la sua buona fede e coscienza. Il discorso si sposta sul vecchio corollario della demagogia berlusconiana, quello delle ‘toghe rosse’ che tramano ai danni del nuovo santo imprenditore e benefattore di Arcore. Riassumendo, la tesi di Dell’Utri recita così: Berlusconi agisce per il bene comune ma non è capito e viene ingiustamente attaccato dalla magistratura che lo vuole condannare.
Il ragionamento porta alla memoria il discorso del I e del II libro della Repubblica di Platone, ossia i passi in cui il sofista Trasimaco e i fratelli di Platone coinvolgono Socrate sul concetto di giustizia e dell’ingiustizia. Il discorso è lungo e complesso e si alterna in una dialettica di tesi e antitesi; ne riassumo una parte che ben si adatta alla visione di Dell’Utri. È un passo in cui si ragiona sulla giustizia, si passa a confronto due modi di vita, la vita dell’uomo giusto e quella dell’uomo ingiusto.
L’ingiustizia è vista dagli uomini come qualcosa di negativo, questo è assodato: per cui l’uomo idealmente ingiusto sarà colui che saprà realizzare perfettamente la sua ingiustizia, e in questo non sarà mai un dilettante né si fermerà a metà strada. Allo stesso tempo, poiché l’ingiustizia è vista come negatività, dovrà fare di tutto per apparire giusto. Per cui la trama dell’ingiustizia nell’uomo consisterà nell’essere pienamente ingiusto ma nel sembrare, all’opinione comune, perfettamente giusto. Questa è la forma pura o ideale di ingiustizia.
La forma di giustizia pura, al contrario, si realizza quando l’uomo giusto, continuando a comportarsi in modo corretto non commettendo alcuna ingiustizia, apparirà invece continuamente ingiusto. L’uomo perfettamente ingiusto riuscirà in tutto, otterrà successo e potere, mentre l’altro non avrà né pace né successo: al contrario, finirà per essere condotto in tribunale. Questa forma di giustizia è incarnata per Platone dal suo maestro Socrate, l’uomo profondamente giusto ma ingiustamente condannato da una restaurata democrazia ateniese. Su questa forma di ingiustizia il filosofo costruirà uno stato ideale, Repubblica, al governo del quale metterà i migliori cittadini.
Quale dei due stili di vita, quello del perfettamente giusto e del perfettamente ingiusto, si adatta al discorso di dell’Utri su Berlusconi (e di Berlusconi su se stesso)? Faticoso immaginare il cavaliere nei panni di Socrate, fautore della cura dell’anima, del vero e del dialogo maieutico, per cui non resta che una chiave di lettura, quella dell’uomo perfettamente ingiusto; pur avendo semplificato molto, il fondamento di un discorso fatto duemilaquattrocento anni fa è ancora incredibilmente attuale.

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